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30 novembre 2010
"La vita non è sempre degna di essere vissuta"
di Giulio Mozzi
"Mi pare che ciò che ha fatto Mario Monicelli, gettandosi dalla finestra dell'ospedale dov'era ricoverato per un tumore alla prostata, non sia molto diverso da ciò che hanno fatto Eluana Englaro e Piergiorgio Welby. Certo, vi è qualche differenza: Welby, non essendo in grado di ammazzarsi da solo, dovette ricorrere all'aiuto di un'altra persona; Eluana Englaro fu uccisa, in esecuzione di una volontà da lei espressa prima dell'incidente che la ridusse in stato vegetativo, dopo una lunga battaglia legale condotta dal padre. Ma, come si vede, sono differenze procedurali. La sostanza è la stessa: una persona ritiene che le cure alle quali è sottoposta siano una forma di accanimento, e preferisce morire subito.
Ma ho l'impressione che la somiglianza non venga colta. Perfino Il foglio celebra il grande regista anziché stigmatizzarlo come esponente della "cultura della morte".
*segnalato da Alberto Cavallo
29 novembre 2010
In libreria
Albert Camus
Questa lotta vi riguarda a cura di Lévi-Valensi
Milano, Bompiani, 2010, pp. 618.
Scheda
Questa lotta vi riguarda a cura di Lévi-Valensi
Milano, Bompiani, 2010, pp. 618.
Scheda
Dal 21 agosto 1944 al 3 giugno 1947, Camus è caporedattore e editorialista di Combat, quotidiano nato in clandestinità come organo di stampa della Resistenza francese. Questo volume raccoglie tutti i suoi 165 articoli – firmati, di riconosciuta autenticità o comunque a lui attribuibili – con presentazione e commento. Legati agli accadimenti di quel periodo convulso, a distanza di oltre cinquant’anni gli scritti di Camus non hanno perso la loro forza, consegnandoci la testimonianza di un intellettuale profondamente consapevole delle proprie responsabilità in un momento storico cruciale. Un giornalista attento, che affronta molteplici argomenti: la politica interna con i dibattiti sociali, ideologici e costituzionali; quella estera, guidata dal sogno nascente di organismi internazionali capaci di garantire un futuro di pace; e ancora la questione coloniale e la riflessione, tra diritti e doveri, sul ruolo della stampa nel dopoguerra. Combat restituisce, insomma, la voce appassionata di uno scrittore che si confronta con la Storia, di un uomo assetato di giustizia, libertà, verità, che si batte con ostinazione per una decisa presenza della morale in politica; una voce che continua a risuonare nella coscienza contemporanea.
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27 novembre 2010
Amleto
Piedi nudi, vestiti bianchi, sei attori in piedi faccia al pubblico ed Amleto (Alex Sassatelli) vestito di scuro inginocchiato a destra quasi in proscenio davanti ad una scacchiera. Un lungo silenzio segue l'apertura del sipario. Attorno teli pesanti rossicci chiudono la scena sui tre lati. Di scatto Amleto fa cadere tutti i pezzi della scacchiera vestiti come gli attori che all'unisono crollano a terra come i loro corrispondenti inanimati.
Così inizia l'Amleto curato da Maria Grazia Cipriani per il Teatro del Carretto. Un allestimento di sicuro interesse, benché in alcune parti disomogeneo. Attraverso una recitazione caricata e stravolta al limite della falsità, suoni ed effetti luminosi che ricordano da vicino gli stilemi dei film thriller si snoda la vicenda del principe di Danimarca. E qui è forse il primo e principale punto debole dell'allestimento. Difatti, benché gli effetti luminosi e sonori siano sapientemente orchestrati dall'ingegnere del suono Hubert Westkemper, a teatro è estremamente difficile indurre nello spettatore la medesima tensione, la quasi paura, che al contrario un film è in grado di realizzare.
I teli laterali che costituiscono la semplice scenografia sono poi continuamente attraversati dagli attori in un sapiente gioco di entrate/uscite capace di non far mai calare l'interesse del pubblico.
