Gianluca Costantini è il miglior esponente della nuova frontiera del giornalismo e fedele alla linea è una raccolta delle sue opere, sparse tra le pagine delle testate più autorevoli a livello mondiale, che ci fa comprendere in modo semplice e veloce come il suo lavoro sia un concentrato di carica artistica, espressiva ed emozionale. Lui scandisce le sue cronache con tavole e vignette.
Certe storie hanno un impatto incredibile se rappresentate sotto forma di vignette, proprio come i fumetti che hanno accompagnato la nostra infanzia. Pagine in cui l’autore si schiera e prende una posizione senza renderla ingombrante.
Il tratto grafico è posizionato sulla linea di confine tra reale e irreale: spesso usa fotografie e immagini reali colorate innaturalmente con lo scopo di suscitare determinate emozioni e mettere in risalto alcuni elementi. È impressionante l’uso dei colori caldi nel racconto “il giorno della conoscenza”, Costantini in poche pagine ci sbatte letteralmente in faccia la storia dell’attentato in Ossezia del Nord, quando nel 2004 morirono 300 persone, di cui 186 bambini. Le verità di quel giorno sono poco chiare e Costantini si rivolge direttamente al lettore senza entrare in temi giudiziari non di sua competenza ma vuole creare quell’empatia spesso assente durante le cronache di attentati “non occidentali”.
Oggi il graphic journalism è diventato necessario. Le immagini restano molto più della scritte e Costantini, da giornalista di razza quale è, le utilizza in modo magistrale per raccontare eventi e storie, regalandoci una visione ampia e approfondita delle violazioni dei diritti umani ai quattro angoli del mondo. Dà voce a poeti messi a tacere, giornalisti rinchiusi e attivisti torturati. Un atlante dei diritti umani calpestati.
La sua linea semplice e pulita, parla a nome degli esclusi, a chi toglie agli altri e a se stesso nella vana speranza di un futuro diverso. A tratti ho trovato in Costantini un po’ di De Andrè, non vuole chiamare a una rivoluzione e formare una coscienza di classe ma prova a dare una voce a tutti, nessuno escluso. Leggendo le strisce di “Mafia”, dove Costantini dà spazio non ai morti innocenti, ma ai pregiudicati che nessuno si ricorda, ho subito pensato all’ultima strofa di “città vecchia” del
cantautore genovese: “se capirai, se li cercherai fino in fondo, se non sono gigli son pur sempre figli vittime di questo mondo”. La persona viene prima di tutto, anche se è la parte cattiva del problema.
Il fumetto di Costantini urla la disperazione di chi si trova in subordinazione e racconta, per dirla sempre in modo Deandreiano, “storie sbagliate”, nel senso che in un mondo civile non dovrebbero succedere.
Assumere attraverso la matita la loro voce è per il giornalista un tentativo di riportare i loro pensieri che altrimenti svanirebbero nell’aria. Una restituzione di presenza, una dichiarazione di esistenza.
Fedele alla linea è il testamento del graphic journalism.
Un libro che vorrei non fosse mai esistito, visto che certe storie non dovrebbero esistere.
Un libro che l’autore dedica a Giulio Regeni e in cui gli dà vita tra le pagine.
Un libro disegnato da una matita ben allenata a seguire l’occhio.
Andrea Tedone
Gianluca Costantini
Fedele alla linea, il mondo raccontato dal Graphic Journalism
BeccoGiallo, Padova, 2018.
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