Università degli studi di Genova



Blog a cura di Marina Milan, con la partecipazione di studenti, laureandi e laureati dei corsi di Storia del giornalismo e Giornalismo internazionale dell'Università degli studi di Genova (corso di laurea magistrale interdipartimentale in Informazione ed Editoria).

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20 gennaio 2021

In libreria

 



George Simenon,
Europa 33
Adelphi, Milano, 2020, pp. 377

Descrizione
E' un'Europa che sonnecchia sotto la neve, ma «scos­sa da bruschi e terrificanti sussulti», quella dei pri­mi mesi del 1933. Un'Europa malata, tanto che il medico, mentre la ausculta e le fa dire «33», ha un'aria preoccupata. Non è un medico, Simenon, non ha rimedi da prescrivere, ma ha il fiuto, la curiosità e la cocciutaggine del reporter di razza. E non esita ad attraversarla, questa Europa, dal Bel­gio a Istanbul, spingendosi fino a Batum e concen­trando la sua attenzione soprattutto sui «popoli che hanno fame»: quelli dell'ex impero zarista. Risoluto a ignorare le «cartoline
 illustrate», Simenon ci offre, sul continente negli anni tra le due guer­re, una testimonianza preziosa, fatta di immagini, episodi, annotazioni, dialoghi, scenari (alcuni dei quali torneranno, trasfigurati, nella sua narrativa). E non meno preziose sono le fotografie che scatta in viaggio, e che accompagnano il volume: perché an­cora una volta, nelle stradine ghiacciate di Vilnius come nelle desolate campagne della Polonia, nel­la Berlino che assiste all'incendio del Reichstag come nel sordido dormitorio dei poveri di Varsa­via, nello studio di Trockij sull'isola di Prinkipo come nel miserabile mercato di Odessa (e perfino negli alberghi di lusso delle
grandi capitali euro­pee, popolati di sagaci portieri, stravaganti ban­chieri, ricche dame annoiate e nevrasteniche, truf­fatori e avventuriere di alto bordo), quello che in­teressa a Simenon è stanare l'«uomo nudo», e mo­strarcelo, come farà poi nei suoi romanzi, con compassione infinita e senza mai emettere giudizi.

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15 gennaio 2021

La Storia illumina la contemporaneità



"La mia opinione personale è che conoscere i sistemi politici del passato (non solo quello fascista) ci permette di individuare e concettualizzare elementi del presente che altrimenti ignoreremmo, e di pensare in modo più ampio alle possibilità future. A ottobre del 2020 mi è sembrato evidente che il comportamento di Trump lasciava presagire un tentativo di colpo di stato, e l’ho scritto. La mia previsione non nasceva tanto dalla convinzione che il presente ripeta il passato, ma dall’idea che il passato illumini il presente. Come i leader dei regimi fascisti, anche Trump si è presentato ai cittadini dicendo di essere l’unica fonte della verità.Il modo in cui parla di fake news ricorda un’espressione usata dai nazisti: "Lügenpresse", stampa bugiarda. Come i nazisti, anche Trump ha definito i giornalisti “nemici del popolo”. Come Adolf Hitler, anche lui ha conquistato il potere in un momento in cui i giornali erano in crisi.
Timothy Snyder


*Timothy Snyder ("New York Times), Abisso americano, Internazionale, 14.1.2021.

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05 gennaio 2021

In libreria

Marie Colvin
In prima linea. Tutti gli articoli e i reportage
Bompiani, Milano, 2021, pp. 784
Descrizione
Corrispondente di guerra tra le più grandi del suo tempo, Marie Colvin ha coperto per decenni i conflitti più feroci del pianeta: Iran, Iraq, Medio Oriente, Libia, Kosovo, Cecenia, Timor Est, Etiopia, Zimbabwe, Sierra Leone, Sri Lanka, Guantanamo, Egitto, Afghanistan, Siria, testimoniando l’eroismo senza gloria e senza voce delle vittime. Scrivere dal fronte era per lei non solo una professione, era la vita stessa, guidata da una regola necessaria: non avere paura di avere paura. La benda piratesca indossata sull'occhio sinistro, colpito dalla scheggia di una granata, non poté che rinforzare un carisma che aggrediva gli stereotipi. Lei che amava indossare lingerie La Perla sotto il giubbotto antiproiettile, lei che nella stessa settimana poteva trovarsi a Los Angeles con Warren Beatty e in Cecenia a rischiare la vita fra le montagne. Uccisa nel 2012 a Homs dal regime siriano, ha lasciato articoli e reportage straordinari, raccolti qui per la prima volta a comporre un modello per le donne – e gli uomini – che fanno il suo mestiere.
Marie Colvin (Oyster Bay, 1956 - Homes, 2012) reporter pluripremiata, è stata corrispondente per gli Affari esteri per il Sunday Times. Tra le più straordinarie giornaliste della sua generazione, ha coperto il Medio Oriente per più di vent’anni e scritto reportage da Timor Est, Cecenia, Kosovo, e Sri Lanka, dove rimase ferita in un’imboscata e perse l’occhio sinistro. Fu uccisa in Siria il 22 febbraio 2012 mentre documentava l’assedio di Homs.

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03 gennaio 2021

In libreria

Giancarlo Tartaglia
Ritorna la libertà di stampa
Il giornalismo italiano dalla caduta del fascismo alla Costituente (1943-1947)
Il Mulino, Bologna, 2021, pp. 624.
Descrizione
Fu grazie a un inciso dello Statuto Albertino, il cui articolo 28 recitava: «La stampa sarà libera, ma una legge ne reprime gli abusi» che il fascismo riuscì a sopprimere la libertà di stampa e a imporre la dittatura. Per tutti i decenni successivi all'unità nazionale il diritto alla libertà di stampa, così chiaramente affermato, aveva dovuto sempre lottare con quel «ma»; col fascismo dovette arrendersi. Successivamente, dalla fine del regime sino all’approvazione della Costituzione repubblicana, che l’ha sancita nell’articolo 21, la libertà di stampa ha vissuto una lunga fase di transizione ed è stata oggetto di aspre discussioni e conflitti politici. Nell’arco temporale che va dal 1943 al 1947 il mondo dell’informazione italiano ha subito una profonda trasformazione: epurazione dei giornalisti e dei giornali, nascita di nuove testate, riorganizzazione sindacale, regolamentazione della professione. In questo libro si ripercorrono le vicende che porteranno alla definizione della libertà di stampa e di quelle norme sul sistema dell’informazione che hanno regolato e regolano la vita democratica della nostra Repubblica dalla sua nascita a oggi.

Indice
Introduzione
I. «La libertà di stampa apparve sotto gli occhi di tutti»
II. Il Regno del Sud
III. Roma liberata
IV. «Una spietata epurazione dovrà essere compiuta anche in questo campo»
V. Dalla Stefani all’Ansa e dall’Eiar alla Rai
VI. Quanto è libera la libertà di stampa?
VII. Il vento del nord
VIII. Da Bonomi a Parri. La polemica sull’epurazione e l’albo professionale
IX. Verso la Repubblica
X. Nell’Italia repubblicana
XI. Verso la «normalizzazione» centrista
Note
Indice dei nomi
Indice delle testate
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