Università degli studi di Genova



Blog a cura di Marina Milan, con la partecipazione di studenti, laureandi e laureati dei corsi di Storia del giornalismo e Giornalismo internazionale dell'Università degli studi di Genova (corso di laurea magistrale interdipartimentale in Informazione ed Editoria).

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29 aprile 2009

In libreria

Vito Zagarrio
L’immagine del fascismo. La re-visione del cinema e dei media nel regime
Roma, Bulzoni, 2009, 292 p.


descrizione in quarta di copertina
Il volume affronta un problema attualissimo come quello del dibattito su intellettuali, cultura, mass media, cinema durante il fascismo. Un dibattito che percorre a volte drammaticamente gli ultimi decenni e che esplode ogni volta con un pretesto legato alla polemica ideologica: le celebrazioni della Liberazione, la ricorrenza delle leggi razziali, la vittoria di Berlusconi o quella di Alemanno, l’ultimo film di Pupi Avati o quello di Spike Lee, sono tutti pretesti per un complessivo “revisionismo” della cultura fascista. Ne sono prova un gettonato libro sulla generazione dei “redenti”, o i volumi sui giovani “repubblichini”, con conseguente rivisitazione della Resistenza. Ma ne sono prova anche i tanti programmi televisivi, i film italiani e tedeschi sui rispettivi passati scomodi, le tante fiction che recuperano sul piano umano Hitler o Speer, Ciano o Claretta Petacci, sino al recente film Sangue pazzo sulla “coppia maledetta” Ferida-Valenti. Il libro ricostruisce dunque, per la prima volta in maniera sistematica, il dibattito su fascismo, cultura e cinema dagli anni Settanta ai Duemila, e interviene sul modo in cui i mass media rappresentano il fascismo (nel cinema, nella televisione, nella stampa). Il cuore del libro è dedicato alla politica culturale in campo cinematografico e in particolare all''intervento del regime sull’industria del film negli anni Trenta, ma vengono presi in esame anche alcuni importanti casi di studio tra i film “fascisti”: analisi testuali sono dedicate ai film di Blasetti, al De Sica regista durante il fascismo, al Camerini regista della “modernità”; nozione ambigua su cui il volume riflette teoricamente, insieme al motivo costante del “doppio”. Altri tagli complementari sono quelli della storia orale, con una appendice di interviste inedite ai collaboratori della rivista «Primato» di Bottai, e un’intervista – inedita nella versione originale qui proposta – a Pietro Ingrao.
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26 aprile 2009

La notizia sportiva

Università degli studi di Genova
Corso di Laurea interfacoltà in
Editoria, Comunicazione Multimediale e Giornalismo

La produzione della notizia sportiva
Incontro con
Giovanna Rosi
Giornalista televisiva

Giovedì 30 aprile 2009 - ore 10
Aula Mazzini – Via Balbi 5 (III piano)
Genova

24 aprile 2009

Scaffale amico

Marco Coscione (cur.,)
America Latina dal basso. Storie di lotte quotidianeMilano, Punto Rosso, 2009

Descrizione
Raccolta di saggi, interviste, pagine di diario e storie di vita che ci raccontano il continente latinoamericano visto dal basso, con gli occhi degli attivisti, dei movimenti sociali, di ricercatori e giornalisti latinoamericani ed europei che conoscono a fondo il continente.
Indice del libroPrefazione (José Luiz del Roio)
Introduzione Continuano a muoversi (Marco Coscione)
Capitolo 1. Un movimento di movimenti…L’Altra Campagna: in basso e a sinistra (Lola Sepúlveda)/ Ecuador al bivio: tra movimento, leadership e “rivoluzione cittadina” (Pablo Ospina Peralta)
Capitolo 2 …in difesa del diritto all’educazione…
Cile: il movimento “pinguino” (Marco Coscione) /
El Salvador: costruendo l’utopia dall’università (Augusto Rigoberto López Ramírez) /La scuola di formazione politica del Movimento Indigeno e Contadino di Cotopaxi (María Belén Cevallos)

