Corso di Laurea magistrale interfacoltà in Informazione ed Editoria
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11 aprile 2010
Dalla carta al web: questioni di leggibilità del quotidiano
Aprire un quotidiano, tuffarsi nella lettura: gesti semplici che compiamo ogni giorno senza pensarci. Eppure il formato tipico di un quotidiano cartaceo, può essere una insormontabile barriera per molte persone (soprattutto anziani e disabili) che per mancanza di forza o difficoltà di movimento non riescono a sorreggerlo e sfogliarlo.
Prendendo spunto dalla nuova veste e dal nuovo formato del "Secolo XIX", si è avuto modo di accennare anche a queste problematiche con il Direttore Umberto La Rocca, durante l’incontro “Il giornale utile” tenutosi all’Università degli Studi di Genova il 10-3-2010.
Formati “diversamente” leggibili: dalla carta al web
Dice La Rocca che quando ha pensato ad un formato diverso per il Decimonono, la sua preferenza sarebbe andata addirittura al piccolo e maneggevole “Berlinese” classico; ma già la nuova misura un po’ accorciata delle pagine del Decimonono ha avuto riscontro positivo, è risultata gradita al Pubblico, ottenendo anche un risparmio notevole sui costi.
Racconta qualche aneddoto sull’imprevedibilità del feedback: alcuni taxisti hanno apprezzato di poterlo finalmente leggere appoggiato sul volante (guidando? Si spera di no), altri lettori hanno riferito che così sembra più largo e sembra pesare di più (esatta considerazione dato che ha più pagine di prima).
E’ indiscutibile comunque che la qualità della nuova veste vada a beneficio di molti lettori, anche disabili; essa deriva da un mix di elementi: formato di misura contenuta quindi maneggevolezza, stampa più nitida di testo e foto quindi miglior leggibilità (specie per chi ha problemi di vista), impaginazione più ordinata offrendo al lettore un miglior orientamento nella pagina e facilità di approccio ai contenuti.
Siamo in un’epoca di transizione, ha detto il Direttore, e in futuro assisteremo alla graduale scomparsa del quotidiano stampato su carta così come lo conosciamo oggi, a favore di altri media, in primis il web.
La versione cartacea avrà quindi sempre meno importanza e sarà cruciale la versione elettronica che, già adesso, è quella più apprezzata dai disabili stessi specie i giovani, perché fruibile in piena autonomia tramite un computer e le personali tecnologie informatiche di aiuto; il Direttore ha annunciato che sta valutando di “creare condizioni economiche di favore per determinate categorie di lettori, sulle versioni Internet del quotidiano”.
Ma, attenzione, persino nelle pubblicazioni online la barriera è in agguato se il sito web non risponde ai requisiti di accessibilità stabiliti in Italia da apposita Legge (Legge 4/2004).
Alcune esperienze per facilitare la lettura a persone disabili:
-“La Stampa” online compatibile con gli strumenti di web browsing utilizzati da persone con disabilità visiva, in accordo con l'Istituto per i ciechi di Bologna.
-Edizioni in braille: "Braille News", settimanale d'informazione allegato a “Il Tempo” e il trimestrale “Sesto senso” della Regione Toscana.
Non sempre i benefici arrivano da interventi realizzati ad hoc per le persone con disabilità: Youtube inserirà in modo automatico sottotitoli in più lingue diverse, con una soluzione nata per l’intercultura che si rivela utilissima per i navigatori sordi.
Infine, un accenno all'accesso dei disabili alla professione giornalistica. Lo scenario dell’occupazione, in ogni settore è difficile e di conseguenza ancor più lo è per i disabili. La Legge 68 del 1999 in Italia promuove l'inserimento e l’integrazione lavorativa tramite servizi di sostegno e di collocamento mirato”. Ad esempio le aziende che superano i 50 dipendenti devono avere almeno il 7% di personale disabile.
Nel settore dell’informazione la presenza attiva dei disabili non appare significativa; si segnala lo spazio disabilità sul “Redattore sociale” e la penna di Claudio Imprudente su "Superabile", portale Inail di informazione e consulenza per la disabilità.
Anche se “i tempi non sono favorevoli” l’invito di La Rocca è quello di guardare con maggior attenzione alle pratiche, alle forme e agli strumenti della comunicazione, perché “i risultati si ottengono, quando si punta in alto, si ha fiducia in sé” e questo, forse, è un po’ il noto punto debole di tutti noi liguri.
Silvia Dini
Università degli Studi di Genova
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