Università degli studi di Genova



Blog a cura di Marina Milan, con la partecipazione di studenti, laureandi e laureati dei corsi di Storia del giornalismo e Giornalismo internazionale dell'Università degli studi di Genova (corso di laurea magistrale interdipartimentale in Informazione ed Editoria).

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31 gennaio 2014

In libreria

Gaia Servadio
"Raccogliamo le vele". Una traversata lungo/a una vita
Milano, Feltrinelli, 2014, 448 pp.

Descrizione
Raccogliamo le vele dispiega, secondo una deliberata struttura virgiliana, i fatti che sono parte della ricchissima biografia di Gaia Servadio, donna segnata dal destino felice di stare nel mondo con la scioltezza della ragazza che è sempre stata. Figlia del chimico Luxardo Servadio, conosce da bambina le restrizioni e i travagli delle leggi antisemite italiane. Da poco trasferita a Padova, la famiglia deve riparare a Falconara e poi a Osimo, sempre più clandestina e sempre più priva di mezzi. Nel dopoguerra la vita ricomincia, e ricomincia alla grande. Nessun vittimismo. Gaia si muove fra Londra e l’Italia, inquieta, curiosa, ottimista, determinata. A Parma conosce Attilio Bertolucci, partecipa alla vita culturale della città. A Londra conosce e sposa lo storico dell’arte William Mostyn-Owen e si trasferisce definitivamente in Inghilterra. Apprezzata pittrice, Gaia entra nel mondo del giornalismo, inglese e italiano. Dapprima si occupa di costume, poi ottiene servizi via via più impegnativi, dalla mafia (visita da sola i boss confinati a Linosa) alla Guerra dei sei giorni. Entusiasta melomane, segue tutte le avventure del teatro lirico contemporaneo e del teatro tout court. Frequenta Irwin Shaw, Philip Roth, Mary McCarthy, Nancy Mitford e Federico Zeri. Ogni sodalizio apre orizzonti nuovi – nell’arte, nella politica, nella vita culturale. Con una scrittura impetuosa, vitale, brillante, Servadio percorre il suo cammino biografico come una traversata per mare. Con lei abbiamo la sensazione di essere sempre nei luoghi e con le persone che fanno accadere qualcosa. Personaggi, matrimoni, amori, castelli, bizze di primedonne e sogni di giovani talentuosi sembrano manifestarsi dentro un solo lussureggiante teatro. Gaia Servadio porta nelle sue avventure e nella sua scrittura un’aura dolcemente selvaggia, un incanto, una curiosità senza barriere che fanno della sua vita un’esperienza unica, un modello.


*Link a testi di approfondimento sull'autrice e sul libro.


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30 gennaio 2014

Libri ri/trovati

Indro Montanelli
Professione verità
Roma-Bari, Laterza, 1986, 200 pp.
Descrizione
Edizione speciale cartonato rigido in tela per conto della Cassa di Risparmio di La Spezia. Giappone 1951, Ungheria 1956, Toscana 1962, tre famosi reportages che rimangono tra i testi classici della scrittura giornalistica. Con tavole a colori fuori testo di opere di autori giapponesi, ungheresi e toscani.

Indice
Premessa - Giappone '51. Monumento a una tigre; Al di là delle nubi; Non erano "Samurai"; Il principe è morto; Gli "ano-kata-tachi"; Bonsai; Sangue di generale; Il povero Grande Vecchio; Paga l'America; L'onorevole moglie; Shimoi; Il tamburo di latta; Serata al "Noh"; Piccola cronaca di Tokyo; Come andò coi "Ronin"; Il mito di Butterfly; Vitamine e vecchi merletti.  - Ungheria '56. La grande illusione; La trappola; La catastrofe; Il giuoco degli equivoci; Poscritto.  - Toscana '62.  Il paesaggio; La mezzadria; I terrieri; Il nuovo "capoccia"; La metempsicosi dello straccio; Il "miracolo" di Poggibonsi; Il nuovo imprenditore; Il panorama politico; La capitale in disarmo; Lo spirito di contrada; Poscritto. Fonti.