Gli attori dimostrano inoltre una straordinaria capacità di utilizzo del corpo. La recitazione è difatti non solo caricata nella voce, ma anche negli atteggiamenti e nei movimenti. Ogni emozione ed ogni gesto sono estremizzati, al limite della stilizzazione. Si tratta di una recitazione antinaturalistica per addizione, nella quale cioè consapevolmente si enfatizzano emozioni, gesti ed azioni per meglio rappresentarne l'essenza sfuggendo al semplice e banale (e tecnicamente irrealizzabile) naturalismo. E questo è il tratto più interessante dell'intero allestimento. Una recitazione che non rinuncia alle emozioni ma che al tempo stesso cerca di allontanarsi dal linguaggio scenico dominante.
Ma forse rendendosi conto che lo spettacolo corre il rischio di prendersi troppo sul serio, ecco che la regista Maria Grazia Cipriani inserisce il colpo di genio. Una esilarante danza dei morti sulle note della Marcia funebre per marionetta di Charles Gounod (quella della serie Alfred Hitchcock presenta). Mentre Amleto è difatti completamente concentrato ad osservare la statuina di uno scheletro, entrano gli altri attori in completo bianco e maschera da teschio e si lanciano in un balletto nel quale, abbandonando l'atmosfera cupa e lugubre, prendono le movenze dei clown. A prima vista quindi questo brano parrebbe non c'entrare nulla col resto dello spettacolo. Ma non è così. La danza dei morti è la presa in giro, il distacco critico dall'atmosfera seria e caricata di tutto il resto dell'allestimento.
Così inizia l'Amleto curato da Maria Grazia Cipriani per il Teatro del Carretto. Un allestimento di sicuro interesse, benché in alcune parti disomogeneo. Attraverso una recitazione caricata e stravolta al limite della falsità, suoni ed effetti luminosi che ricordano da vicino gli stilemi dei film thriller si snoda la vicenda del principe di Danimarca. E qui è forse il primo e principale punto debole dell'allestimento. Difatti, benché gli effetti luminosi e sonori siano sapientemente orchestrati dall'ingegnere del suono Hubert Westkemper, a teatro è estremamente difficile indurre nello spettatore la medesima tensione, la quasi paura, che al contrario un film è in grado di realizzare.
I teli laterali che costituiscono la semplice scenografia sono poi continuamente attraversati dagli attori in un sapiente gioco di entrate/uscite capace di non far mai calare l'interesse del pubblico.
Gli attori dimostrano inoltre una straordinaria capacità di utilizzo del corpo. La recitazione è difatti non solo caricata nella voce, ma anche negli atteggiamenti e nei movimenti. Ogni emozione ed ogni gesto sono estremizzati, al limite della stilizzazione. Si tratta di una recitazione antinaturalistica per addizione, nella quale cioè consapevolmente si enfatizzano emozioni, gesti ed azioni per meglio rappresentarne l'essenza sfuggendo al semplice e banale (e tecnicamente irrealizzabile) naturalismo. E questo è il tratto più interessante dell'intero allestimento. Una recitazione che non rinuncia alle emozioni ma che al tempo stesso cerca di allontanarsi dal linguaggio scenico dominante.
Ma forse rendendosi conto che lo spettacolo corre il rischio di prendersi troppo sul serio, ecco che la regista Maria Grazia Cipriani inserisce il colpo di genio. Una esilarante danza dei morti sulle note della Marcia funebre per marionetta di Charles Gounod (quella della serie Alfred Hitchcock presenta). Mentre Amleto è difatti completamente concentrato ad osservare la statuina di uno scheletro, entrano gli altri attori in completo bianco e maschera da teschio e si lanciano in un balletto nel quale, abbandonando l'atmosfera cupa e lugubre, prendono le movenze dei clown. A prima vista quindi questo brano parrebbe non c'entrare nulla col resto dello spettacolo. Ma non è così. La danza dei morti è la presa in giro, il distacco critico dall'atmosfera seria e caricata di tutto il resto dell'allestimento.
Interessante è infine il rapporto di Amleto con la scacchiera ed i suoi pezzi. Ora, se è ovvio che essi rappresentano i personaggi nelle mani di Amleto (gioco di una mente bambina e malata?) – si veda a questo proposito la bellissima scena del duello con Laerte e l'ecatombe conseguente prima mimata e raccontata con i pezzi e poi rappresentata in carne e ossa in maniera completamente muta e stilizzata – è altrettanto vero che il gioco non è portato sino in fondo. Difatti se in certi momenti i personaggi entrano in scena come richiamati di Amleto attraverso il loro simulacro, in altri l'azione procede in maniera completamente autonoma rispetto alla scacchiera abbandonata per terra. E non vi è una un'apparente spiegazione a questo doppio binario. Peccato, perché l'idea, sebbene non nuovissima ma sino ad ora applicata quasi esclusivamente ai testi di Beckett (ed in particolare a Finale di partita), potenzialmente foriera di infinite soluzioni, giochi scenici ed approfondimenti del rapporto di Amleto con gli altri personaggi, non viene condotta sino alle sue estremamente conseguenze.
