Università degli studi di Genova



Blog a cura di Marina Milan, con la partecipazione di studenti, laureandi e laureati dei corsi di Storia del giornalismo e Giornalismo internazionale dell'Università degli studi di Genova (corso di laurea magistrale interdipartimentale in Informazione ed Editoria).

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10 gennaio 2018

I grandi Derby firmati da Gianni Brera


DERBY! edito nel 2015, è la raccolta di tutti gli articoli del giornalista sportivo Gianni Brera pubblicati in occasione del derby di Milano, la partita tra l’A.C. Milan e la F.C Internazionale Milano.
L’opera è stata pubblicata dopo la morte dell’autore per volontà di Paolo Brera, terzogenito  del giornalista Gianni Brera e anch'egli scrittore come il padre.
Il volume comprende la cronaca delle partite di calcio disputate tra il 1956 e il 1992, ed è inoltre una preziosa testimonianza dei cambiamenti che sono avvenuti in una città come Milano. La narrazione inizia dal boom economico avvenuto alla fine del secondo conflitto bellico e termina nel 1992, periodo in cui le due società sportive sono di proprietà degli imprenditori milanesi Ernesto Pellegrini e Silvio Berlusconi mentre Milano, è ormai una metropoli affermata e famosa in tutto il mondo.
La scelta di concentrare l’attenzione dell’opera sulla stracittadina è interessante: Il derby è una partita molto diversa da tutte le altre che si giocano durante la stagione; lo stadio è colmo di tifosi provenienti dalla stessa città, la distanza territoriale è quindi nulla, i posti a sedere sono tutti esauriti; durante la partita entrambe le squadre vengono sospinte e incitate dai propri tifosi per tutti i novanta minuti. Il cantante Adriano Celentano cantava “Eravamo in 100.000” per indicare il numero di tifosi presenti allo stadio in occasione del derby, un evento che quasi scandisce il tempo della città.
La rivalità tra le due formazioni, nata nel 1909 a causa della creazione dell’Internazionale Milano da parte di alcuni dissidenti dell’A.C. Milan, con il passare degli anni assunse anche caratteri politico e sociali.
Per la prima metà del XX secolo la tifoseria milanese era per la maggior parte divisa a seconda dell’estrazione sociale di provenienza: il tifoso interista proveniva dalla classe borghese mentre il tifoso milanista dalla classe operaia e popolare, in un periodo storico in cui la lotta di classe era particolarmente sentita. I soprannomi con le quali le due tifoserie si apostrofavano dipendono  da questa differenza di classe. I tifosi milanisti, per esempio, venivano chiamati “casciavit” (cacciavite) o “tramvèe”(tramvai), per la appartenenza alla classe operaia, mentre i tifosi nerazzuri erano scherniti con epiteti come “bauscia”(sbruffoni) o “muturèta” (perché potevano permettersi il privilegio di poter andare allo stadio in moto); questo dualismo ancora oggi sopravvive ma ha perso molto della natura socio politica che l’aveva contraddistinta nel corso degli anni.
In occasione del derby, gli abitanti della città sono stipati sugli spalti dello stadio: mentre sostengono e incitano la propria squadra i rapporti di parentela e di amicizia passano in secondo piano per quell’ora e mezza di gioco, come è stato per Franco e Beppe Baresi, non a caso scelti per la copertina per rappresentare in un’immagine il concetto di derby milanese. I due fratelli incarnano in pieno lo spirito del derby milanese; fratelli che si ritrovano in campo come avversari in una sfida senza alcuna esclusione di colpi, nel pieno rispetto dell’avversario per fare in modo che la propria squadra prevalga sull’altra.
Le sfide fra le due rivali milanesi sono raccontate ed analizzate da Gianni Brera con uno stile ed un linguaggio giornalistico che, fino ad allora, non si erano mai visti nella comunicazione italiana.