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29 gennaio 2014

In libreria

Enrico Testa
L'italiano nascosto. Una storia linguistica e culturale
Torino, Einaudi, 2014, pp. 328.
(disponibile anche in formato e-book)
Descrizione
L'interpretazione della storia dell'italiano si è a lungo fondata sulla cesura tra lingua letteraria e dialetti: da un lato raffinati cesellatori della pagina, dall'altro una schiera di rozzi interpreti degli idiomi locali. Utilizzando studi recenti e commentando numerosi documenti, anche inediti o rari, questo libro di Enrico Testa propone una visione radicalmente diversa e prospetta l'esistenza, nel corso dei secoli, di una terza componente: un italiano di comunicazione dalla vita nascosta, privo di ambizioni estetiche ma utile a farsi capire. Uno strumento linguistico spesso trasandato che, basato su una forte stabilità di strutture e su un'identità di lunga durata, ha permesso, sotto la spinta di bisogni primari, il concreto definirsi di rapporti tra scriventi (e parlanti) di luoghi e statuti sociali diversi.
Indice. Premessa. - Introduzione. - I. Le scritture dei semicolti. II. Libri per leggere e libri per imparare. III. Nel retroscena dei letterati. IV. Un volgare per la fede. V. L'italiano d'oltremare. Conclusione. - Bibliografia. - Indice dei nomi.

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28 gennaio 2014

La commedia noir specchio dell'Italia contemporanea



Il Capitale Umano,  liberamente ispirato all'omonimo romanzo di Stephen Amidon, è il nuovo film di Paolo Virzì in uscita in tutte le sale cinematografiche a partire da gennaio. La vicenda, che dal Connetticut del romanzo sposta la sua ambientazione nella Brianza italiana, ha inizio in una gelida notte alla viglia delle feste natalizie, notte in cui un ciclista perde la vita travolto da un Suv.
Questo antefatto legherà, in un intreccio via via sempre più fitto, la vita di due famiglie di estrazione sociale diversa ma accomunati dalla medesima volgarità morale: i ricchi e agiati Bernaschi e i finti arricchiti Ossola.
La scoperta graduale della verità, inaspettata e per certi versi ingiusta, giunge allo spettatore attraverso il ritmo lento dei capitoli in cui si articola la pellicola, dando voce al punto di vista dei suoi protagonisti, Dino Ossola, Carla Bernaschi, Serena Ossola, sino all' epilogo finale, Il Capitale Umano.
Il regista livornese utilizza per questo film una diversa chiave interpretativa della realtà, lontana dai toni leggeri delle commedie degli esordi, vicina al genere noir, fornendoci il ritratto, non solo del brianzolo tipico di “origine controllata”, per cui Virzì è stato accusato di cadere in un clichet superficiale, ma dell' umanità in genere, una collettività meschina e crudele.
Il Capitale Umano è l 'affresco di un mondo dominato dalla prepotenza finanziaria in cui tutto viene calcolato su base economica come ci segnala, sin da subito, l'illuminante titolo che rimanda al paramentro assicurativo utilizzato per stabilire il rimborso in caso di morte, e che valuta spietatamente e freddamente le nostre conoscenze, abilità, guadagno e qualità affettive, secondo parametri quantitativi.
Il film rivela, in via definitiva, una realtà, quella della dittatura economico-finanziaria a in cui siamo quotidianamente immersi e portata agli estremi, dove anche il valore della vita umana perde il suo significato, ad eccezione di quello stimato in termini di profitto.
Sicuramente una pellicola che merita una particolare attenzione, dove il Virzì-Esopo, attraverso una rassegna di personaggi, poco fiabeschi, ma spregevoli e ipocriti, dannatamente reali, ha la dichiarata intenzione di fornire la sua morale che invita lo spettatore a riflettere su se stesso e sui valori etico-sociali della società contemporanea.
 Unica pecca, per i più sentimetali, amanti del lieto fine, un finale ancor più amaro degli avvenimenti, dove a farne le spese rimangono sempre i socialmente più deboli.
Flavia Torretta