Capitolo 3 …e della Pacha Mama…
Uruguay: mobilitazione sociale in difesa dell’acqua (Raúl Zibechi) /La lotta del Movimento contadino paraguayano contro l’avanzata dell’agro-business nel nuovo scenario politico (Marielle Palau) / Pascua Lama: il clamore di un popolo grida “Vogliamo vita, vogliamo acqua!” (Javier Karmy Bolton)
Capitolo 4
…con un maggior protagonismo cittadino…
Brasile: il bilancio partecipativo di Porto Alegre (Marco Coscione) /Potere popolare ed organizzazione locale: i Consigli Comunali in Venezuela (Dario Azzellini)
Capitolo 5 …e più informazione dalla base…Multidirezionali e dialogici: i media della base in Venezuela (Malte Daniljuk) /La pazzia come forma di resistenza. Intervista a Hugo López, di Radio La Colifata (Verónica Gago) / No al TLC, tra movimenti sociali e mezzi di comunicazione in Costa Rica (Jan Ullrich)
Capitolo 6 …tra eguali ma differenti…
Nicaragua: con le nostre proprie parole, tessendo la nostra realtà di donne (Collettivo donne di Matagalpa)/
Movimento LGBT in Cile 1973-2010: la guerra dei “colas” in vista del bicentenario della Nazione (Iván Falcón Pizarro) /Le donne nel Movimento dei Lavoratori Rurali Senza Terra (MST).
Intervista a Maria do Carmo, dell’accampamento “Ho Chi Minh”, Minas Gerais, Brasile (Francesca Baggia)
Le dimenticate che continuano a morire… /Conversazione con Tatiana Sepúlveda, presidente di “Trans per il cambiamento” della città di Talca, Cile (Luís Venegas)
Capitolo 7 …occupando, resistendo e producendo…Argentina: “Tessere il futuro” tra contadini, fabbriche recuperate e commercio equo (Marco Coscione)
/ Tra costruzione alternativa e conflitto: le sfide collettive dell’economia solidale e socialista in Venezuela (Dario Azzellini)
Capitolo 8 ...riaffermando la propria anima indigena...
Territorialità del Potere Indigeno e rottura dello Stato Bianco-Meticcio: “Micro governi di quartiere” nella città di El Alto (Bolivia) (Pablo Mamani) /Colombia: resistenza indigena dal Nord del Cauca (Manuel Rozental e Vilma Almendra) /Genesi, esperienza, trasformazione e crisi del Movimento Indigeno Ecuadoriano (Alejandra Santillana y Stalin Herrera)
Capitolo 9 …in pace e senza dimenticare…
L’ombra degli invisibili… Rifugiati colombiani in Ecuador (Teresa Casanova)
/Colombia: con le comunità in resistenza civile (Giuseppe Coscione) /“Siamo uscite per dare forma ad un’opzione di vita”. Intervista a Estela de Carlotto (Verónica Gago) /La lotta per l’identità (Marco Coscione) /Guatemala: dal basso e verso il futuro (Miguel Ángel Albizures y Ruth del Valle Cóbar)
Capitolo 10 …affinché un’altra America sia possibile!
Cile 2004, è arrivata l’allegria. Primo Foro Sociale Cileno: speranze, sogni ed il bisogno di un mondo più giusto (Luís Venegas) / Ricordo del vero foro sociale… Caracas 2006 (Marco Coscione) /Il terzo Foro Sociale delle Americhe in Guatemala: suoni e colori dei popoli in marcia (Luciana Ghiotto)
Per concludere… se è possibile (Marco Coscione)
*Link alla pagina Web www.altramerica.com.es, a cura di Marco Coscione
*segnalato da Marco Coscione
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In libreria

Carlo Rognoni
Rai, addio. Memorie di un ex consigliere
Milano, Marco Tropea editore, 2009, 511 p.
Descrizione
Centouno episodi per raccontare la Rai. Centouno brevi capitoli per capire come cambia. Centouno pezzi che compongono un puzzle vario e complicato: dal ritorno di Bonolis al festival di Sanremo ai trionfi del commissario Montalbano, a Vladimir Luxuria vincitrice dell'Isola dei famosi. Dalla fiction su sant'Agostino ai record di Annozero e Ballarò... aspettando Fiorello. Ma si parla anche di come si confeziona un palinsesto vincente, che cosa è l'access time, e perché per battere tutti nel prime time non si bada a spese. Quanto costano i diritti per una partita della nazionale di calcio, che cosa cambia con la rivoluzione digitale e quale futuro ha la web tv. E poi, quanto guadagna Bruno Vespa, che cosa prevede il contratto di Fabio Fazio, quello di Simona Ventura, Antonella Clerici, Carlo Conti... E ancora: perché la legge che nomina il consiglio di amministrazione non funziona? Come si è passati dalla lottizzazione all'occupazione del fortino di viale Mazzini? Perché i partiti non fanno un passo indietro? Quanto pesa la crisi economica sul bilancio dell'azienda? Quale futuro per il canone? E per la pubblicità? E se la Rai facesse anche servizi a pagamento... Centouno storie che offrono insieme il grande affresco della televisione e del servizio pubblico, raccontate da chi per tre anni ha vissuto dall'interno e in diretta le vicende della più grande industria culturale italiana.
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Ercolani Stefania; Rognoni Carlo
Roma, RAI-ERI, 2009
Descrizione
C'era una volta la televisione... e sempre ci sarà. Quello che cambia è il modo di vederla. Siamo passati "da mamma Rai alla tv fai da te", da un consumo passivo a un uso interattivo, dall'idea di un televisore caminetto intorno al quale raccogliere tutta la famiglia a uno schermo in ogni stanza. Di più, alla tv sul computer, sul telefonino, a casa, in ufficio, in mobilità. Se una volta si manteneva solo con il canone e poi con la pubblicità, adesso si nutre e divora milioni di abbonamenti a pagamento. La pay tv, la pay per view, il video on demand raccolgono ormai un terzo di tutte le risorse del sistema radiotelevisivo. È una rivoluzione: che parte dalle tecnologie digitali, dalla convergenza fra tv, telefono e computer, per arrivare a sconvolgere le abitudini, il costume, l'economia degli individui. Non va dimenticato mai che dopo il sonno e il lavoro guardare la tv è ancora oggi in assoluto l'attività che ogni giorno occupa più tempo. Che cosa è e come si costruisce un palinsesto? Perché si parla di meticciato dei generi tv? Che cosa è "la stagione di garanzia" e chi se l'è inventata? Quanto pesa aggiudicarsi i diritti sportivi? Perché nella battaglia degli ascolti la fiction rende di più di un film? Che cosa è un mux? Serve ancora il servizio pubblico e se sì come dovrebbe cambiare la Rai? Siamo sicuri che le leggi che abbiamo siano all'altezza dei nuovi tempi? Perché il rapporto fra partiti e televisione continua a creare problemi?

