Università degli studi di Genova



Blog a cura di Marina Milan, con la partecipazione di studenti, laureandi e laureati dei corsi di Storia del giornalismo e Giornalismo internazionale dell'Università degli studi di Genova (corso di laurea magistrale interdipartimentale in Informazione ed Editoria).

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21 gennaio 2010

Tacchi a spillo e dreamers solo di notte

Ho già scritto sulla questione Mediaset vs Youtube, ho già invitato a riflettere sui provvedimenti delle istituzioni e le limitazioni delle libertà personali. Se nell’episodio precedente è stata la magistratura a decidere sul web, in questo è il governo a decidere sulla tv. Dopo l’abbattimento della legislazione a sostegno delle produzioni indipendenti di fiction e di cinema italiano, il freno agli affollamenti pubblicitari per il satellite, la stretta sul web, l’articolo 9 del così detto decretoTv, che entrerà in vigore tra una settimana, vieta "la trasmissione, anche a pagamento, dei film ai quali sia stato negato il nulla osta per la proiezione o la rappresentazione in pubblico o che siano stati vietati ai minori di anni diciotto nonché dei programmi classificali a visione per soli adulti dalle 7 alle 23 su tutte le piattaforme di trasmissione". In un primo momento ho pensato fosse un bene, pensando ai film porno. In un secondo momento ho realizzato che la realizzazione e la fruizione di queste opere generano lavoro e guadagno. In un terzo momento ho letto e riflettuto che confinare i film per adulti sarà confinare film come Tacchi a spillo di Almodovar e The dreamers di Bertolucci (i primi che mi vengono in mente). In un quarto momento mi sono documentato come fosse principalmente colpita SkyTv che ha cinque canali per adulti con un fatturato di 45 milioni di euro, che continua sia a esser colpita, dopo i tetti pubblicitari, sia a rimaner estranea alla polemica politica. In un ultimo e sesto momento (e non è servito il sesto senso) ho scrollato la testa per l’ennesimo colpo basso, nel corpo a corpo Berlusconi-Murdoch. Non penserò male, ritornerò ai primi momenti della mia riflessione. I bambini vanno tutelati, ma serve coerenza (per la cultura). Un film troppo spinto può far male, ma uno violento fa male uguale; uno spot televisivo ferisce come una scena cinematografica; una battuta detta in una trasmissione o un’esasperazione fatta in un talk possono infastidire come una scena a letto in un film così o un pugno tirato in un film colà; infine c’è il telecomando per cambiare canale e ci sono i genitori per cambiare camera. Infine c’è che bisogna tener conto di tutti i momenti della riflessione, fino al sesto, e se necessario aggiungerne un settimo e un ottavo. È una questione di libertà personali, come sempre.
Alessandro Ferraro

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