Il libro è costruito secondo sezioni ben definite che si occupano di approfondire i differenti ambiti sociali (la scuola e l’università, l’industria e il porto, il panorama culturale, il contesto politico, il mondo cattolico, i gruppi di destra…) in cui anche a Genova si registrò una stagione di estrema conflittualità sociale ma di altrettanto viva discussione politica. Tuttavia la volontà non è quella di fotografare solamente una città in un preciso momento della sua storia sociale, quanto piuttosto di coglierne i sommovimenti, le tensioni interne al mondo principalmente operaio e studentesco laddove si aprivano inaspettatamente gli spazi per una critica complessiva alla società capitalista. Da qui la scelta di dare spazio alle testimonianze dirette di “quelli che c’erano” (purtroppo non alle fotografie) ma soprattutto ai documenti interni e ai fogli che scandivano queste nuove forme di partecipazione. Dal racconto dei protagonisti emerge una città ambivalente e un’eredità di quegli anni ad oggi più distante, non sorpassata ma certamente più offuscata - per il peso e il clamore delle vicende - dalla cappa pesante di violenze degli anni Settanta e dall’esperienza eversiva. Come viene specificato nella premessa, “l’immagine di Genova ‘capitale delle Brigate Rosse’ si è dilatata azzerando non solo la complessità degli anni Settanta ma, appunto, anche il Sessantotto, a cui viene assegnato il ruolo di incubazione, di spazio politico e sociale destinato, senza soluzione di continuità a confluire nella stagione della lotta armata”.
La lettura è comunque ricca di spunti e va consigliata perché si muove su più livelli: attraverso i documenti penetra nel vivo delle difficoltà delle diverse forze tradizionali della sinistra - PCI, FGCI, CGIL - di comprendere e fare proprie le istanze che provenivano dal movimento giovanile (egualitarismo, antiautoritarismo, rifiuto dei modelli capitalisti di segmentazione della società, assemblearismo) superandosi come soggetti burocratici delegati; ricostruisce gli sforzi per creare realtà di base fra operai e studenti, analizza il ruolo e la composizione della classe operaia genovese di quegli anni, del mondo portuale e del suo peso specifico nelle mobilitazioni di piazza.
Ma cita anche nomi, episodi (gli sgomberi, le occupazioni, i fatti drammatici, come l’incendio all’Istituto di Storia dell’arte mentre la facoltà di Balbi è occupata) che videro protagonisti giovani universitari le cui prima rivendicazioni “sindacali” per le condizioni fisiche e umane in cui versava quell’università che stava diventando di massa, si erano trasformate in una più ampia scelta di critica ai modelli sociali vigenti.
Ne emerge una città sfaccettata, multiforme, certamente viva pur in un momento di criticità per l’inizio del processo di deindustrializzazione e per le scelte politiche che ne segnarono la definitiva crisi negli anni successivi.
A marcare poi questa vivacità, in ambito prettamente giornalistico, è la quantità di fogli, organi di partito, riviste di gruppo, dalla vita spesso breve che costellano quegli anni, anche a Genova; ma la tendenza a invadere lo spazio pubblico attraverso il giornale come strumento principale di propaganda da parte dei gruppi studenteschi e dalle diverse organizzazioni di lotta, coinvolge anche altri ambiti, a cui s’estende questa voglia di partecipazione attiva. Una curiosità su tutte, che sarebbe interessante (ri)scoprire: un nuovo associazionismo, una nuova cultura dell’assistenza, nasce in quegli anni in cui, fra le altre cose, si ridiscute sul ruolo dei manicomi e si aprono le prime comunità per disabili. A Genova, per volontà di Rosanna Benzi, ragazza simbolo di questa nuova lotta degli ultimi, chiusa in un polmone d’acciaio all’Ospedale San Martino, nasce la rivista “Gli altri”, vero e proprio organo di informazione destinato a dare voce agli emarginati, a quelli che il nuovo vivere urbano dimentica e mette da parte: disabili, invalidi, anziani, malati…
1 commento:
Benvenuto nel blog del Giornalismo riflessivo. Ottima segnalazione e ottima presentazione del libro.
Posta un commento