23 aprile 2009

I Reporter di guerra

Università degli studi di Genova
Corso di Laurea interfacoltà in
Editoria, Comunicazione Multimediale e Giornalismo

Giovedì 23 aprile 2009 - ore 10
Aula Mazzini – Via Balbi 5 (III piano) Genova

Incontro con
Mimmo Cándito
Presidente italiano di Reporters sans frontières
sul tema
L'informazione non va più in guerra
Vittorie e sconfitte di un mestiere



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Mimmo Cándito è una delle autorevoli firme del quotidiano "La Stampa", inviato speciale, corrispondente di guerra, commentatore di politica internazionale. E' Presidente italiano di Reporters sans frontières. Dal 1992 al 1996 ha insegnato Teorie e tecniche dell'intervista al Diploma in Giornalismo dell'Università degli studi di Genova; attualmente insegna Teoria e tecniche del linguaggio giornalistico all'Università di Torino. E' direttore del mensile culturale "L'indice dei libri". E' autore di molti libri tra cui una importante storia del giornalismo di guerra, di cui è appena uscita l'edizione ampiamente aggiornata:
I Reporter di guerra. Storia di un giornalismo difficile da Hemingway a Internet, Milano, Baldini & Castoldi Delai editore, 2009, 704 p.

*link alla scheda del libro
*link al sito di Reporters sans frontières.

21 aprile 2009

In libreria

Pejman. Abdolmohammadi.
La Repubblica Islamica dell'Iran: il pensiero politico dell'Ayatollah Khomeini
Genova, De Ferrari editore, 2009, 265 p.

Il ruolo strategico dell’ Iran nello scacchiere mediorientale diventa sempre più importante; uno studio approfondito degli avvenimenti storici e politici, che hanno portato l’ Iran, dopo il 1979 ad essere la prima Repubblica Islamica nel mondo, è senz’ altro utile per comprendere l’ attuale politica persiana. Il presente lavoro si pone l’ obbiettivo di ricostruire il pensiero politico dell’ Ayatollah Ruhollah Khomeini, focalizzando l’ attenzione sui suoi aspetti progettuali. Khomeini, infatti, oltre ad essere stato un leader politico carismatico, è stato, anche l’ ideatore di un repubblicanesimo islamico che ha tentato, sotto la forma di una teocrazia rappresentativa, di far convivere i princípi laici e quelli religiosi. L’Autore Pejman Abdolmohammadi (Genova, 1979), dottore di ricerca in “ Pensiero politico e Comunicazione politica” presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’ Università di Genova, è attualmente docente a contratto in “ Storia e politica internazionale del Mediterraneo” presso la stessa Facoltà. Nel 2007-2008 ha tenuto inoltre due corsi integrativi intitolati “ Storia e politica dell’ Iran contemporaneo” e “ La geopolitica del Golfo Persico” .
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20 aprile 2009

Simonetta Gori Savellini
Storia del giornalismo. Il dopoguerra. Giornalismo di rimozione
Bologna, Odoya, 2009 , 350 p.