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27 gennaio 2014

In libreria

Giuseppe Tipaldo
L'analisi del contenuto e i mass media.
Oggetti, metodi e strumenti
Bologna, Il Mulino, 2014, 216 pp.
Descrizione
 Lo studio delle comunicazioni di massa ha da tempo contratto un ingente debito con l'analisi del contenuto, grazie alla quale è stato possibile definire su basi empiriche accurate fenomeni sociali e culturali altrimenti descritti in chiave impressionistica. Questo manuale presenta in modo chiaro ed esaustivo una rassegna delle principali tecniche di analisi del contenuto affermatesi nelle scienze sociali, con particolare riguardo alle loro potenzialità applicative per lo studente e per tutti coloro che si occupano dei mass media.
Giuseppe Tipaldo è assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Culture, politica e società dell’Università di Torino, dove insegna Sociologia dell’informazione e della comunicazione e Metodi di analisi del contenuto.


 
Indice del libro:
Introduzione. 
Parte prima. L'analisi del contenuto nella ricerca sociale. - I. Il contesto metodologico di un mestiere antico. - II. Gli strumenti classici. - III. L'analisi automatica dei testi. 
Parte seconda. Fare analisi del contenuto dei mass media. - IV. L'analisi del contenuto e la stampa. - V. L'analisi del contenuto e la TV. - VI. L'analisi del contenuto e il web. 
Conclusioni. - Riferimenti bibliografici. - Indice analitico.

24 gennaio 2014

"Il Vittorioso", un giornale per i ragazzi di ieri


«Comunque io che non sapevo leggere potevo fare benissimo a meno delle parole, perché mi bastavano le figure [...]. Quando imparai a leggere, il vantaggio che ricavai fu minimo: quei versi sempliciotti a rime baciate non fornivano informazioni illuminanti; spesso erano interpretazioni della storia fatte a lume di naso, tali e quali come le mie; era chiaro che il versificatore non aveva la minima idea di quel che poteva essere scritto nei balloons dell’originale, perché non capiva l’inglese o perché lavorava su cartoons già ridisegnati e resi muti. Comunque io preferivo ignorare le righe scritte e continuare nella mia occupazione favorita di fantasticare dentro le figure e nella loro successione»". Italo Calvino ricorda così la lettura dei fumetti da ragazzo. La stessa sorte non sarà toccata, però, ai lettori del settimanale per ragazzi dai 10 ai 13 anni uscito dalla penna della stampa cattolica italiana dal 1937 al 1966, "Il Vittorioso". Infatti, questo periodico proponeva fumetti di produzione tutta italiana. Ernesto Preziosi, docente di Storia contemporanea all’Università "Carlo Bo" di Urbino, racconta la storia di questo giornale nel manuale Il Vittorioso, Storia di un settimanale per ragazzi, 1937-1966. "Manuale" perché non è un "libro". Si tratta piuttosto di una lettura impegnativa, nella quale oltre alla storia de "Il Vittorioso" ne emergono altre: quella dell’AC, Azione Cattolica, di altri periodici per ragazzi e dell’Italia stessa.
Le mie aspettative su quest’opera erano differenti. Per cominciare, credevo che l’autore avrebbe adottato uno stile più scorrevole e leggero, volendo raccontare la storia di un settimanale per ragazzi. Ernesto Preziosi ha, invece, optato per una scrittura accademica, dalla quale emerge la sua esperta conoscenza degli argomenti trattati e il profondo lavoro di ricerca che ha permesso di realizzare quest’opera. Io, però, mi aspettavo un "libro" e non un "manuale". Questa scelta stilistica ha comportato, a mio avviso, un testo poco scorrevole in alcuni passaggi. Questo non toglie, però, che alcune parti del libro raccontino la storia dell’Italia in maniera interessante. L’autore si avvale infatti di tante testimonianze, raccontando molte storie e altrettante realtà. A questo riguardo, molto densi di significato sono stati, a mio avviso, i paragrafi 4 del capitolo quarto, I redattori del «Vittorioso» nel clima della dittatura e il paragrafo 1 del sesto capitolo, Il «Vittorioso» nella ricostruzione: tra AC e televisione.
Ernesto Preziosi attua una scelta democratica e, nel raccontare la storia de "Il Vittorioso", lo pone a confronto anche con altri periodici concorrenti, come, per esempio, "Il Balilla", di provenienza fascista, e "Il Pioniere", proposto dal PCI, Partito Comunista Italiano. Per mezzo di questi confronti, l’autore fornisce al lettore una panoramica dell’offerta della letteratura per ragazzi in Italia nell’arco della vita de "Il Vittorioso".
Inoltre, tra le pagine 160 e 161 sono stati inseriti otto fogli non numerati che riportano alcune copertine del periodico, alcuni fumetti e due testimonianze fotografiche. Questo materiale è interessante, dal momento che fornisce una testimonianza diretta e visiva di un giornale che ha cresciuto alcuni italiani in quel trentennio. Peccato che questi fogli siano solo otto. A una così ampia testimonianza storica, forse sarebbe stato interessante affiancare una più corposa varietà d’immagini del periodico. Io, sicuramente, prima di iniziare questo libro, pensavo che ne avrei trovate di più.
Sara Pastorino


