Università degli studi di Genova



Blog a cura di Marina Milan, con la partecipazione di studenti, laureandi e laureati dei corsi di Storia del giornalismo e Giornalismo internazionale dell'Università degli studi di Genova (corso di laurea magistrale interdipartimentale in Informazione ed Editoria).

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30 maggio 2009

La "seconda umanità"

"[....] L’immigrato non deve essere solo “aiutato”, ma considerato nella sua irriducibile umanità uguale alla mia. In termini né religiosi né di assistenzialismo, ma di uguaglianza psichica tra gli esseri umani.
È una questione urgente e di fondamentale importanza. Il Sud del mondo sta approdando in Europa a ritmi sempre più veloci, senza che noi siamo capaci di guardare, oltre al barcone stracolmo, le dinamiche politico-economiche - dittature, guerre, nuova fame - che spingono queste donne e uomini a emigrare; senza contare il vero “colonialismo mentale” che abbiamo innescato. Arrivano, ma solo per essere ridotti all’esclusiva ricerca quotidiana di cibo e tetto, una sopravvivenza che li deruba della possibilità di un’identità e dei loro sogni. Ecco la domanda che esploderà prima o poi: come possono coesistere uomini liberi con uomini-bisogni, uomini-rifiuti? E quanto può durare questa non esistenza, anzi “dis-esistenza”, senza fare implodere la nostra stessa umanità?
Le grandi questioni politiche e culturali degli anni a venire si giocano forse in questo abisso, che si scava ogni giorno nel nostro Paese, dove è in formazione una specie di normalmente accettata "seconda umanità". Occorre, al contrario, chiarezza su cosa sia un uomo, affinché la politica non resti assistenzialismo cristiano o, peggio, diventi inaccettabile gestione di due umanità disuguali."
Flore Murard-Yovanovitch,
"'L'Unità, 30 maggio 2009
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"[...] Per fortuna la storia umana non si arresta: le culture del mondo si mescolano e rivivono poi in forme nuove e inattese. Non è necessario aspettare il futuro: possiamo (e dobbiamo) agire ora, per rafforzare i legami di amicizia e comprensione reciproca tra le diverse culture. Dobbiamo, se possibile, eliminare l´idea preconcetta dell´estraneo, dello straniero, come potenziale nemico anziché possibile ospite. Noi guardiamo lo straniero con una sorta di strabismo: proprio quando il globalismo spinge verso l´universalismo, nasce un impulso parallelo all´isolamento. Siamo in grado di trovare, oggi, su scala internazionale, forme di "universalismo" ospitale, aperto e non-fondazionalista, pluralistico e costantemente in evoluzione, capace di accogliere culture diverse, rendendone compatibili le differenze senza ghettizzarle?
Una cosa è certa: abbiamo bisogno di promuovere e sviluppare modalità di pensiero in grado di tenere insieme la fune dell´umanità, che tanto più si rinforza quanto più intesse fra loro i fili delle storie particolari. Oggi le idee di "civiltà", "umanità" e "umanesimo" sono viste con sospetto, accusate come sono di confondere irrimediabilmente l´essenza dell´umanità con quella di una sua forma storica particolare, la giudeo-cristiana. E l´accusa è che il vero universalismo è stato sostituito da un universalismo imposto con secoli di violenza e sfruttamento. La sfida è dura e richiede coraggio su due fronti: da un lato, nella determinazione a considerare le critiche mosse dalle altre culture, ascoltando le loro voci; dall´altro, nella volontà di scrutare il lato in ombra dell´universalismo europeo e occidentale, chiedendoci se e dove sia in errore".
Remo Bodei
"la Repubblica", 30 maggio 2009.
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