*scheda del libro
Al termine della Seconda Guerra Mondiale l’Italia è un paese insanguinato, dilaniato da conflitti umani e politici, è al contempo una terra di confine, l’ultima appendice occidentale sul Mediterraneo. Quale ruolo hanno avuto i giornali in questa situazione? Un ruolo principale, il veicolo tra le necessità del governo e la reazione del paese. Il sentimento sociale di chiudere con le questioni della guerra senza risolverle nasce proprio sulle pagine dei quotidiani appena ritornati nelle mani dei privati proprietari. Infatti, nel 1947, tutti i più diffusi quotidiani tornano nelle mani dei vecchi proprietari, che manifestano una linea editoriale desiderosa di chiudere con i vecchi conflitti e pronta ad alimentarne di nuovi. Il racconto, attraverso le parole dei giornalisti e gli articoli più significativi del tempo, del giornalismo italiano nell’immediato dopoguerra, dal processo Keserling (descritto magnificamente da Indro Montanelli nel 1947) alla cicatrice visibile di filo spinato a tagliare il territorio della Venezia Giulia e dell’Istria.Una storia della rappresentazione giornalistica dei conflitti presenti in Italia, tra antifascisti e anticomunisti, nella quale i giornali giocarono un ruolo politico, reso esplicito anche dell’analisi delle proprietà delle maggiori testate italiane.
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17 aprile 2009

Creatività responsabile

Lunedì 20 aprile 2009 ore 10 - 12.30
Università degli Studi di Genova
Facoltà di Architettura
Sal. S. Agostino 37 -Genova
"QUANDO IL DESIGN INCONTRA UNA CREATIVITÀ RESPONSABILE"
L'incontro è la prima tappa del Road Show di Pubblicità Progresso negli Atenei Italiani. E' anche il il primo evento di Think Up! La Creatività Responsabile per un futuro di valore, manifestazione promossa dalla Fondazione Pubblicità Progresso per il 2009: Anno Europeo della Creatività e dell'Innovazione.
La manifestazione intinerante si concluderà il 27 ottobre con la Quinta Conferenza Internazionale della Comunicazione Sociale, presso l'Aula Magna dell'Università degli Studi di Milano.
*Segnalato da Monica Cesana
Per informazioni sul Programma

14 aprile 2009

L'ultimo saluto

Per ricordare il terremoto che ha distrutto le città abruzzesi. Senza pietismi, né altro. Solo un modo per ricordare le vittime.

L’ULTIMO SALUTO
Un boato lungo venti secondi e poi il silenzio. Un cratere che inghiotte tutto ciò che poteva, lasciando morte e disperazione. Erano le 3:32 del 6 aprile.
Le lancette dell’orologio in piazza ancora ferme al momento della tragedia. Testimoniano quella notte. Macerie. Case che si sbriciolano ancora davanti agli occhi dei superstiti. Voragini che si aprono sotto ai piedi. La terra trema e non accenna a smettere. Le scosse di assestamento non rendono pace agli abitanti. Terrore. Ancora.
Duecentonovantaquattro i morti. Un’intera regione spazzata via. Solo cumuli di terriccio e pietre. Non ci sono neanche le bare nel piazzale della scuola “Ispettori e Sovrintendenti della Guardia di Finanza” di Coppito (Aq). Non c’è più nessuno.
Solo le pale meccaniche danno vita alle città. Ogni tanto qualche abruzzese ritorna lì. Forse per recuperare qualcosa. Forse per cercare qualcuno. Forse, solo per credere di aver sognato tutto quanto. Shock.
Giornali, radio, tv ci hanno bombardato in questi giorni di immagini di orfani. Di madri e padri sopravvissuti ai propri figli. Di genitori che si sono sacrificati, a volte invano, per ridare la vita al proprio bambino. Di studenti che sono morti solo perché volevano costruirsi un futuro dignitoso. Perché credevano ad un futuro migliore: il proprio. Un futuro passato. Immagini strazianti. Così come quelle di chi ce l’ha fatta. Di chi ha voluto vivere. Di chi non si è fidato delle scosse che si rincorrevano da mesi. E da giorni insistentemente.
Di chi è vivo e non capisce perchè. Di gente che vaga senza sapere dove si trovi.
Sono trascorsi otto giorni dalla sciagura e le immagini si rincorrono ancora per i notiziari. Le donazioni fioccano da tutta Italia e anche dall’estero. Anche dalla Germania, da Rottweil, gemellata proprio con il capoluogo.
Ricominciare. Ricostruire. Rinascere.
Queste le prerogative imposte dal governo e dagli stessi abitanti. Tutti si stanno mobilitando per non lasciare nell’oblio questa gente, queste persone che non hanno più nulla. Solo la loro dignità. Anche nel momento dell’ultimo saluto alle vittime. Compostezza. Fierezza mista a dolore, si leggeva nei loro occhi non bagnati dalle lacrime. Occhi che raccontavano, tuttavia, di aver ancora paura. Di non risollevarsi dal fumo che ancora circonda le loro case. Quel fumo che avvolgeva anche le duecentocinque bare. E i giocattoli appoggiati a quelle bianche. Quelle dei venti bambini.
Ed è proprio per queste persone, per quel silenzio che riecheggia nell’aria che bisogna ricordare. E non nuovamente accantonare. Non dovranno esserci solo parole dette per placare gli animi. Non dovrà essere una nuova “Irpinia”. Non dovranno essere abbandonati e costretti nei prefabbricati. Non dovrà essere solo una promessa “Ricominciare, ricostruire e rinascere”. Dovrà essere la realtà.
E adesso che anche le ruspe scaveranno negli ultimi edifici e profaneranno ciò che di più intimo si celava in quelle mura, in quelle case, saremo noi a ricordare. Per quegli occhi e quei lamenti mai urlati.
Cinzia Forcellino
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13 aprile 2009

