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30 maggio 2009
La "seconda umanità"
28 maggio 2009
Storia del giornalismo americano
Milano, Mondadori Università, 2008, 224 p.
I giornali aiutarono gli Stati Uniti a conquistare l’indipendenza almeno quanto le armi dei patrioti. Prima che sui campi di battaglia, il Nord dimostrò la sua superiorità sul Sud schiavista con la carta e l’inchiostro. Culla del giornalismo di massa e del reporting investigativo, la stampa d’oltreoceano fu determinante per l’entrata in guerra del Paese nei due conflitti mondiali, per far cessare la guerra in Vietnam e destituire Nixon. Dal primo foglio coloniale del 1690 alla crisi successiva all’11 settembre, i giornalisti Usa hanno sperimentato molte forme di servizio e di seduzione del pubblico, alternando impegno civile e sociale a periodi di decadenza. Ogni volta, però, hanno lottato per ritrovare la coerenza con i propri principi. Combinando rigore accademico, stile divulgativo e richezza di informazioni, il volume, che viene incontro a un’esigenza del panorama editoriale italiano, privo di un’opera analoga, tocca il rapporto tra fatti e notizie, e fa luce sul difficile compito di chi oggi è chiamato a “raccontare” in presa diretta una realtà tanto varia e mutevole.
25 maggio 2009
Un pubblico di indifferenti
24 maggio 2009
Tesi di laurea in Storia del giornalismo europeo
23 maggio 2009
In libreria
Milano, Contrasto, 2009 , 318 p.
scheda del libro dal sito dell'editore
Una divertente e acuta digressione sui temi del vero e del falso nella fotografia nata sulla scia delle accese discussioni intorno al digitale e alla sua estrema manipolabilità. Smargiassi tenta di dimostrare che la “rivoluzione digitale”, almeno in termini di rovesciamento del dogma referenziale della fotografia, della sua assunzione di veridicità, non esiste, perché quel dogma è stato sfidato con successo più volte anche nel secolo e mezzo della fotografia analogica. Con una serie di esempi e tanti gustosi aneddoti, il volume spiega “come” la fotografia abbia saputo mentire nella storia (in modo volontario e involontario), come la catena di decisioni umane e “inconscio-tecnologiche” che produce un’immagine implichi inevitabilmente un’alterazione della realtà percepita. Infine, affronta il “perché” l’immagine fotografica sia stata costretta o tentata di mentire. Michele Smargiassi è giornalista professionista da vent’anni, prima a l’Unità poi a la Repubblica, dove è inviato di cronaca e cultura, coltiva la sua passione per la storia e l’antropologia sociale della fotografia scrivendo articoli e saggi (uno dei quali, sulla fotografia familiare, è apparso sugli Annali della Storia d’Italia Einaudi), curando mostre e pubblicazioni, collaborando con musei e istituzioni, tenendo conferenze e corsi. Da uno di questi, dedicato al rapporto fra fotografia e realtà, è scaturita l’idea di questo volume. Vive a Modena.
[....] Riassumendo, il suggerimento è di riconoscere il contesto, alzare le difese, porsi delle domande, guardare con attenzione e ragionare di conseguenza. Né credulità, né totale scetticismo dunque, rispetto allo statuto di prova del racconto fotografico. (Leggi tutto ...)
Democrazia ed Informazione
Democrazia. Cosa si rischia senza l’informazione.