Ernesto Preziosi
"Il Vittorioso". Storia di un settimanale per ragazzi 1937-1966
Bologna, Il Mulino, 2013, 352 pp.

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22 gennaio 2014

In libreria

Valentina Parisi
Il lettore eccedente. Edizioni periodiche del samizdat sovietico, 1956-1990
Bologna, Il Mulino, 2014, 472 pp.

Descrizione
Frutto di estensive ricerche d’archivio, «Il lettore eccedente» offre un’interpretazione nuova del fenomeno del «samizdat» («autoedizione») in ambito sovietico, riposizionandolo nel contesto transnazionale della storia del libro, e ricostruendo le pratiche di lettura elaborate in parallelo all’apparizione di questa forma di autoeditoria a partire dagli anni Cinquanta. L’analisi degli elementi paratestuali che caratterizzano il «corpus» dei periodici letterari ed artistici del «samizdat» in un arco temporale che va dal 1956 al 1990 si accompagna a una più ampia rievocazione del retroterra socio-culturale d’origine, tra contestazione politica e dissenso estetico. Ne emerge la fisionomia collettiva di un lettore eccedente rispetto alle funzioni in genere assegnate al destinatario del testo letterario e, insieme, assai pervicace nella sua volontà di contendere allo Stato l’appannaggio esclusivo dell’attività editoriale.
Valentina Parisi, dottore di ricerca in letterature slave, ha usufruito di una borsa biennale di post-dottorato dell’Istituto Italiano di Scienze Umane (SUM) dal 2009 al 2011. In seguito è stata borsista EURIAS presso l’Institute for Advanced Studies, Central European University, Budapest. Traduttrice dal russo, dal polacco e dal tedesco, collabora con le pagine culturali de «il manifesto» e «Alias».

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15 gennaio 2014

Luca Ferrieri
Fra l’ultimo libro letto e il primo nuovo da aprire 

Firenze, Olschki, 2013, pp. 336.

Descrizione
Questo libro intraprende un viaggio, teorico ed esperienziale, attraverso le passioni della lettura. Iniziando da quelle notturne come la malinconia, la nostalgia, l’accidia, e facendone sempre intravedere il rovescio, il desiderio di felicità e di amore che le muove. La lettura viene letta a partire dalla stiva, dove il cielo è un pavimento fessurato. Nulla è sicuro, ma tu leggi, sussurra l’occhio al ciclone, prima del silenzio.