Premio europeo per giovani giornalisti 2009




La Direzione Generale per l’Allargamento, in collaborazione con l’Associazione European Youth Press e Café Babel, ha lanciato oggi il Premio europeo per giovani giornalisti 2009, un concorso paneuropeo rivolto a giovani giornalisti. L’Europa celebra quest’anno il 20° anniversario della caduta della “cortina di ferro” e il 5° anniversario dell’adesione all’UE di otto Paesi dell’Europa Centro-Orientale e di Malta e Cipro. Questi anniversari offrono uno speciale spunto ai giornalisti - sia professionisti che aspiranti - di tutta Europa per manifestare ed esprimere il proprio punto di vista sull’allargamento dell’Unione Europea.
In seguito al successo della scorsa edizione, la Commissione Europea vuole offrire ad altri giovani giornalisti l’opportunità di mostrare il proprio talento. Inoltre, l’edizione 2009 è aperta, oltre che ai giornalisti della stampa e ai giornalisti online, anche a quelli radiofonici.
Il concorso è partito il 1° Febbraio e si concluderà il 31 Maggio 2009. L’argomento centrale degli elaborati per entrambe le categorie dovrà essere legato al tema dell’allargamento dell’UE e/o alla visione futura dell’Europa. I partecipanti dovranno essere di età compresa tra i 17 ed i 35 anni, e dovranno provenire da uno degli stati membri UE, da un paese candidato o potenzialmente candidato all’adesione (Balcani Occidentali e Turchia).
In occasione del lancio del concorso Olli Rehn, Commissario per l’Allargamento, ha affermato: “Diamo il benvenuto alla seconda edizione di questo concorso aspettando di leggere e ascoltare i punti di vista dei giovani giornalisti di tutta Europa. I giovani sono degli “opinion leader” importanti per la loro generazione e il concorso offre loro l’opportunità di condividere le proprie esperienze e punti di vista sul nostro futuro europeo.”
Nella valutazione degli elaborati, i membri delle giurie nazionali dedicheranno una particolare attenzione al taglio giornalistico di tutte le clip radiofoniche e degli articoli inviati che dovranno trattare il tema dell’allargamento dell’Unione Europea. I partecipanti possono accedere al concorso tramite il sito web: http://www.eujournalist-award.eu/. Il sito fornisce inoltre informazioni relative alla politica dell’allargamento UE, consigli utili per intraprendere la carriera giornalistica e un blog interattivo.
Le clip radiofoniche e gli articoli vincitori saranno pubblicati sul sito web del concorso; gli articoli saranno inoltre pubblicati in un fascicolo. I 35 vincitori nazionali del Premio Europeo per Giovani Giornalisti 2009 saranno premiati con un viaggio storico-culturale a Berlino tra la fine di agosto e l’inizio di settembre 2009. La capitale tedesca celebrerà quest’anno il 20° anniversario della caduta del muro di Berlino. Alla conclusione del viaggio i vincitori potranno incontrare rappresentanti dell’UE, politici, ambasciatori e giornalisti da tutta Europa.
Per avere informazioni su come partecipare al concorso visita il sito http://www.eujournalist-award.eu/.

*Bando segnalato da Damiano Razzoli
European Youth Press, Italia.

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Progetto “My Vote for my Europe”


