Università degli studi di Genova



Blog a cura di Marina Milan, con la partecipazione di studenti, laureandi e laureati dei corsi di Storia del giornalismo e Giornalismo internazionale dell'Università degli studi di Genova (corso di laurea magistrale interdipartimentale in Informazione ed Editoria).

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16 dicembre 2021

Genova in libreria

 Riccardo Speciale - Renato Venturelli
Il Fascino della Parola  
Il teatro di prosa in Liguria: spazi, compagnie, progetti
Erga edizioni, Genova, 2021, pp. 276.
Descrizione
Qual è la situazione attuale del teatro in Liguria? Quali gli spazi, le compagnie, i progetti? Il Fascino della Parola - Il teatro di prosa in Liguria è una guida al teatro ligure di oggi, realizzata per i professionisti del settore ma soprattutto per il pubblico, per gli spettatori che vengono così ad avere un quadro completo sia degli spazi teatrali sia della storia e degli obiettivi degli artisti che vi rappresentano i loro spettacoli. Nella sezione “i teatri” viene realizzato un censimento delle sale teatrali esistenti sul territorio, comprese quelle inagibili ma che attendono un doveroso restauro. Si passa così dai teatri storici di più antica tradizione, come il raffinato Teatro della Villa Brignole Sale a Voltri o il Sacco-Colombo di Savona, fino alle costruzioni più recenti, come l’Ariston di Sanremo, il Teatro della Corte e il Teatro della Tosse di Genova, il Gassman di Borgio Verezzi, le Officine Solimano di Savona o il Teatrino di Portofino, uno dei più piccoli d’Italia, legato a Giorgio Strehler. O il teatro costruito dagli stessi detenuti all’interno del carcere di Marassi. In mezzo, i grandi teatri storici disposti lungo tutto il territorio ligure: dal Chiabrera di Savona agli Impavidi di Sarzana, dal Modena di Sampierdarena al Sivori di Finale Ligure, dal Cavour di Imperia al Comunale di Ventimiglia, dal Sociale di Camogli al Cantero di Chiavari, al Dianese di Diano Marina. Tutti teatri che hanno una storia profondamente radicata in quella della Liguria, senza contare le numerose sale ricavate in strutture parrocchiali, che da almeno un secolo portano avanti il lavoro in profondità di filodrammatiche e gruppi amatoriali, ma che sono ormai pienamente entrate nel circuito professionale. E siccome alcune sale sono al momento chiuse per motivi di agibilità, il volume costituisce anche una mappa dei luoghi da restaurare e riattivare. Una sezione è dedicata alle “compagnie” di prosa attive sul territorio. È compreso anche il teatro dialettale e di figura, con marionette e burattini.
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13 dicembre 2021

E' stata la mano di Dio


E' stata la mano di Dio
è u
n film sconsolato e sconsolante. Credo di aver capito che nel film di Paolo Sorrentino (orfano dall'età dell'adolescenza) ci sia la metafora della storia di Napoli (neppure la più recente). Il ritratto della città è brutale, mai sprezzante, in cui quasi tutti perdono o sono destinati a perdere. In ogni scena si vede e respira una inconsapevole miseria morale che avrebbe bisogno di interventi straordinari in ogni ambito (l'istruzione soprattutto) ma, c'è chi investe una cifra astronomica per consegnare alla Città il "sogno Maradona", con scandalo di nessuno. Il sogno arriva, come se arrivasse "la mano di Dio" ... ma anche Maradona si perderà tra droga e adiacenze alla camorra. Alla fine, se ti vuoi salvare, devi cercare di organizzare il tuo futuro altrove, magari a Roma, dove forse diventerai un regista da Oscar, con tutta la tua storia di 'migrante in fuga' dentro il cuore; se resterai sarai intrappolato (come il fratello di Fabio) in quel mix di apparente allegria e tanta desolazione in ogni angolo. La chiave di lettura arriva con i titoli di coda ritmati dalla canzone di Pino Daniele Napule è, da leggere come la risposta/promessa ad una delle ultime battute del film "Non ti disunire". Non basta il gol del Maradona di turno, anzi probabilmente è l'ennesima beffa per una Città di sorprendente umanità perché "Napule è mille culture / Napule è mille paure". Napule è la colla che manterrà unite le tessere della tua esistenza a Roma, a Venezia o a Hollywood. 
mmilan
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12 dicembre 2021

In libreria

 Giovanni Mari
La propaganda nell'abisso. Goebbels e il giornale nel bunker
Lindau, Torino, 2021, pp. 296.
Descrizione
Fino a dove può spingersi la propaganda politica? A quali manipolazioni e menzogne può ricorrere per tentare di travolgere l’opinione pubblica? A quale tasso di dissociazione dalla realtà può arrivare la sua narrazione e fino a che punto può distorcere l’obiettivo finale? Se ogni totalitarismo porta la propaganda all’estremo livello di tensione, il regime nazista ne fece un uso assoluto. Prima e dopo la conquista del potere, durante la guerra, e pure nelle sue tragiche battute finali. Nella Berlino in fiamme dell’aprile 1945, assediata dalle truppe dell’Armata Rossa, con il Terzo Reich ridotto a un nodo di strade, la macchina propagandistica di Joseph Goebbels, seppellito nel bunker sotto la Nuova Cancelleria, insiste con il suo canto di veleno. Lo fa attraverso l’ultimo giornale del regime, il «Panzerbär» («l’orso corazzato»), distribuito a mano e gratuitamente, quando ormai tutto è perduto e solo la paranoia di Hitler intravede un futuro diverso. Pubblicato dal 22 al 29 aprile 1945 nella voragine creata dalle granate e in mezzo al frastuono dei carri armati sovietici, racconta una realtà della guerra completamente falsificata, incitando i berlinesi a un’estrema e impossibile resistenza e condannandoli a un infimo e scontato sacrificio. Mari ricostruisce e indaga l’intera vicenda di questo foglio propagandistico per valutarne il significato, il linguaggio, le caratteristiche meramente giornalistiche e il suo impatto sull’opinione pubblica, mettendo sistematicamente a confronto realtà e narrazione. Nel volume sono anche riprodotti per la prima volta tutti gli otto numeri del giornale – compreso il primo, quasi introvabile – e sono pubblicate le traduzioni dei principali articoli. 
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02 dicembre 2021

Scrittura e libertà

 "Se vuoi affrontare questioni complesse hai bisogno della parola scritta. E io mi riferisco sia alla riflessione intellettuale sia all’elaborazione del tuo vissuto personale. La scrittura è un formidabile strumento di libertà: chi scrive è proiettato in una dimensione di invenzione permanente. La scuola insegna a tutti questa capacità di padroneggiare idee e sentimenti, che poi porterà ad occupare ruoli medi e alti nella società e ad avere una vita abbastanza sofisticata. Se noi neghiamo alla scuola questa funzione, di cui la prova scritta alla maturità è il simbolo più potente, certifichiamo una cosa orribile: che la capacità di scrivere e quindi di leggere sarà patrimonio solo di chi se la ritrova in famiglia. La società può delegare alle famiglie uno strumento così importante?".
Andrea Graziosi  

*Simonetta Fiori, Ridiamo fiducia alla maturità, La Repubblica, 2.12.2021 (intervista  a Andrea Graziosi).

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