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12 gennaio 2014

In libreria

Giampaolo Pansa
La Repubblica di Barbapapà. Storia irriverente di un potere invisibile
Milano, BUR  Rizzoli, 2014, 333 pp.

Descrizione
"Barbapapà è il soprannome che la redazione di 'Repubblica' aveva dato a Eugenio Scalfari, il fondatore e il primo direttore. Ho lavorato accanto a lui per quattordici anni, più altri diciassette all"Espresso'. E oggi qualche amico mi domanda sorpreso: 'Perché hai voluto scrivere da canaglia la storia del trionfo di Barbapapà e di quanto è accaduto dopo?'. Rispondo che l'ho fatto per non sottostare alla regola plumbea che tutela i grandi giornali. Fortezze sempre ben difese, capaci di incutere un timore riverenziale che induce a cautele cortigiane e narrazioni felpate. Con un po' di presunzione, sono convinto che nessun altro fosse pronto a costruire un racconto fondato su un'infinità di ricordi personali e con l'aiuto di un diario tenuto per decenni. Tuttavia questo non è un libro riservato ai soli addetti ai lavori. L'importanza acquisita da 'Repubblica' nell'ultimo trentennio fa del quotidiano guidato da Scalfari e oggi da Ezio Mauro un testimone unico dell'Italia odierna. Uno specchio autorevole, e in molti casi autoritario, che rimanda a un potere invisibile, ma concreto. Lo detiene il gruppo raccolto attorno a una testata in grado di influenzare partiti, governi, mode culturali, comportamenti di massa. Il mio racconto riporta sulla scena le stagioni che hanno reso forte 'Repubblica': l'epoca violenta del Settantasette, la bufera del terrorismo, l'assassinio di Moro, il caso P2, le battaglie con il Psi di Craxi e il Pci di Berlinguer...
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07 gennaio 2014

Il texano dagli occhi di ghiaccio


 
Il texano dagli occhi di ghiaccio è il più recente tra i libri usciti sul mercato che trattano lo scandalo di Lance Armstrong, vincitore di 7 titoli del Tour de France con l’imbroglio, grazie all’effetto delle sostanze dopanti. 
Da appassionato di sport mi sono documentato sulla vicenda e ho letto molto. Eppure, nessuno dei precedenti lavori mi aveva colpito, in particolare per la generale tendenza a prediligere l’indagine processuale a quella umana. E invece ritengo che questo sia un aspetto fondamentale, trattato nei minimi dettagli dagli autori di questo libro, Reed Albergotti e Vanessa O’Connell, due giornalisti americani del «Wall Street Journal», che si sono occupati di questo scandalo.
Il sottotitolo del libro recita “il più grande scandalo sportivo di tutti i tempi” e non si tratta di un’iperbole. Armstrong è stato coperto per un decennio dall’UCI (Unione Ciclistica Internazionale), che ha protetto e coccolato la propria “macchina da soldi”, il ciclista venuto dal Texas  che, sconfitto un tumore al testicolo, ha saputo rialzarsi e diventare mito negli States. Nessuno aveva mai trionfato per sei volte consecutive al Tour de France, la più grande competizione ciclistica al mondo, e Lance c’è riuscito per sette volte, entrando nella leggenda. Ma la confessione in diretta Tv a Oprah Winfrey ha distrutto quel mito, ha spazzato via il castello di cartone, frutto di decenni di bugie.
Come detto prima, i due autori partono dal nocciolo della questione, indagano sull’infanzia difficile di Armstrong, vissuta senza il padre biologico che non l'ha mai voluto riconoscere. Poi il problematico rapporto con la madre, le prime esperienze con il triathlon, gli esordi in bicicletta, la battaglia con il tumore e la scalata verso la leggenda. Se dalla lettura si evince la personalità del texano, ampio spazio è dedicato all’indagine, iniziata con le prime confessioni dei compagni di squadra della US Postal Service. Sono loro gli altri protagonisti, semplici elementi di quell’ingranaggio infernale finalizzato al successo di Armstrong. I due giornalisti sottolineano tra le righe come sia stato decisivo l’atteggiamento arrogante e ben poco umile di Lance, che ha certamente influito sul tradimento; gli ex compagni, infatti, hanno testimoniato di aver visto più di una volta il loro capitano iniettarsi EPO o procedere a trasfusioni per ossigenare il sangue, prendendosi una rivincita per passati affronti.
Sono soprattutto Tyler Hamilton e Floyd Landis (ex compagni alla Us Postal) ad aver contribuito allo smascheramento del sistema doping della squadra. Proprio per questo Albergotti e O’Connell indagano anche nelle loro vite private, nella sofferenza che li ha condotti, esasperati, a vuotare il sacco e mettere con le spalle al muro Armstrong.
Si tratta di una storia indubbiamente triste, soprattutto considerando che il texano aveva aperto una propria fondazione per la lotta al cancro e che questa, ennesimo elemento di sfruttamento per raggiungere il successo e la fama, è stata prontamente chiusa dopo la sua confessione.
Dal lieto fine al nuovo dramma: vale davvero la pena tuffarsi in questa inchiesta e leggere il ritratto di Armstrong. E alla fine tutto è più chiaro, si comprende perfettamente cosa abbia spinto il texano a comportarsi in questo modo, a trasformare la sua favola nel peggiore degli incubi. Soprattutto si arriva a un’unica e fondamentale certezza: Armstrong non ha mai corso per passione, ma solo per soldi e fama e, nel bene e nel male, è riuscito a raggiungere il proprio obiettivo con disarmante facilità.
Federico Parodi