CONFERENZA SULLE ELEZIONI EUROPEE
Sofia (Bulgaria)
9-13 maggio 2009
Giovani provenienti da Polonia, Portogallo, Italia e Bulgaria si ritroveranno a Sofia dal 9 al 13 maggio 2009 per una conferenza sulle elezioni europee nell’ambito del Progetto “My Vote for my Europe” promossa da Youth Press Bulgaria con il contributo del Programma Youth in action.
Youth Press Italia partecipa come partner italiano al progetto insieme al Forum Nazionale dei Giovani. Ogni organizzazione può partecipare con 5 ragazzi, incluso il responsabile, di età compresa tra i 18 e i 26 anni. La partenza è fissata per venerdì 8 maggio con ritorno il 13 maggio. Verrà rimborsato il 70 % del costo del viaggio (treno seconda classe, viaggio aereo low cost), vitto e alloggio sono coperti dall’organizzazione.
Nel periodo compreso tra il 1 al 6 maggio 2009, ogni partner dovrà realizzare un’intervista a 30 giovani di età compresa tra i 18 e i 26 anni chiedendo loro la propria visione dell’Europa e un giudizio sull’attività del Parlamento Europeo, in particolare sui temi della campagna elettorale.
I risultati delle interviste saranno riassunte durante i giorni della conferenza a Sofia in un unico report che verrà consegnato ai membri del Parlamento Europeo.
La conferenza si terrà presso l’Hotel Hilton di Sofia con la partecipazione degli europarlamentari, i membri del Parlamento bulgaro e i media locali.
Per il party internazionale bisogna portare vestiti, accessori, e musiche tradizionali tipici della propria nazione o regione.
Le adesioni per partecipare al progetto si raccolgono entro il 15 aprile 2009. Saranno selezionati 4 ragazzi di età compresa tra i 18 e i 26 anni.
Mandare i vostri dati all’indirizzo info@youthpressitalia.eu contenenti: nome, cognome, studi, attività, motivazione a partecipare al progetto. Indicare nell’oggetto della Mail “My Vote for my Europe”
Per maggiori informazioni contattare
Daniela Vismara daniela.vismara@tiscali.it
*Bando segnalato da Damiano Razzoli
Coordinatore di Youth Press Italia
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Youth Press Italia promuove la formazione al giornalismo e la nascita, la collaborazione e la crescita del giornalismo e dei media giovanili in Italia. In particolare sostiene l'educazione ai media, la partecipazione e integrazione dei giovani nel panorama mediatico nazionale ed europeo. Dal giugno 2008 Youth Press Italia è parte del network di European Youth Press.
*Link utili

12 aprile 2009

"Valori Comuni".

IL MIO DIO TI FA PAURA?
Mercoledì 15 aprile 2009 h. 15 - 18
Sala Espositiva della Regione Liguria
P.zza De Ferrari 1 Genova
"Immigrazione" e "paura", la coppia più di successo degli ultimi tempi, tanto mediatica da essere riuscita a mettere in ombra per mesi la crisi economica. Il discorso riguardo all'immigrazione e alle religioni diverse dalla cattolica sui media principali continua ad essere caratterizzato da un linguaggio allarmistico e cronachistico.
Accanto all'indispensabile laicità dello Stato, il diritto a praticare la propria religione è alla base delle società democratiche occidentali, è sancito anche dalla nostra Costituzione, ed è inteso sempre più come elemento profondamente connesso al rispetto dell'identità culturale dei cittadini di origine straniera.
E l'integrazione, in Italia, è costruita giorno per giorno nelle relazioni concrete, dagli insegnanti e dagli operatori sociali che si impegnano e ottengono risultati semplicemente pensando di fare il loro dovere, da tanti genitori che vivono serenamente la pluralità delle classi in cui sono inseriti i loro figli
Africa e Mediterraneo e Anolf Liguria propongono un convegno per discuterne, al termine del quale sarà inaugurata la mostra didattica "Valori Comuni". Il perdono, la non violenza, il rispetto dell'altro, la condivisione e la non discriminazione: questi i cinque valori alla base della mostra, realizzata a partire da fumetti di autori africani.
Ore 15 - Saluti di: Massimiliano Costa, Vicepresidente della Regione Liguria, Giovanni Enrico Vesco, Assessore alle Politiche attive del lavoro e della occupazione, Politiche dell'immigrazione, Andrea Marchesini Reggiani, Associazione Africa e Mediterraneo
Andrea Sanguineti, Anolf Cisl
Interventi di:
Claudia Nosenghi, Centro Risorse Alunni Stranieri di Genova, Massimo Repetti, Antropologo, Coordinatore scientifico del progetto Valori Comuni, Vincenzo Fano, Docente di Logica e Filosofia della Scienza, Università di Urbino, Modou Kandji, Responsabile sportello immigrati, Federazione solidarietà e lavoro, Rassmea Salah, Yalla Italia, rivista delle seconde generazioni "Voci dalle classi": esperienze di insegnanti sul rapporto tra alunni di diverse culture.