22 maggio 2009
Presentazione di libri a Genova
PROFONDO NOIR
dacci oggi il nostro orrore quotidiano...
di Adriano, Cacace, Cambosu, Zito, Caturano, Ceccarelli, Chierchia, Coglitore, Cosentino, Gironi, Monteverde, Paoli, Taffarello, Zucchi, Varotti, Zazzara,
edizioni 9muse, 2009
Storia noir di una Milano marginale
di
Sergio Paoli
Fratelli Frilli Editore
Stefano Termanini, Editore Travel2Liguria, Simona Calissano, collaboratrice di web magazine e blogger Liliana Cosso, leggerà alcuni brani tratti dai due volumi
venerdì 22 maggio - ore 18,00
21 maggio 2009
In libreria
Scritti di: Alberto Abruzzese, Maria Tilde Bettetini, Renato Boccali, Corin Braga, Ionel Buºe, Mauro Ceruti, Francimar Duarte Arruda, Patrizia Nerozzi Bellman, Daniel-Henri Pageaux, Federico Pellizzi, Mario Perniola, Maryvonne Perrot, Paolo Proietti, Aldo Trione, Fabio Vittorini, Myriam Watthee-Delmotte, Jean-Jacques Wunenburger, Ilana Zinguer.
17 maggio 2009
Sri Lanka, l'ennesimo conflitto dimenticato
Per capire i problemi odierni di questo paese non si può ignorare la sua storia. Ceylon è stata dal 1505 prima colonia portoghese poi olandese e infine inglese; dal 1815 proprio l’Inghilterra qui inizia a coltivare tè e caffè, importando manodopera indiana a nord e est dove si sviluppa la minoranza Tamil, di fede induista, mentre la maggioranza del paese è di fede buddista. I rapporti tra Tamil (dell'India e dello Sri Lanka) e singalesi sono sempre stati complessi, talvolta pacifici, talvolta bellici, con invasioni in entrambe le direzioni e fusioni tra i due popoli.
Nel 2002 vi è stato un accordo di “cessate il fuoco” tra governo e ribelli ma, nonostante i mediatori di pace norvegesi, esso è stato violato da entrambe le che avevano però accettato per la prima volta di scambiare prigionieri di guerra; è stato il momento di maggiore vicinanza del paese di sempre ad un accordo di pace duraturo. Tuttavia le “tigri” hanno rotto i negoziati e nonostante la situazione di enorme difficoltà creata dallo tsunami del 2004, gli scontri tra le Tigri Tamil ed i militari non sono cessati, e stanno continuando anche oggi, dopo essere già costati 70.000 vite.
Nel 2005 Mahinda Rajapaksa è diventato presidente, ha escluso l’autonomia per i Tamil nel nord-est e ha promesso di rivedere il processo di pace e così nel 2006 è ripresa la guerra; nel 2009 l’esercito singalese ha conquistato le principali basi tamil e il maggiore ospedale nel territorio dei ribelli è stato colpito dalle bombe-grappolo (cluster bombs) causando la morte di 52 civili, in violazione delle leggi umanitarie, anche perché avvenuto quando l'esercito aveva comunicato la vicina liberazione di migliaia di persone rimaste intrappolate dalla ripresa dei combattimenti da parte delle Tigri Tamil dopo la fine di una tregua di 48 ore dichiarata dal governo. Governo e ribelli hanno ricevuto molte pressioni per dichiarare una tregua che permetterebbe ai feriti di essere evacuati dalla zona di guerra nel nord est e agli aiuti umanitari di intervenire; tuttavia il governo ha escluso ogni tregua e ha promesso di sconfiggere i ribelli. L’ultimo tragico fatto è il bombardamento di un ospedale la scorsa settimana (maggio 2009), ennesima dimostrazione della guerra senza regole attuata dalle due parti che, peraltro, si sono rimbalzate la responsabilità dell’accaduto accusandosi a vicenda.