La seconda meta del XX secolo vede Gianni Brera nei panni del protagonista principale della cronaca sportiva, dato che egli riesce a dare vita a uno stile giornalistico innovativo e moderno, basato sulla vena letteraria e narrativa.
La prosa si sposa e si intreccia con la cronaca sportiva; il frutto è un cocktail frizzante di piacevole lettura.
Il lettore si ritrova immerso in una lettura scorrevole e difficile da abbandonare. La cronaca sportiva è rifinita preziosamente dal giornalista lombardo con termini e neologismi, utilizzati ancora oggi, e divenuti iconici per questo sport.
Di particolare importanza è il lessico di Gianni Brera; il giornalista è solito utilizzare spesso termini propri del dialetto in maniera particolare quello milanese, avvicinandosi così con il lettore medio.
La scelta dell’utilizzo del dialetto è molto importante dal punto di vista storico: l’Italia è ancora una nazione giovane, nata da nemmeno un secolo i tassi di analfabetismo sono ancora elevati e la maggior parte degli popolazione italiana parla solamente il proprio dialetto regionale. Il giornalista di San Zenone Po attraverso le sue opere vuole tentare di elevare le forme dialettali dal momento che queste sono vere e proprie forme linguistiche.
“Io non penso in italiano, penso in dialetto perché sono un popolano”. Con questa frase si può facilmente riassumere tutto il pensiero e l’opera di Gianni Brera.
L’intento del giornalista milanese è quello di portare modi di dire, pensieri e termini regionali all’interno di una lingua italiana universale e comprensibile in tutta la penisola.
Brera vede come il dialetto, unica lingua conosciuta per la maggior parte della popolazione, come un mezzo per accompagnare milioni di italiani nel processo di alfabetizzazione dal dialetto all’italiano. Questo processo tuttavia deve tenere conto delle peculiarità dei singoli dialetti salvando  e valorizzando ciò che si può portare in italiano.
Per molto tempo il giornalismo sportivo era stato considerato come una forma di giornalismo di secondo piano. Il giornalista di San Zenone Po invece, per tutta la sua carriera, è un fermo sostenitore della cronaca sportiva. Lo sport è una di quelle forme che unisce le masse sotto un’unica bandiera spingendole a tifare per essa, uno di quei rari momenti in cui è possibile vedere un’intera nazione unita.
La pagina sportiva è da sempre la pagina più letta e amata dai lettori, la pagina che colpisce l’immaginario collettivo e che permette ai lettori di fantasticare sulle imprese dei propri beniamini.
Dato che lo sport gode di questa posizione privilegiata, chi si occupa di cronaca sportiva deve agire di conseguenza; la prosa deve coinvolgere e trattenere l’attenzione del lettore e la cronaca deve avere una funzione pedagogica e istruttiva; avvicinare gli analfabeti a un utilizzo corretto dell’italiano e combattere anche l’analfabetismo di ritorno, che oggigiorno è una vera e propria piaga.
Lo stile di Gianni Brera è quindi un misto di narrativa e riferimenti alla cultura classica; al giornalista  milanese si deve l’introduzione di molti termini calcistici tuttora utilizzati.
Questi termini hanno tra le origini più svariate; tra i termini proposti da Brera ricordiamo intramontabile che deriva dalla letteratura classica greca; con questo termine si indica un giocatore che nonostante l’età avanzata non ha perso lo smalto. Il termine melina invece deriva dal dialetto bolognese e viene utilizzato per indicare quella fase del gioco nella quale una squadra cerca di controllare la palla per più tempo possibile. Il termine goleador deriva dalla spagnolo toreador della corrida. All’estro di Gianni Brera si deve anche l’introduzione del termine incornare con cui si fa riferimento a quando un giocatore riesce a trovare la rete grazie a un colpo di testa e superare i propri marcatori. Questa immagine  legata al mondo della corrida spagnola e l’attaccante viene paragonato a un toro.