Orari della Mostra Valori Comuni:
La mostra sarà aperta dal 15 al 24 aprile 2009 dalle 12.30 alle 18.30.
*segnalato da
Africa e Mediterraneo
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05 aprile 2009

In libreria

George Saunders
Il megafono spento. Cronache da un mondo troppo rumoroso
Roma, Minimum Fax, 2009 222 p.

descrizione (dal sito dell'editore Minimum fax)
L’informazione, il dibattito politico, la promozione culturale sembrano sempre più passare, nel mondo di oggi, attraverso un megafono: messaggi urlati, semplificati, unilaterali, che abbassano gli standard della comunicazione e tarpano programmaticamente le possibilità di analisi critica. In questa raccolta di reportage di viaggio, saggi sulla letteratura e commenti satirici all’attualità, Saunders ci invita a fare il contrario: a spegnere i megafoni e accendere il cervello. Che racconti lo splendore corrotto e irresistibile di Dubai, le rocambolesche ronde notturne anti-immigrazione sul confine col Messico o ricordi la sua esperienza di lettore di Vonnegut, che analizzi la scrittura di Twain o che stili l’agguerrito manifesto degli Individui Riluttanti a Uccidere per un’Astrazione, le sue pagine sono una lezione (serissima ed esilarante al tempo stesso) di lucidità intellettuale e di sensibilità letteraria e umana. (Continua ...)
*link alla recensione di Giorgio Fontana per "Il Sole 24ore", 18 marzo 2009

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Cirillo Silvana; Neri Giuseppe,Dal nostro inviato. 50 anni di giornalismo italiano
Roma, Bulzoni, 2009, 258 p.


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04 aprile 2009

La fabbrica della paura

Antonio Scurati
Il bambino che sognava la fine del mondo
Milano, Bompiani, 2009, 309 p.
Romanzo

Il nuovo romanzo di Antonio Scurati denuncia in modo forte e chiaro la tendenza dell'informazione ad appropriarsi della cronaca nera fino a trasforsi in una vera "fabbrica della paura" che tiene sotto scacco l'opinione pubblica italiana.

*Link alla scheda del libro

Antonio Scurati, Un uomo senza storia. Col nuovo secolo siamo entrati nell’era della cronaca conosciamo soltanto la dimensione del momento “La Stampa”, 26 agosto 2008 (estratto dal sito Lastampa.it)