Si registrano gravi violazioni dei diritti umani da entrambe le parti del conflitto, regolarmente accusate di evidenti abusi dei diritti umani da organizzazioni come Amnesty International e Human Rights Watch. Tuttavia questo non è un conflitto tra due stati con propri governi ufficialmente riconosciuti e quindi vi è un problema di interpretazione del diritto internazionale in quanto non si può parlare in questo caso di occupazione coloniale, ma di un conflitto interno non-internazionale che è quindi disciplinato dal diritto umanitario ma anche dalla tutela internazionale. La situazione è dovuta anche ad un altro grande problema che il diritto internazionale sembra ancora ben lontano dal risolvere, cioè quello legato al concetto di sovranità perché il diritto internazionale è definito come il diritto della comunità internazionale che riconosce la sovranità degli stati; ciò vuol dire che esso interviene solamente laddove la sovranità del singolo stato non riesce a porre rimedio ai propri problemi; da qui l’ovvia difficoltà di applicazione degli standard dei diritti internazionali, perché la comunità internazionale non può, come in questo caso, intervenire in quelle che sono (dato che non si tratta di conflitto internazionale) vicende nazionali interne, ma non può neanche ignorare le migliaia di morti che esse stanno generando. Lo Sri Lanka ha firmato le Convenzioni di Ginevra tuttavia, come molti altri paesi, rispetta le loro disposizioni ma solo volontariamente, non ritenendosi obbligato in alcun modo; ciò rappresenta un “cortocircuito” del sistema del diritto internazionale in quanto se non si è obbligati a rispettare delle regole, le sanzioni derivanti dalla loro non osservanza non hanno alcun valore vincolante, ma solo morale.
15 maggio 2009
In libreria
Milano, Rizzoli, 2009, 183 p.
scheda del libro
Conoscere il mondo per cambiarlo, o perlomeno per spiegarlo: è la vocazione di quelli che il giornalismo lo hanno preso da giovani, come una malattia. Enrico Mentana ne racconta il decorso, che nel suo caso coincide con tutte le storie che in questi anni hanno segnato la vita pubblica nazionale. Che si parli della stagione di Tangentopoli o del dramma di un sequestro, di una nuova testata giornalistica o di una "discesa in campo", c'è sempre nel risvolto di ogni vicenda un insegnamento per la libertà di informare e per il dovere civile di tutti. Tra guerre, sfide politiche, lotte giudiziarie, errori e orrori di cronaca. Mentana ha vissuto faccia a faccia con i fatti e i personaggi che sono entrati in tutte le case d'Italia, depositario della responsabilità di mostrare giorno per giorno la realtà e i suoi lati oscuri. Ognuna di queste storie è specchio dei tempi, dei poteri che governano, degli equilibri che li legano. Raccontate da chi si è trovato, mentre accadevano, nei luoghi forti del giornalismo, disegnano un ritratto originale, con i tic e meschinità, ma nonostante tutto anche l'emozione, che appartengono tanto alla quotidianità di spettatori quanto al mestiere di chi informa. C'è chi lo fa per noia, o per professione. E chi lo fa per "l'ebbrezza di avere in mano il potere della notizia, e di diffonderlo senza usarlo per nessun altro fine". La morale è una sola: che non è questione di buoni o cattivi, di giusto o ingiusto, ma di obiettività o no, di rigore o no, di "passionaccia" o no.
14 maggio 2009
In libreria
Sociologia del format. Dall'idea al prodotto televisivo
Milano, Unicopli, 2009, 303 p.
scheda dell'editore
13 maggio 2009
FLORIDA STUDIO
Teodora Cristalli
12 maggio 2009
In libreria
Una storia della lettura
Milano, Feltrinelli, 2009, 312 p.
scheda del libroUna storia della lettura non è “la storia” della lettura, ma è, appunto, “una storia” della lettura – soggettiva, unica, parziale, passionale, intima. Con rigore e con una leggerezza che è sempre affabilità, Manguel parte da annotazioni personali, passi autobiografici, aneddoti che dissacrano la letteratura in quanto scienza e arriva a celebrare la superiorità della lettura e, soprattutto, dei lettori. A questo scopo chiama in causa Plinio, Dante, Cervantes, sant’Agostino, Colette e l’amatissimo Borges, di cui in gioventù è stato fedele lettore ad alta voce. Manguel parla della forma del libro, dei libri proibiti, del valore delle prime pagine, di cosa vuol dire leggere in pubblico e, al contrario, dentro la propria testa, e ancora, del potere del lettore, della sua capacità di trasformare e dar vita al libro, quanto e forse più dell’autore stesso, della follia dei librai e del fuoco sacro che divora ogni vero appassionato di storie. E lo fa attingendo a immagini della sua infanzia a Buenos Aires, quando passava ore e ore nella libreria vicino a casa, o sotto le coperte, eccitato e rapito da quel tempo segreto rubato alla notte e consegnato all’immaginazione.
