Università degli studi di Genova



Blog a cura di Marina Milan, con la partecipazione di studenti, laureandi e laureati dei corsi di Storia del giornalismo e Giornalismo internazionale dell'Università degli studi di Genova (corso di laurea magistrale interdipartimentale in Informazione ed Editoria).

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27 maggio 2012

Non mollò mai

75, gli anni che aveva Ryszard Kapuściński quando morì il 23 gennaio 2001. Era nato 4 marzo del 1932 a Pinsk, in Polonia. La vita fin da giovane lo abituò agli eccessi dell’umana natura. La guerra in particolare. Un vita che non lo abbandonò mai e lo portò a lavorare come corrispondente dall’estero per l’agenzia di stampa polacca PAP. Una vita trascorsa in giro per il mondo saltando continuamente da un posto all’altro. Nel mezzo, giusto il tempo per scrivere. È lui stesso a raccontarlo nel suo ultimo libro: un collage di più interviste che coprono un arco di tempo che va dagli anni sessanta al duemila.
Un lavoro di raccolta che permette di conoscere e lasciarsi affascinare da questa persona dagli occhi mai soddisfatti. Perché quello che si coglie nel libro è proprio la sua curiosità senza fine che lo portava ad interessarsi e conoscere tutte le culture del mondo. Ed a farlo con uno stile tutto suo, criticando in particolare quella tipologia di giornalista che va sul fronte dei conflitti per poi restare al sicuro negli hotel di lusso ad aspettare i comunicati ufficiali dei vari governi. Non è stato facile e spesso è incorso in guai ma, come avverte, un buon corrispondente estero deve “ottemperare a otto requisiti: salute fisica, resistenza psichica, curiosità del mondo, conoscenza delle lingue, capacità di viaggiare, aperture verso genti e culture diverse dalle nostre, passione e, soprattutto, capacità di pensare”. Ed in particolare il suo stile, la sua idea di giornalismo, gli complicarono la vita visto che voleva studiare sempre una cultura prima di immergersi nel paese che l’ha prodotta e, ancora, voleva sempre immergersi in un paese per scriverne. Non arrivare, guardare e scrivere di fretta le prime e superficiali impressioni. Per questo gli capitava di tornare da viaggi con pochi vestiti, delle pentole ed una cassa di libri.
Nel libro attraverso un montaggio che privilegia, nella selezione delle interviste, un filo logico ad uno temporale si riceve la sua weltanschauung (visione del mondo). E il dato che più colpisce il lettore è certamente la sua lucidità nell’interpretare in maniera globale il mondo ed i fenomeni che lo interessano, in particolare per quel che riguarda il giornalismo. “Osservando le cronache dal mondo dei media occidentali, vediamo che ciò che non è occidentale viene visto come una minaccia. A Oriente siamo minacciati dalla mafia. A Sud, dai fondamentalisti. In Africa da africani dementi che si trucidano a vicenda. Dall’Asia e dall’America Latina incombono in narcotrafficanti. Tutto ciò che non appartiene all’Europa occidentale è una minaccia.” Per questo, dato che oltre che scrittore era anche fotografo, scelse di portarci immagini diverse da quelle a cui siamo abituati. Dall’Asia come dall’Africa i suoi scatti immortalavano una vita in cui le persone era felici e sorridevano.
Un libro da leggere, in particolare per coloro che amano viaggiare vivendo le culture dei paesi e non i pacchetti viaggi delle agenzie. Per conoscere questo personaggio attraverso quello che è un agile libro esauribile in una giornata. Per innamorarsene in poco più di cento pagine ed andare poi a cercare i suoi libri più famosi. Perché di Ryszard Kapuściński ce n’è stato uno e pochi possono mettersi al suo fianco. È lui stesso a dirlo nel libro, con una punta di orgoglio, di come molti con gli anni abbandonino tale professione. Lui non lo fece.
Marzio Balzarini

Ryszard Kapuściński
Autoritratto di un reporter
A cura di Krystyna Strączek
Milano, Feltrinelli, 2008, 116 pp.
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