Non cercate un collegamento tra quest’articolo e un fatto di cronaca: non lo ha. Non lo ha per coerenza con la sua tesi di fondo. Il suo tema è, infatti, quella sensazione di vivere in un Paese sfinito che si è impossessata di molti italiani (soprattutto a sinistra) e la sua tesi è la seguente: quando l’orizzonte della storia si riduce a quello della cronaca, allora la vita pubblica si riduce a una patologia inguaribile di lungo decorso. Questa la sindrome da sfinimento civile che ci affligge: alla cronacalizzazione della pubblica opinione corrisponde la cronicizzazione della vita sociale.
Di recente Veltroni ha lamentato la «frenetica bulimia del presente» che cancellerebbe il passato e con esso lo spirito pubblico. Rimpiangendo la «grande storia», ha denunciato la perdita di memoria storica come «grande epidemia del nostro tempo». Ma lo ha fatto con un articolo di giornale impaginato nella cronaca politica. Come dire: roba che dura un giorno (massimo una settimana). La sua eco muore in questo istante, fucilata al muro di un tempo senza tempo (nel senso che ne ha poco, non che ne è fuori). Le sue parole, al pari delle mie (o di quelle di chiunque altro si aggiri da queste parti), rimarranno senza storia. Non sono prognosi, e nemmeno diagnosi. Sono parte del problema, non la sua soluzione.
Il problema è che la cronaca non passa alla storia. Cronaca e storia non sono lo stesso fatto osservato con due ottiche diverse, in campo lungo o in campo corto. Storia e cronaca sono, invece, due diverse direttrici del tempo. La sensazione è che al giro del secolo scorso si sia entrati in una nuova era: l’era della cronaca.
Quest’era non coincide con una nuova partizione del tempo ma con una sua nuova forma, non con una diversa porzione di storia ma con un nuovo modo di battere il tempo, diverso dal tempo della storia. Chiunque non segua questo nuovo ritmo, si sentirà un uomo sfinito. Dopo l’11 settembre si è rigettata la profezia della «fine della storia»: gli eventi luttuosi della guerra al terrorismo avevano rimesso in moto quella storia che si credeva finita. Ma forse non erano i contenuti fatidici, gli accadimenti epocali a mancare, forse erano le forme del nostro racconto a mutare. Il modo in cui raccontiamo la realtà sociale tende, infatti, a modificarla: da sempre gli uomini agiscono in forme consone al modo in cui immaginano che la loro storia verrà poi narrata. Gli eroi entrano nella leggenda molto prima di compiere le gesta che li eterneranno. Vivono in vista del memorabile fin dalla nascita. Il tempo del mito è il loro amnio. Ma anche il tempo della storia portava sempre con sé un’aspirazione al compimento, a superare il momento presente verso una fine che ne fosse anche il fine, verso il momento conclusivo e riepilogativo nel quale il protagonista del romanzo, voltandosi indietro, potesse dire: «Dunque è andata così, proprio così. Ecco la mia vita, la mia storia. La storia di tutti».
Una fine che completasse, un fine che compisse, questo è stato il segreto tormento, l’aspirazione violenta, la paura e il desiderio degli uomini al tempo della storia. Con il tempo della cronaca, però, le cose vanno diversamente. La cronaca non conosce compimento, non ne sente la mancanza, la cronaca insiste nel momento. Non ha problemi di consecutio temporum la cronaca. L’unico modo che conosce per umanizzare il tempo facendolo entrare in un racconto è di
declinarlo a presente. Quel presente che è nuovissimo con l’ultimo delitto fresco di stampa sul giornale del mattino e già vecchissimo all’ora del crepuscolo mediatico con i programmi delle undici di sera. Per questo la cronaca, gira e rigira, è sempre cronaca nera: un delitto al giorno e ogni giorno un delitto. Cronaca nera o cronaca rosa. Orrore senza fine o banalità ininterrotta. Questa l’alternativa secca.
La cronaca, nera o rosa che sia, non fa romanzo, sebbene il romanzo sempre più si faccia con la materia della cronaca. Mentre la storia colloca ogni singolo accadimento, per quanto
apparentemente insignificante, dentro il quadro di un processo più ampio che lo accoglie, lo spiega e lo giustifica, la cronaca lo abbandona a se stesso proibendo che la sua insulsa particolarità venga riscattata da un racconto più grande e, magari, anche da un futuro migliore. I rapporti tra la cronaca e quella forma riparatrice della narrazione umana che è il romanzo sono gli stessi che si potrebbero stabilire tra lo sciocco e l’uomo di genio: il secondo può comprendere il primo ma non vale l’inverso. Proprio per questo, però, il tempo della cronaca prevale su quello della storia. È più elementare, più diretto, più disperato. In una parola, più forte. Mentre il romanziere, il prete, lo statista si affannano a raccattare i frantumi della cronaca per incollarli in un mosaico d’impossibile redenzione, questa non si dà pensiero di essi. Non attende nessuna rivelazione in fondo alla calla nera della ferocia - o al pisciatoio della futilità - l’uomo della cronaca, non alza lo sguardo all’orizzonte. Non gli importa del mondo che verrà. E non si attende nessuna maturità dei tempi.
Il paesaggio che, al tempo della cronaca, si apre dinnanzi all’uomo vissuto nella storia e per la storia è un paesaggio di rovine. Di rovine e di abusi edilizi (che sono poi le rovine del presente). Pensiamo a uno di quei tanti meravigliosi paesaggi storici di cui era fatta l’Italia, quei paesaggi viventi, scolpiti nei secoli dal lavoro dell’uomo. Prima li abbiamo sottoposti a rigidi vincoli
conservativi, dichiarati patrimonio dell’umanità e poi abbandonati alla quotidiana erosione dall’assenza di un piano regolatore, di un progetto di sviluppo, di un’idea di futuro e di mondo. Ecco allora che, giorno dopo giorno, scandito dal tempo della cronaca, si svolge il lavoro della decomposizione: qualcuno dipinge di rosso acrilico la sua casetta accanto all’antico campanile, qualcun altro estirpa la vite per piantare una chicas, i più audaci impiegano i teli neri che in inverno proteggevano i limoneti per occultare un bilocale costruito nottetempo. Di questo passo, presto o tardi, tutti ci risvegliamo in una qualunque periferia fatta di squallide scatolette di cemento.
Oppure, non se ne esce. Al tempo della cronaca l’opinione pubblica c’è ma vive di emergenze: il suo è, dunque, un parere del tutto incidentale. In questo tempo d’epocale sconfitta la sinistra dovrebbe intraprendere una «lunga marcia», ma le lunghe marce hanno di necessità il passo della storia. E nessuno riesce più a sostenerlo. In questi tempi di silenziosa erosione non si ode nemmeno più il «lamento della scavatrice» che afflisse l’orecchio di Pasolini nell’Italia del boom economico e della prima, massiccia speculazione edilizia. Non sono più tempi questi di lamentazioni tragiche. La cronaca le ha sostituite con il ronzio di un termitaio in espansione. Un rumore sordo di basso continuo. Questa la colonna sonora delle vite di quelli che, come noi, vivono abusivi nel presente.
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01 aprile 2009

Festival Internazionale del Giornalismo

La terza edizione del Festival Internazionale del Giornalismo si terrà a Perugia dal 1 al 5 aprile 2009
Link al sito del festival per il ricchissimo Programma e i contenuti delle precedenti edizioni.

Link a
http://www.orangelog.eu/en/welcome/

*segnalato da G.R.

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