"Detta in parole semplici: non siamo più noi a scegliere da dove attingere alle notizie, ma sono gli algoritmi a decidere al nostro posto. Oggi il 54,5% dell’utenza, secondo il Rapporto sul consumo di informazione di AgCom (Autorità per le garanzie nelle comunicazioni), accede all’informazione online prevalentemente attraverso i social network e i motori di ricerca. Ed è qua che si annida una pericolosa insidia. Perche´ nel momento in cui un motore di ricerca o una piattaforma social decidono per noi, l’algoritmo ci proporrà informazioni e opinioni considerate più in linea con i nostri « gusti » e le nostre aspettative. Un processo che finisce per alterare la nostra percezione della realtà, rappresentandola ai nostri occhi in modo parziale e rafforzando i nostri pregiudizi. Disinformazione, bufale, post-verità, clickbait, overloading information, infodemia, fonti algoritmiche: sono queste le ombre che si allungano ogni giorno di più sul nostro diritto a essere informati. A queste si uniscono no il potere discrezionale delle piattaforme, la crisi del giornalismo, la notizia trasformata in prodotto, la manipolazione di regime, la gestione del potere politico attraverso i social network, la propaganda prodotta da una campagna elettorale non-stop, il complottismo. (Matteo Grandi, 2021, pp. 12-13)
"La verità non ci piace abbastanza.
Il virus della disinformazione fra bufale, web e giornali,
Longanesi, Milano, 2021, pp. 288.
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