Università degli studi di Genova



Blog a cura di Marina Milan, con la partecipazione di studenti, laureandi e laureati dei corsi di Storia del giornalismo e Giornalismo internazionale dell'Università degli studi di Genova (corso di laurea magistrale interdipartimentale in Informazione ed Editoria).

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09 settembre 2025

Stefano Benni

"Non credo all'inferno o al paradiso Ma dalle descrizioni che ne fanno, direi che non sono posti adatti alla lettura. In uno i diavoli ti tormentano e ti svelano il finale dei gialli, nell'altro gli angeli ti bombardano di consigli di lettura e ti epurano i testi".

Stefano Benni


(cit. Repubblica.it 9.9.2025)

09 luglio 2025

Non c'è libertà senza requisiti

 

"La graduale scomparsa dei tempi (congiuntivo, passato semplice, imperfetto, forme composte del futuro, participio passato) dà luogo ad un pensiero al presente, limitato al momento, incapace di proiezioni nel tempo.
La generalizzazione del “tu”, la scomparsa delle maiuscole e della punteggiatura sono altrettanti colpi mortali portati alla sottigliezza dell'espressione.
Cancellare la parola ′′signorina′′ non solo è rinunciare all'estetica di una parola, ma anche promuovere l'idea che tra una bambina e una donna non c'è nulla.
Meno parole e meno verbi coniugati rappresentano inferiori capacità di esprimere le emozioni e meno possibilità di elaborare un pensiero.
Studi hanno dimostrato che parte della violenza nella sfera pubblica e privata deriva direttamente dall'incapacità di mettere parole sulle emozioni.
Senza parole per costruire un ragionamento, il “pensiero complesso”, caro a Edgar Morin, è ostacolato, reso impossibile.
Più povero è il linguaggio, meno esiste il pensiero.
La storia è ricca di esempi e gli scritti sono molti da Georges Orwell in 1984 a Ray Bradbury in Fahrenheit 451 che hanno raccontato come le dittature di ogni obbedienza ostacolassero il pensiero riducendo e torcendo
il numero e il significato delle parole.
Non c'è pensiero critico senza pensiero. E non c'è pensiero senza parole.
Come costruire un pensiero ipotetico-deduttivo senza avere il controllo del condizionale?
Come prendere in considerazione il futuro senza coniugare il futuro?
Come comprendere una contemporaneità o un susseguirsi di elementi nel tempo, siano essi passati o futuri,
nonché la loro durata relativa, senza una lingua che distingua tra ciò che sarebbe potuto essere, ciò che è stato, ciò che è, cosa potrebbe accadere, e cosa sarà dopo ciò che potrebbe accadere?
Se un grido dovesse farsi sentire oggi, sarebbe quello rivolto a genitori e insegnanti: fate parlare, leggere e scrivere i vostri figli, i vostri studenti.
Insegna e pratica la lingua nelle sue forme più svariate, anche se sembra complicata, soprattutto se complicata. Perché in questo sforzo c'è la libertà.
Coloro che spiegano a lungo che bisogna semplificare l'ortografia, scontare la lingua dei suoi “difetti", abolire generi, tempi, sfumature, tutto ciò che crea complessità sono i becchini della mente umana.
Non c'è libertà senza requisiti. Non c'è bellezza senza il pensiero della bellezza".
Christophe Clavè

*esperto di Linguaggio e QI
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18 maggio 2025

La lezione della Storia

 "Siamo sulla strada sbagliata se crediamo che l’umanità debba necessariamente avere una potenza egemone a capo, e che ci sia solo da sperare che sia la meno cattiva, quella che ci calpesti meno, quella il cui giogo sia meno gravoso. Nessuna potenza merita di occupare una posizione così schiacciante: né la Cina, né l’America, né la Russia, né l’India, né l’Inghilterra, né la Germania, né la Francia, né tantomeno l’Europa unita. Tutte, senza eccezione, diventerebbero arroganti, pretenziose, tiranniche e odiose se si ritrovassero onnipotenti, anche se fossero portatrici dei più nobili principi. Questa è la grande lezione che la Storia ci insegna e forse, al di là delle tragedie di ieri e di oggi, sta in questo l’inizio di una soluzione".

