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26 luglio 2008
In libreria
Enrico Morresi
L'onore della cronaca. Diritto all'informazione e rispetto delle persone,
Bellinzona, Edizioni Casagrande, 2008___
*Dello stesso autore:
- L’etica della notizia. Fondazione e critica della morale giornalistica, Bellinzona, Edizioni Casagrande, 2003. Link alla scheda del libro
- Etica del giornalismo economico. Fenomenologia di un oggetto sconosciuto, in "Problemi dell'informazione", 2004, 3, pp. pp. 301-320.
- La crisi di "Le Monde" in "Problemi dell'informazione", 2004, 4, pp. 523-538.
L'onore della cronaca. Diritto all'informazione e rispetto delle persone,
Bellinzona, Edizioni Casagrande, 2008___
*Dello stesso autore:
- L’etica della notizia. Fondazione e critica della morale giornalistica, Bellinzona, Edizioni Casagrande, 2003. Link alla scheda del libro
- Etica del giornalismo economico. Fenomenologia di un oggetto sconosciuto, in "Problemi dell'informazione", 2004, 3, pp. pp. 301-320.
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2 commenti:
È la stampa bellezza! - Manuale di sopravvivenza per chi scrive sui giornali e per chi li legge
ANONIMO, Milano, Orme, 2007, recensione di Gianfranco Sansalone 06/12/2007
Il Giovane Redattore è bene che sappia, se vuole diventare in fretta un giornalista esperto, che in qualunque testata egli si trovi, deve conoscere e osservare le 15 Regole Generali di Redazione e l'Unica Norma Generale del Giornalismo Universale. Quest'ultima recita: «È più facile sbagliare pubblicando una notizia falsa che sbagliare non pubblicando una notizia vera». Ovvero: una "bufala" non fa male a nessuno, ma una verità può procurare grane con l'editore, politici di riferimento, inserzionisti, amici e amici degli amici... se è scomoda, quando si può evitare è meglio, insomma. Le 15 Regole Generali, invece, abbracciano rapporti interni, quelli con le fonti, l'approccio col lavoro, i metodi per fare carriera: 1 – L'idea è un problema, la notizia è una soluzione; 2 – Il “no dei capi va motivato, il “si” no; 3 – Esecutore e beneficiario della marchetta raramente coincidono; 4 – Una marchetta non si discute, si fa; 5 – Il viaggio-merenda è una marchetta a orologeria; 6 – I pr non lavorano per il giornalista ma per il cliente; 7 – I comunicati stampa sono come il bikini: mostrano tutto ma nascondono l'essenziale; 8 – Il giornalista si lamenta di tutto; 9 – Giornalisti si nasce, ma è meglio nascere da giornalisti; 10 – Nessuno cerca qualcuno da raccomandare; 11 – Tutte le interviste sono veritiere ma false; 12 – Chi ha le notizie tace, chi non le ha si fa intervistare; 13 – Un direttore bravo dura poco (anche se resta direttore per 30 anni), uno mediocre troppo (anche se resta direttore per una settimana); 14 – Il timone non si cambia; 15 – Tutti gli articoli sono bellissimi.
“È la stampa bellezza!”, rimanda spesso, quando si entra nel tecnico, ai 79 titoli citati in bibliografia; ma in realtà da solo spesso è più efficace di tutti loro messi assieme. Perché compie il miracolo di raccontare, senza peli sulla lingua e in maniera semplice, diretta, divertente, impietosa, come nasce davvero un giornale. No, non come si cercano le notizie, si selezionano, si scrivono, si mettono in pagina e cose di questo genere di cui i manuali di giornalismo sono pieni (Vedi bibliografia, appunto), ma quali sono i reali meccanismi che fanno funzionare una redazione e spesso portano in pagina una notizia lasciandone fuori un'altra. Una qualunque, non ha importanza quale. Ed ecco allora che la vita dell'ipotetico Giovane Redattore, scelto come interlocutore privilegiato dall'autore, si popola di un sacco di soggetti, strumenti e di luoghi strategici spesso dai manuali “seri” descritti in maniera accademica oppure non considerati affatto. Nel primo gruppo le agenzie di Pr, gli uffici stampa, i comunicati stampa, il Cdr, i livelli gerarchici; nel secondo la macchinetta del caffé, i viaggi merenda, le marchette, i regali di natale, i “dannati” (collaboratori, stagisti e abusivi), il sesso in redazione, i consigli per farsi pubblicare un pezzo, per strappare una buona intervista («le uniche vere sono quelle che poi vengono smentite»), per farsi raccomandare, per farsi assumere, per non perdere tempo nelle riunioni di redazione, e così via.
Insomma, un libro che – come si suol dire - chiunque sia interessato al tema dell'informazione dovrebbe leggere. E che per i giornalisti esperti si rivela un utile “ripasso”. Con qualche concessione all'esagerazione qua e là, certo. Ma – per esperienza, visto che le redazioni non sono esattamente uguali – diciamo che ci può stare tutto. E, nonostante il sorriso che scappa spesso per la prosa indovinata, il tutto non è affatto divertente. Anzi. Il ripasso per il giornalisti è infatti “utile” perché lascia il veleno in bocca. Purtroppo infatti non si tratta di satira, ma di un andazzo reale, a dispetto del titolo tratto dalla frase che Humphrey Bogart/Ed Hutchinson, nel film “L'ultima minaccia” di Richard Brooks spara in faccia al mafioso mentre le rotative girano con la notizia che lo smaschererà, e lui non ci potrà «più fare niente, niente!».
E il fatto che l'autore del libro, un giornalista con vent'anni di esperienza, si mascheri dietro l'anonimato? Beh, questo rientra perfettamente nello spirito del mestiere così puntigliosamente illustrato. A questo punto firmarsi sarebbe stata un'imperdonabile gaffe.
È vero. Ma non giudicherei la cicostanza così severamente. L'uso dell'anonimato nella letteratura e nella saggistica di questo tipo non è necessariamente dovuto a codardia, ma spesso a strategie editoriali e di marketing che fanno gioco per lanciare il titolo sul mercato. Con questo non intendo dire che sia giusto o sbagliato: solo che è una tecnica di comunicazione che viene usata per mille ragioni diverse. Del resto, senza ricorrere ad esempi famosi, basta dare un'occhiata ai cataloghi delle case editrici (col “cerca” si fa presto) per vedere quanti Anonimi ci sono tra gli autori...
O pensa davvero che questo sia un libro "scomodo"? In 120 pagine non nomina una sola persona, una sola testata, una sola società di Rp: a chi da fastidio? A nessuno. Non svela alcun mistero, ma offre un realistico affresco di un ambiente sottolineandone le cose paradossali e non certo onorevoli, che tutti coloro che lo praticano conoscono benissimo. Usando uno stile brillante, efficace e amaramente ironico... La mancata firma? Secondo me in questo caso si è puntato all'effetto curiosità per fini commerciali e l'autore si è perso solo qualche telefonata e qualche messaggio di complimenti di quelli che non hanno saputo che l'Anonimo è lui. È la stampa bellezza! Purtroppo. Perché non credo che questo libro cambierà granché i comportamenti. E se riuscirà davvero a rendere più scafato e meno esposto anche un solo lettore o principiante giornalista in qualche situazione, ben venga.
Cordialmente
Gianfranco Sansalone
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