Alla penna e alla vena artistica di Gianni Brera si deve anche l’adozione di alcuni nomignoli per alcuni giocatori, questi soprannomi creati dal giornalista sono rimasti legati in maniera indissolubile all’immagine dei singoli giocatori e che pronunciati ancora oggi evocano ricordi nell’immaginario dei tifosi.
Gianni Brera per indicare il difensore Franco Baresi, coniò il termine “piscinin” che nel dialetto milanese significa piccolino; questo appellativo faceva riferimento sia al fatto che Franco non era di statura molto elevata per giocare nel ruolo di difensore, ruolo che tuttavia ricopriva in maniera maestosa e che inoltre era il fratello minore di Beppe Baresi anch'egli giocatore e rivale in campo.
Un altro soprannome creato dal giornalista milanese é “bonimba”, per indicare l’attaccante Roberto Boninsegna. Il termine nasce dall’unione del cognome del giocatore con la parola “bagonghi” con cui si indicavano i nani da circo. Questo soprannome nasce dall’aspetto fisico dell’attaccante che, nonostante la bassa statura, riusciva facilmente a superare i difensori avversari e a sgusciare tra essi quasi come un nano da circo.
Giovanni Lodetti viene soprannominato “blasetta”, che nel dialetto milanese indica il mento pronunciato, caratteristica fisica che lo contraddistingueva.
Il mediano Gabriele Oriali viene ribattezzato come “piper” perché questo giocatore correva rapido per il terreno di gioco e rimbalza da una parte all’altra del campo quasi come la pallina di un flipper, questa sua caratteristica lo rese un idolo per i suoi tifosi.
Mario Corso viene apostrofato come participio passato del verbo correre, vista la sua poco dinamicità.
Gli eterni rivali Sandro Mazzola e Gianni Rivera sono soprannominati mazzandro e abatino.
Grazie a queste espressioni Brera riesce ad avvicinare i lettori ai propri idoli sportivi, che diventano quasi dei familiari per i tifosi. I lettori si trovano immersi nella lettura degli articoli sportivi e lo affrontano come un romanzo in cui vengono raccontate le gesta dei loro beniamini.
Il lettore si trova così costretto a leggere tutto l’articolo per scoprire il finale e scoprire come il proprio idolo sportivo è riuscito a superare l’avversario.
Lo stile di scrittura di Gianni Brera può ricordare lo stile dell’epica classica; la nazione italiana era nata da nemmeno un secolo, si sentiva il bisogno di eroi comuni a tutta la nazione che potessero unire tutti i tifosi e gli amanti dello sport sotto un’unica bandiera, quella italiana; attraverso i suoi articoli di cronaca riuscì a dare agli amanti dello sport quegli idoli e quegli eroi che, superavano gli avversari e compivano imprese come gli eroi dei poemi omerici.
In questi quasi 40 anni di cronaca sportiva Gianni Brera ha accompagnato milioni di tifosi delle formazioni milanesi attraverso grandi vittorie, traguardi ma anche attraverso sconfitte e delusioni.
Brera ha accompagnato più di una generazione di lettori sportivi, facendo da modello per molti che si sono avvicinati a questo settore. Negli anni in cui il cartaceo era la principale forma di informazione per gli italiani, per la maggior parte analfabeti, egli grazie alla sua penna e all’utilizzo si semplici parole riusciva a creare immagini forti, molte vicine alla realtà  con un leggero contorno poetico, epico e oggi anche  un po’ nostalgico.  Avvicinò milioni di italiani alla lettura di un prodotto giornalistico degno di questo nome elevando anche lo sport a una funzione pedagogica e istruttiva, cosa forse oggi dimenticata o passata in secondo piano.
Gianni Brera in molti dei suoi articoli, anche grazie ai riferimenti alla cultura classica, riesce a portare i lettori sportivi italiani a conoscere quelle figure iconiche dell’epica, che non avrebbero avuto altro modo di conoscere.
Francesco Vallerga

Gianni Brera
DERBY!,
BookTime, Milano, 2015.
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