Amin Maalouf

*Amin Maalouf, "Il labirinto degli smarriti. L'Occidente e i sui avversari, La Nave di Teseo, 2024.
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27 aprile 2025

Il diavolo oggi è l’approssimativo

"Per diavolo intendo la negatività senza riscatto, da cui non può venire nessun bene.
Nei discorsi approssimativi, nelle genericità, nell’imprecisione di pensiero e di linguaggio, specie se accompagnati da sicumera e petulanza, possiamo riconoscere il diavolo come nemico della chiarezza, sia interiore sia nei rapporti con gli altri.
Il diavolo come personificazione della mistificazione e dell’automistificazione.
Invece lo sforzo di cercare di pensare e d’esprimersi con la massima precisione possibile proprio di fronte alle cose più complesse è l’unico atteggiamento onesto e utile."
Italo Calvino

*Italo Calvino, Una pietra sopra, Note sul linguaggio politico. Einaudi, 1980 (gà pubblicato da "Domenica del Corriere”, febbraio 1978 in risposta ad una “inchiesta sul diavolo oggi”).

18 marzo 2025

Giornalismo d'assalto

 La vita di un uomo viene sporcata per sempre se finisce su un settimanale” 

Nanni Moretti Palombella rossa  1989.

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01 marzo 2025

Giuseppe Palermo

Nei giorni scorsi è morto Giuseppe Palermo, il giornalista del Secolo XIX che fu tutor del nostro Diploma Universitario in Giornalismo nelle stanzette di Largo Zecca con 4 computer e un collegamento a internet, sempre pronto a consegnare a tutti competenza, impegno e umanità. Personalmente ricordo con gratitudine quel giorno in cui uno degli allievi gli mostrò un suo articolo e Palermo lo invitò a riscriverlo e a riscriverlo 2/3 volte precisando "Io so che tu lo sai scrivere bene, tu ancora non lo sai"! 
Per questo questa sera trascrivo in questo spazio quel che mi scrisse nel gennaio 2002.
"Come Lei sa bene, non ho mai "insegnato" qualcosa ai nostri ragazzi: abbiamo solo lavorato insieme con grande gioia (spero reciproca) e nulla di più. Che altro potrei dire? Il rischio è quello di un puro esercizio narcisistico che spero di evitare sempre. La ringrazio per le notizie sui "nostri" ragazzi. Fa piacere sapere del successo dei ragazzi che frequentarono le tre stanze del Dug credendo, insieme a noi, in un sogno".
mmilan
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18 febbraio 2025

Le parole, i social e la Storia

"Una parola, decisamente, domina e illumina i nostri studi: comprendere".

Marc Bloch, Apologia della Storia, Einaudi, Torino, 1950 (prima edizione).

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"La logica dei social spinge verso il riduzionismo, verso la semplificazione massima attorno a un uso valutativo (giusto/sbagliato, buono/cattivo) delle parole. Occorre lasciare ad esse, invece, la complessità storica che rappresentano e significano: una complessità che si può riuscire a spiegare in modo chiaro e comprendere in modo semplice, senza ridurle, però, alla logica dei like".
Marcello Flores, Le parole e la Storia, "Il Mulino", 13.2.2018.

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16 dicembre 2024

Il degrado della lingua

 " [...] La nostra classe politica, che in tempi lontani annoverava ottimi parlatori e oratori, tende sempre più ad abbassare il registro, perché pensa di conquistare più facilmente il consenso ponendosi a un livello meno elevato. È la tentazione, strisciante, del populismo. Naturalmente questo implica il degrado anche delle argomentazioni, perché, ai livelli alti, il linguaggio è molto più ricco e duttile. Le conseguenze sono disastrose: da una parte si finisce per ridurre qualunque dibattito a uno scontro fra slogan contrapposti, dall’altra si favorisce la trasformazione di contrasti d’opinione in alterchi, nei quali le passioni, o i preconcetti, annullano il confronto delle idee".

Cesare Segre, Il degrado della lingua, Corriere della sera, 13.1.2010.
*Cesare Segre, Diario civile, a cura di Paolo Di Stefano, Il Saggiatore, Milano, 2024.

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