Università degli studi di Genova



Blog a cura di Marina Milan, con la partecipazione di studenti, laureandi e laureati dei corsi di Storia del giornalismo e Giornalismo internazionale dell'Università degli studi di Genova (corso di laurea magistrale interdipartimentale in Informazione ed Editoria).

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07 luglio 2019

La RAI, modello di tv generalista per gli italiani


Enrico Menduni, giornalista e professore universitario, percorre e analizza la storia italiana della televisione, di cui è stato protagonista come consigliere di amministrazione della Rai dal 1986 al 1993, collegando le scelte politiche ed economiche dei governi dagli anni del “centrismo” a oggi alle loro ripercussioni sulla produzione dei programmi e la fruizione degli utenti.
Dalla “veterotelevisione” del monopolio Rai (1954-1974) alla digitalizzazione di oggi, passando per gli anni della nascita delle emittenti “libere” e dello sviluppo della “neotelevisione” generalista degli anni ‘80, un anno fondamentale, nel progressivo passaggio dal rigore dell’obiettività, dell’imparzialità e della completezza dell’informazione verso la manipolazione della realtà per renderla rassicurante, neutra e spettacolare, è il 1972, quando scade la convenzione tra Stato e Rai del 1952 e iniziano i dibattiti che portano alla riforma con la legge 103/1975, con cui si ribadisce il monopolio. L’anacronicità di questa scelta non impedisce lo sviluppo delle reti private, che favoriscono la nascita del cosiddetto “contenitore” e dei talk show, in cui le discussioni non arrivano a un approfondimento o a una conclusione, e alla tv senza opinioni ardite e scienza, ma intrattenimento e spettacolo. Il neoliberismo economico degli anni ’80 spinge alla trasformazione dell’uomo in un consumatore e richiede di non soffermarsi sulle tradizioni e sulle usanze, di non tollerare la routine o di rimandare la gratificazione.
Il libro è utile per approfondire la conoscenza della società italiana dalla seconda metà del Novecento e per comprendere quanto la costruzione televisiva della realtà nasca dalle esigenze del pubblico e quali effetti abbia agevolato.
L’autore segue un doppio canale: uno di stampo più tecnico sulle dinamiche imprenditoriali e sulle soluzioni tecnologiche, uno di carattere sociologico. Nonostante il linguaggio generalmente chiaro, alcuni termini specifici non sono efficacemente spiegati e quindi il lettore non preparato potrebbe rimanere confuso di fronte agli argomenti che rientrano di meno nei suoi interessi o nelle sue conoscenze.
Sicuramente però l’analisi sociologica del fenomeno televisivo coinvolge e fa riflettere. Menduni ricalca la visione di Bauman (Intervista sull’identità, 2003) riconoscendo nella diffusione della televisione in Italia il bisogno di stili di vita nuovi di fronte ai cambiamenti radicali dovuti al boom economico prima, all’era globale poi. Le più facili possibilità di ascesa sociale e la condivisione di beni e di servizi portano a una società in cui si è tutti più uguali, a patto di riuscire a mantenere il passo. La televisione, dunque, esprime il bisogno di essere informati facilmente e rapidamente e di occupare il tempo libero, sentendosi parte di una comunità virtuale e non isolati. Le possibilità offerte dalle nuove tecnologie non sono la causa della fine delle relazioni tra gli uomini, ma in realtà ne sono la conseguenza, e un loro progredire potrebbe aiutare ad accettare le sfide che il mondo globale, dominato dalla inevitabile dipendenza reciproca, propone. Lo spirito critico di ciascuno può giovarsi dei contenuti liberamente circolanti in rete.
Fabrizio Rosasco

Enrico Menduni
Videostoria. L’Italia e la tv 1975-2015,
Bompiani, Milano, 2018, pp. 314.
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