Reed Albergotti - Vanessa O’Connell
Il texano dagli occhi di ghiaccio. Lance Armstrong, il Tour de France e il più grande scandalo sportivo di tutti i tempi
Milano, Mondadori, 2013, 430 pp.

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04 gennaio 2014

In libreria

"Gli italiani (parlo della grandissima maggioranza) non vogliono più essere italiani. Se ne fregano dei monumenti, dei musei, di San Pietro, della Chiesa cattolica, dei Palazzi Pitti e Uffizi; ci mandano i loro figli con la scuola, ma se ne fregano e se ne fregheranno i loro figli quando sarà il momento".  Goffredo Parise

 
Goffredo Parise
Dobbiamo disobbedire
a cura di Silvio Perrella,
Milano, Adelphi, 2013, 76 pp.
*disponibile anche in formato ebook

Descrizione
La borghesia, il sesso, il divorzio, l'aborto, la pornografia, la politica – insomma: l'Italia com'è, e come potrebbe essere se solo lo volessimo – nelle risposte di Parise ai lettori del «Corriere della Sera». Risposte limpide, ribelli, bruscamente poetiche, come si addice a un grande scrittore.
 
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02 gennaio 2014

Genova in libreria

Giulia Savio

 Leggere la città. Genova fra scienza, urbanistica e arte
 Roma, Aracne, 2013, 208 pp.
(disponibile anche in formato e-book)
 Descrizione
Il caso di Genova nell’ambito della letteratura di viaggio è assai particolare: manca, infatti, una riflessione complessiva su come la città sia stata percepita sia da parte dei forestieri sia, specularmente, dagli intellettuali locali. Il volume si propone di dare corpo ad uno studio coerente ed organico di temi ed argomenti fino ad oggi trattati in maniera episodica. L'intento della ricerca è quello di costituire un repertorio sistematizzato delle testimonianze scritte del viaggio a Genova nell‘arco di tempo scelto (XVII-XVIII secolo), e di individuare le novità riscontrate rispetto alla bibliografia nota e agli studi di settore conosciuti.
* link all'Indice e all'Introduzione del libro.
 
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