10 maggio 2009
Giornalismo e democrazia
09 maggio 2009
Il Giornalismo d'Inchiesta "A Chiare Lettere"
A inaugurare il festival sarà Roberto Saviano, con un video registrato per l’occasione a cui seguirà il conferimento della cittadinanza onoraria a Giuseppe Gualtieri, il questore che ha arrestato Provenzano.
Nella bellissima cornice del centro storico di Marsala saranno realizzati incontri, dibattiti, conferenze e visioni di film e documentari sul tema dell’informazione in Italia a partire dal giornalismo d’inchiesta, inrelazione anche alla attuale crisi dei quotidiani e al prepotente sviluppo dell’informazione online.
Giornalismo d’inchiesta vuol dire libertà d’informazione, ricerca della verità, nessuna appartenenza a partiti o schieramenti politici, distanza da potentati economici o religiosi. Per stare dalla parte di chi vuole semplicemente sapere.
08 maggio 2009
Fotografia: mezzo di comunicazione o di seduzione?
Il 2 maggio, in occasione della quarta edizione di Fotografia Europea, sono stata a Reggio Emilia. Quest’anno la rassegna aveva come tema l’Eternità, la questione del tempo nell’immagine fotografica.
La fotografia nell’ambito del giornalismo riveste un ruolo molto importante. L’immagine può essere molto più immediata e d’impatto delle parole inoltre, le immagini sono leggibili da tutti. Certo, bisogna poi che la lettura sia esatta, ma sta al buon fotografo presentare immagini chiare, che non lascino spazio a sbavature mentali.
Il tempo… l’otturatore in un attimo si apre e si richiude, consegnandoci attimi di tempo. Qualcosa che mai prima era avvenuto e mai più accadrà, non in quel modo, non in quel momento, è ora impresso su una pellicola (o su una memory card digitale). Qualunque sia il supporto che stiamo utilizzando, abbiamo tra le mani un potente strumento di comunicazione, strumento con il quale possiamo effettivamente intrappolare momenti reali. Non dimentichiamoci poi di quanto la fotografia sia capace di smuovere i sentimenti, di come, alle volte, una fotografia possa prenderti dritto allo stomaco e strizzarti le budella; di quanto stupore e incredulità, rabbia, dolore, gioia e quanto altro possa creare. Ogni millimetro di negativo, ogni pixel, contiene una grande energia.
Prima ho accennato al fatto che una fotografia deve anche essere letta nel modo giusto. Attenzione, stiamo ben attenti a non farci prendere per il naso (detta proprio in maniera educata) dalle immagini. Bisogna imparare a distinguere ciò che è stato appositamente costruito e ciò che invece è una pura immagine del reale che, certamente, sarà il reale per quel fotografo che in quel momento ha scelto di scattare, e sarà un reale “tagliato”, un reale entro i margini, ma pur sempre vero. Il nostro quotidiano è rigonfio d’immagini preconfezionate, tentano in tutti i modi di sedurci, di abbindolarci e compiacerci.
Io scelgo il reale e le sue rappresentazioni sincere e non ho vergogna nel lasciare che una fotografia vera mi commuova, ho vergogna semmai per la commozione scaturita da uno spot pubblicitario, da un servizio di cronaca nera o, ancor peggio ma ahimé molto attuale, da un reality.
Vorrei un po più di immagini autentiche accompagnate da autentiche emozioni.
