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28 agosto 2015
Beffe, leggende e inganni: ecco perché non possiamo farne a meno
Il lettore che cercasse un testo
di approfondimento sull’uso nel campo dell’informazione delle cosiddette
“bufale” (le notizie false o gonfiate ad arte), per comprenderne meglio le
cause, i contesti e le conseguenze, probabilmente non trarrebbe grande
giovamento da Bufale di Luca Damiani.
Questa Breve storia delle beffe mediatiche da Orson Welles a Luther Blissett,
infatti, è principalmente ciò che il sottotitolo stesso ci anticipa,
un’antologia piacevole e fin divertente di beffe e inganni veicolati dai mezzi
di comunicazione, non necessariamente giornalistici.
Damiani specifica fin dall’introduzione
le componenti essenziali di una bufala: l’utilizzo di un mezzo di comunicazione
di massa, l’esistenza di uno scopo da raggiungere - sia esso anche solo la gloria che deriva all’autore dalla
scoperta della bufala stessa - e la predisposizione del pubblico di ogni tempo
all’accettazione del falso, predisposizione la cui analisi è poi il fine ultimo
dell’opera.
Nei primi due capitoli la
raccolta va a pescare nella storia della letteratura, dell’arte, della scienza,
per presentarci inganni più o meno celebri il cui scopo è a volte economico, a
volte puramente ludico, più raramente politico e manipolatorio. Dal
giovanissimo Michelangelo che vende come originale una propria copia di
un’opera del Ghirlandaio alla Donazione di Costantino, da Henri Lemoine che
millantava di saper produrre diamanti alla leggenda della morte di Paul
McCartney. Questa è forse la bufala più complessa e sicuramente la più
affascinante, nella sua totale mancanza di scopo e nella sua resistenza allo
scorrere del tempo: è del 1969 la prima teoria e nel 1993 lo stesso Paul
McCartney ironizzò sull’argomento producendo un album dal titolo Paul is live, mentre ancora nel 2011
venivano pubblicati in Italia ben due libri, Paul is dead? e Codice
McCartney e l’ultimo articolo del Mirror
è del marzo 2015.
Ancora, Damiani ci ricorda del
panico scatenato nel 1938 da una realistica versione radiofonica della Guerra dei mondi e delle conseguenze
drammatiche de I protocolli dei savi
anziani di Sion, nonché delle celeberrime false teste di Modigliani
“ritrovate” nell’Arno nel 1984.
E’ poi il terzo capitolo del
libro a farci scoprire le beffe mediatiche che fin dall’inizio il lettore si
aspettava, quelle che utilizzano, a scopi per lo più politici, i mezzi di
comunicazione di massa. Jonathan Swift e Benjamin Franklin, con la prima
diffusione dei giornali in epoca illuministica, ne furono gli antesignani,
mentre fu l’Ottocento, con l’estensione del numero dei lettori e la necessità
di incrementare le vendite, ad aprire le porte a tutto un filone di notizie
sconvolgenti, filone che ha avuto successo fino all’epoca moderna (del 1947 la
bufala degli alieni a Roswell, che ha fornito materiale parecchi decenni dopo
persino per una serie televisiva). Il lettore dovrebbe porre particolare
attenzione alla sezione sulla manipolazione fotografica che, se ai tempi di
Lenin e dei suoi sottoposti caduti in disgrazia richiedeva grande perizia
tecnica, oggi può essere esercitata da chiunque abbia a disposizione un
computer e un minimo di esperienza in campo grafico. Damiani stesso sottolinea
la diffusione di questo fenomeno nell’ultimo capitolo, dedicato alle bufale nel
mondo di Internet, che si occupa diffusamente anche del Luther Blissett
Project, pseudonimo di un gruppo di anonimi, autori di opere di ogni tipo e di
beffe, nonché beffa nella sua stessa esistenza incorporea e dichiaratamente
artificiosa.
Quale può essere lo scopo di un
progetto come Luther Blissett? Secondo Damiani, dietro a quest’iniziativa c’è,
in parte, la stessa esigenza che spinge l’umanità in ogni parte del mondo e in
ogni epoca a credere almeno per un po’ alle bufale, quell’esigenza che
all’inizio ci si proponeva di individuare: la creazione di miti e di credenze e
la persistenza di un sano scetticismo e di una scintilla di dubbio che ci mettano
in grado di sopportare con più leggerezza le brutture del reale.
Una tesi finale che, per quanto
non supportata da alcuna pretesa di ricerca seria in senso scientifico, storico
o filologico, risulta alla fine nel complesso credibile, soprattutto grazie
alla gradevolezza della parte antologica, che sembra quasi ispirata al Calvino
delle Lezioni americane per
ricchezza, ironia ed elegante conduzione logica.
Selene Porchi
Luca Damiani
Bufale. Breve storia delle
beffe mediatiche
da Orson Welles a Luther Blissett,
Castelvecchi
Editore, Roma, 2004, pp.173.
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