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25 febbraio 2010
Italia, amore mio
Dialogo (a senso unico, forse senza senso) sulla democrazia
Italia, amore mio, sei tu una monarchia fondata sul televoto quindi? Posso chiederti, Italia, come mai ti opponi a ogni opportunità? Ti spiego: io, sai, sono dell’estrema Liguria d’occidente e qui il Festival di Sanremo si segue. Ha vinto un amico di Maria come l’anno scorso… la conosci Maria no? Sì, conoscerai anche il pupo e il principe che sono arrivati secondi, e anche i due ragazzetti col bel viso, bella voce e, evidentemente, l’x-factor, che sono arrivati uno terzo tra i grandi e l’altro primo tra i giovani. Li conoscerai tutti sì, so che guardi tanta tivù. Ecco, leggevo Repubblica l’altro giorno… come cosa vuol dire? Ah vero, non leggi i giornali: no no, non sto cospirando (semmai sospirando), “repubblica” è solo il nome di un quotidiano, se vuoi anche una forma... vabé, non importa ora (so che non sei in forma). Allora, dicevo: ho letto un interessante intervento di Ilvo Diamanti che dice che «c'è il popolo informato e interessato, che corrisponde alla giuria popolare, selezionata da Ipsos (…) rappresentativa delle persone che acquistano musica (…) o comunque la conoscono e la ascoltano con regolarità. Sono elettori esperti. Poi, ci sono gli specialisti. I maestri orchestrali. Più che elettori interessati: veri e propri militanti. In grado di valutare le qualità dei concorrenti e della loro offerta. Le canzoni e i cantanti. I programmi e i candidati. Infine ci sono gli elettori disinteressati. Quelli che ascoltano la musica in modo disattento. Quando passa in tivù. Interessati ai personaggi più che alle canzoni. Non indifferenti alle qualità canore dei concorrenti, ma assai più attenti alla loro immagine e al loro appeal mediatico». Sono giorni questi sia di canzoni che di elezioni, sono giorni in cui si discute di come (e se) comunicare in regime… di par condicio. Sono stati anni in cui si è parlato di conflitto d’interessi, di sistema televisivo, di personalismo (a dire la verità di molte cose che finiscono in –ismo), di liste e lustrini, paillettes e pagliativi. Vedi, Italia, come è importante l’informazione? Più che l’informazione anzi, la comunicazione, avanzi solo avanzi. «Perché stupirsi o, peggio, scandalizzarsi, allora? Quando la televisione prende il sopravvento e la tivù diventa l'unica arena della competizione - musicale, ma anche politica - vince chi recita meglio la parte. Chi è più telegenico, chi è più conosciuto dal pubblico, chi dispone di consulenti e bravi e impresari potenti. È la democrazia del pubblico». Vedi, Italia, si parla ormai di pubblico, non più di popolo. La doppia “b” di “pubblico” ricorda, rafforza, più la “plebe” che non il “popolo”, vero? Tu non lo sai perché ancora non esistevi, eri a pezzi, ma già Eleonora Fonseca Pimentel, una giornalista di tre secoli fa (è morta per le sue idee, sai?), distingueva tra “plebe” e “popolo”. Il primo senza possibilità d’esprimersi e forse nemmeno pensante, il secondo alla ricerca d’espressione e desiderio d’esser pesante. Oggi c’è “il pubblico”: si esprime, pesa e forse non pensa. È la gente del televoto che vota la gente dal televolto. Capisci, Italia, come è importante la comunicazione. Cosa si vuol far sapere e cosa no, anzi: chi e come lo dice o non lo dice (duce, avanzi solo avanzi). A me il televolto fa paura, so che non esiste, ma Italia, il problema è che resiste. È più reale del reale. Virtualizzando la realtà, realizza la virtualità. Torniamo al Festival: hanno vinto tutti quei telecantanti che sanno usare meglio il teleschermo, quel telepubblico che sa usare meglio il televoto, che è peggio. Amici, pupi e principi, ragazzine e nonnette. Ma sono solo canzonette, Italia amore mio, tu, tu continua a ballare sotto le stelle.
Ma lascia che ti canti una canzone, quella di Simone Cristicchi (è arrivata tra gli ultimi al Festival, come quella di Malika Ayane, arrivati prima però per gli orchestrali, gli elettori specializzati):
La gente non ha voglia di pensare cose negative / la gente vuol godersi in pace le vacanze estive / Ci siamo rotti il pacco di sentire che tutto va male, della valanga di brutte notizie al telegiornale / C’è l’Italia paese di Santi, pochi idraulici e troppe badanti / C’è l’Italia paese della Liberté, Egalité e del Gioca Giuè! / C’è l’Italia s’è desta ma dipende dai punti di vista / C’è la crisi mondiale che avanza e i terremotati ancora in vacanza / Meno male che c’è Carla Bruni / Siamo fatti così - Sarkonò Sarkosì / Che bella Carla Bruni, se si parla di te il problema non c’è /io rido… io rido… / Ambarabàciccicoccò soldi e coca sul comò / C’è l’Italia dei video ricatti / c’è la nonna coi seni rifatti e vissero tutti felici e contenti, ma disinformati sui fatti / Osama è ancora latitante, l’ho visto ieri al ristorante! / Lo so che voi non mi credete / se sbaglio mi corigerete (...) La verità è come il vetro, che è trasparente se non è appannato, per nascondere quello che c’è dietro basta aprire bocca e dargli fiato! Io me la prendo con qualcuno / tu te la prendi con qualcuno / lui se la prende con qualcuno / E sbatte la testa contro il muro / Io me la prendo con qualcuno / tu te la prendi con qualcuno / lui se la prende con qualcuno /noi ce la prendiamo...
Alessandro Ferraro
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4 commenti:
Bellissimo articolo Ale.
Sorrido :)
Non avrebbe potuto scrivere un un "dialogo" più sensato sulla democrazia esprimendo la sua giusta indignazione con la leggerezza della scrittura.
mmilan
Comunicazione efficacissima. Perfetta.
Davvero una riflessione molto bella, sia per i contenuti che per lo stile. Non conoscevo il testo di Cristicchi (io vengo da una parte dell'Italia per la quale il Festival è una di quelle belle cose che fanno "al nord"), ma credo che faccia molto pensare. Magari chissà, hai ispirato anche a me una bella riflessione.
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