Chiara Ravano
*link al sito di Fotografia europea
FAREUROPA
Corso di Laurea interfacoltà in
Editoria, Comunicazione Multimediale e Giornalismo
FAREUROPA: giovani giornalisti per il futuro
Damiano Razzoli
Coordinatore dell’Associazione Youth Press Italia presenterà il
Premio per Giovani Giornalisti Europei 2009
ed i Progetti dell’ European Youth Press
Venerdì 8 maggio 2009 - ore 10 Aula Mazzini – Via Balbi 5 (III piano) Genova
European Youth Press è nata nel 2004 al fine di valorizzare la formazione al giornalismo e promuovere l’integrazione dei giovani giornalisti e dei media makers europei. Il network riunisce 18 associazioni nazionali tra cui Youth Press Italia , nata nel 2008.
La Direzione Generale per l’Allargamento, in collaborazione con l’Associazione European Youth Press e Café Babel, ha lanciato oggi il Premio europeo per giovani giornalisti 2009, un concorso paneuropeo rivolto a giovani giornalisti. L’Europa celebra quest’anno il 20° anniversario della caduta della “cortina di ferro” e il 5° anniversario dell’adesione all’UE di otto Paesi dell’Europa Centro-Orientale e di Malta e Cipro. Questi anniversari offrono uno speciale spunto ai giornalisti - sia professionisti che aspiranti - di tutta Europa per manifestare ed esprimere il proprio punto di vista sull’allargamento dell’Unione Europea. In seguito al successo della scorsa edizione, la Commissione Europea vuole offrire ad altri giovani giornalisti l’opportunità di mostrare il proprio talento. Inoltre, l’edizione 2009 è aperta, oltre che ai giornalisti della stampa e ai giornalisti online, anche a quelli radiofonici. Il concorso è partito il 1° Febbraio e si concluderà il 31 Maggio 2009. L’argomento centrale degli elaborati per entrambe le categorie dovrà essere legato al tema dell’allargamento dell’UE e/o alla visione futura dell’Europa. I partecipanti dovranno essere di età compresa tra i 17 ed i 35 anni, e dovranno provenire da uno degli stati membri UE, da un paese candidato o potenzialmente candidato all’adesione (Balcani Occidentali e Turchia). In occasione del lancio del concorso Olli Rehn, Commissario per l’Allargamento, ha affermato: “Diamo il benvenuto alla seconda edizione di questo concorso aspettando di leggere e ascoltare i punti di vista dei giovani giornalisti di tutta Europa. I giovani sono degli “opinion leader” importanti per la loro generazione e il concorso offre loro l’opportunità di condividere le proprie esperienze e punti di vista sul nostro futuro europeo.” Nella valutazione degli elaborati, i membri delle giurie nazionali dedicheranno una particolare attenzione al taglio giornalistico di tutte le clip radiofoniche e degli articoli inviati che dovranno trattare il tema dell’allargamento dell’Unione Europea. I partecipanti possono accedere al concorso tramite il sito web: http://www.eujournalist-award.eu/. Il sito fornisce inoltre informazioni relative alla politica dell’allargamento UE, consigli utili per intraprendere la carriera giornalistica e un blog interattivo. Le clip radiofoniche e gli articoli vincitori saranno pubblicati sul sito web del concorso; gli articoli saranno inoltre pubblicati in un fascicolo. I 35 vincitori nazionali del Premio Europeo per Giovani Giornalisti 2009 saranno premiati con un viaggio storico-culturale a Berlino tra la fine di agosto e l’inizio di settembre 2009. La capitale tedesca celebrerà quest’anno il 20° anniversario della caduta del muro di Berlino. Alla conclusione del viaggio i vincitori potranno incontrare rappresentanti dell’UE, politici, ambasciatori e giornalisti da tutta Europa. Per avere informazioni su come partecipare al concorso visita il sito http://www.eujournalist-award.eu/.
*Bandi segnalati da Damiano Razzoli - Coordinatore di Youth Press Italia
http://www.blogger.com/
D. Razzoli, Tra Europanto e Webciety: alcuni esempi di giornalismo transnazionale, in "ticonzero. rivista di economia della cultura" (n.97/2009) 15 p. in formato pdf (link sul titolo)
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