Eppure la stampa torinese non è stata gentile con chi ha sfilato in corteo, non ha riportato il punto di vista dei manifestanti, non ha raccontato la protesta, bensì come questa è stata combattuta. I giornalisti hanno preferito elogiare la Questura, deridere gli "anarchici resi inoffensivi" e rassicurare il cittadino che va tutto bene, ma siamo sicuri che siano le letture più corrette dell'evento?
Il 9 Febbraio di quest'anno la Questura di Torino ha ordinato lo sgombero dell'Asilo perché ritenuto vara e propria base logistica e operativa. Secondo il questore Francesco Messina gli attivisti del centro sociale sarebbero gli artefici di alcuni pacchi bomba spediti in Italia all'indirizzo di diversi Centri per l'immigrazione e il rimpatrio. Lo sgombero è durato diverse ore e ha comportato il dispiegamento di centinaia di poliziotti. Alla fine sono scattati sei arresti per alcuni anarchici del centro. Gli attivisti hanno reagito immediatamente con un corteo spontaneo in cui, dopo scontri con la polizia ed un cassonetto della spazzatura in fiamme, sono state arrestate altre undici persone.
La zona intorno al centro sociale - e tutto il quartiere Aurora - da allora è oggetto di attenzione da parte della questura che ha aumentato notevolmente la presenza della polizia nel quartiere, al punto che diversi abitanti si sono lamentati. Eppure il 1° marzo è caduta l'accusa di associazione sovversiva voluta dalla Procura di Torino per i sei anarchici arrestati durante lo sgombero.
Sabato 30 marzo più di 2.000 poliziotti hanno paralizzato Torino mentre 1.500 manifestanti hanno sfilato divisi in 5 cortei con partenze da diversi punti della città e ritrovo davanti alla stazione Porta Nuova. Quando 4 dei cortei sono arrivati al punto di ritrovo l'elicottero dei carabinieri sorvolava la zona già da mezz'ora. Ne sono arrivati soltanto quattro perché il quinto, composto da duecento persone è stato fermato e trattenuto dalla polizia in via Aosta, per eseguire controlli che hanno portato al sequestro di fumogeni, vernice, maschere antigas, oggetti contundenti e altro materiale potenzialmente pericoloso ma non sempre illegale.
Verso le 18 il corteo ha raggiunto quello che la polizia aveva deciso doveva essere il punto di non ritorno, la barriera di camionette, autopompe e manganelli oltre alla quale nessun anarchico doveva spingersi: l'incrocio tra Corso Novara e Corso Regio Parco. Il corteo dopo pochi metri in direzione della polizia ha deviato a destra verso la strada che gli era stata lasciata sgombra. Nessuno scontro, solo tanta tensione. Nel discorso finale pronunciato al megafono dagli attivisti si è sentito "..abbiamo dato una prova di civiltà davanti a tutti. Hanno dispiegato migliaia di poliziotti per cosa?".
Ogni giornalista ha visto che la polizia non ha caricato i manifestanti senza motivo e che il corteo ha deviato dal percorso cui aspirava senza cercare lo scontro. Non è successo assolutamente nulla, solo tanta tensione che, grazie ad una parte o all'altra, non ha prodotto nulla di violento. Eppure la stampa ha fatto molti elogi alla questura senza fare invece nessun riferimento al corteo che ha scelto di rinunciare al suo punto d'arrivo ideale, che non ha cercato nemmeno una volta di deviare all'improvviso scontrandosi con gli agenti, che non ha arrecato nessun danno a edifici o beni privati quando ne ha avuto l'occasione. Molti articoli descrivevano gli "anarchici" come persone violente a prescindere, nessuno si è preoccupato di riconoscere qualcosa anche a loro. Dare tutto il merito alla questura non rende giustizia a nessuna delle persone che hanno partecipato alla giornata del 30 marzo a Torino, ne da un lato ne dall'altro. Il giornalismo dovrebbe essere più imparziale se non vuole inimicarsi i manifestanti che sono parte della città e della comunità, e fare un'informazione più equa.
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