Università degli studi di Genova



Blog a cura di Marina Milan, con la partecipazione di studenti, laureandi e laureati dei corsi di Storia del giornalismo e Giornalismo internazionale dell'Università degli studi di Genova (corso di laurea magistrale interdipartimentale in Informazione ed Editoria).

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20 agosto 2015

«Linus», quando la rivoluzione ha inizio da una nuvola parlante

«Linus» è stato, fin dalla sua prima pubblicazione, un corpo alieno trapiantato in mezzo alle innumerevoli carte esposte nelle edicole italiane. La rivista può essere vista come la rappresentazione cartacea di quello che la Olivetti Programma 101 simboleggiò per l’informatica: un segnale di straordinaria innovazione sociale ancor prima che editoriale. Proprio come il primo personal computer della storia, nato anch’esso in quegli anni di intenso mutamento sociale e culturale, anche «Linus» annuncia l’avvento sulla scena di una figura sociale fino ad allora sconosciuta nel panorama italiano: quella di un ceto urbano individualizzato ed emancipato, in prima linea nel processo di globalizzazione e pronto a dialogare con omologhe figure dei centri urbani europei e americani. Il linguaggio utilizzato dai Peanuts riuscì a congiungere giovani e adulti di tutto il mondo in maniera assolutamente pionieristica, preparando la società a quel tipo di scenario che oggi ci ha condotto alla rete e ai social network e anticipando, nel suo piccolo, quella necessità di relazioni morbose che cinquant’anni più tardi ritroveremo sulle bacheche di Facebook e Twitter.
Nella sua opera Paola Maria Farina ci racconta la storia di questa prestigiosa rivista, arrivata quest’anno al suo cinquantesimo compleanno, partendo dalla storia del fumetto negli Stati Uniti, dal successo delle sundaystrips al più recente boom delle graphic novel, per poi passare all’impatto che i balloons hanno avuto nel Bel Paese dai primi del ‘900 ad oggi. Il mensile, pensato per un’utenza adulta e colta, contrariamente a ciò che si potrebbe pensare di una rivista a fumetti, portò in quegli anni una ventata di novità, incidendo fortemente sul costume e la cultura. L’intento fu quello di riconoscere al fumetto l’indubbio spessore culturale che essi meritavano, cercando di arrivare a quella fetta di lettori che fino a quel momento non ne avevano percepito il reale valore artistico. L’esplosione delle contestazioni portò a significativi cambiamenti e di conseguenza condusse «Linus» a scelte editoriali e commenti politicamente schierati. La rivista divenne in qualche modo militante e diventò un chiaro esempio di come, a prescindere dal tipo di pubblicazione, un buon utilizzo del mezzo possa condizionare il pubblico, indirizzandolo. Con il fallimento dei movimenti di quel periodo e il conseguente abbandono della militanza da parte della rivista, «Linus» vide chiudersi il suo periodo di maggior successo e i toni della rivista si ridimensionarono visibilmente. Successivamente all’affievolimento di questa sua anima battagliera, ebbe inizio una stagione di maggior pacatezza e autocritica, mantenuta anche nei decenni successivi.
Il percorso compiuto da Paola Maria Farina ha così permesso di mettere in luce quella serie di caratteristiche che hanno contribuito a rendere «Linus» un caso editoriale di indubbio successo, oltre che un punto di riferimento sul piano culturale e politico, evidenziando come fumetto e cultura possano tranquillamente andare a braccetto, riconoscendo ai balloons il meritato titolo di prodotto intellettuale.
Fabrizio Paolino


Paola Maria Farina
La rivista «Linus». Un caso editoriale lungo quasi mezzo secolo.
Cargeghe, Documenta, 2013, 149 pp.+ VIII


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