Andrea Scarel
Amleto, da William Shakespeare
Con Alex Sassatelli, Elsa Bossi, Giacomo Vezzani, Giacomo Pecchia, Nicolò Belliti, Carlo Gambaro, Jonathan Bertolai
Scene e costumi di Graziano GregoriSuono di Hubert Westkemper
Luci di Angelo Linzalata
Adattamento e regia di Maria Grazia Cipriani
Produzione Teatro del Carretto
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26 novembre 2010
In libreria
Un anno in prima pagina
a cura di Nicola Graziani
Roma, Nutrimenti, 2010, pp. 192
Scheda
Il meglio del giornalismo italiano nell’anno appena trascorso, dall’estate del 2009 a quella del 2010. Dal reportage di Ezio Mauro sulla tragedia dei settantatré immigrati morti su una delle tante carrette del mare dirette in Sicilia, a quello di Ettore Mo sul maestro che a dorso d’asino porta la scuola nei villaggi sperduti dell’entroterra colombiano; dalla difesa del crocifisso di Marco Travaglio, al racconto sulla catena di suicidi in France Telecom di Francesco Merlo; dal necrologio di Vittorio Zucconi per Ted Kennedy, a quello per Mike Bongiorno di Gian Antonio Stella e di Michele Serra per Raimondo Vianello; dal viaggio di Maurizio Molinari tra le macerie di Haiti, all’inchiesta di Primo De Nicola per L’espresso a dieci mesi dal terremoto d’Abruzzo. E ancora il caso Elisa Claps, lo scandalo dei preti pedofili, il disastro petrolifero nel golfo del Messico, l’Inter che torna sul tetto d’Europa dopo quarantacinque anni. Una carrellata dei migliori articoli dei nostri giornali per raccontare e rileggere dodici mesi di storia italiana e internazionale. E per dimostrare che, anche nell’epoca del web 2.0, il giornalismo può ancora svolgere la funzione essenziale di narrazione del mondo, suscitare domande, aiutare la comprensione della realtà.
Il meglio del giornalismo italiano nell’anno appena trascorso, dall’estate del 2009 a quella del 2010. Dal reportage di Ezio Mauro sulla tragedia dei settantatré immigrati morti su una delle tante carrette del mare dirette in Sicilia, a quello di Ettore Mo sul maestro che a dorso d’asino porta la scuola nei villaggi sperduti dell’entroterra colombiano; dalla difesa del crocifisso di Marco Travaglio, al racconto sulla catena di suicidi in France Telecom di Francesco Merlo; dal necrologio di Vittorio Zucconi per Ted Kennedy, a quello per Mike Bongiorno di Gian Antonio Stella e di Michele Serra per Raimondo Vianello; dal viaggio di Maurizio Molinari tra le macerie di Haiti, all’inchiesta di Primo De Nicola per L’espresso a dieci mesi dal terremoto d’Abruzzo. E ancora il caso Elisa Claps, lo scandalo dei preti pedofili, il disastro petrolifero nel golfo del Messico, l’Inter che torna sul tetto d’Europa dopo quarantacinque anni. Una carrellata dei migliori articoli dei nostri giornali per raccontare e rileggere dodici mesi di storia italiana e internazionale. E per dimostrare che, anche nell’epoca del web 2.0, il giornalismo può ancora svolgere la funzione essenziale di narrazione del mondo, suscitare domande, aiutare la comprensione della realtà.
*segnalato da C.S.
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23 novembre 2010
La sfida di "Vieni via con me"
Ieri sera (come da due settimane a questa parte) ho visto una bella trasmissione. Vieni via con me è bella perché studiata per esserlo.
La scenografia. Elenco delle cose belle della scenografia:
le immagini e fotografie che passano sui pannelli scenici quando parla Saviano o quando canta Fossati (o chi per esso); i colori scelti per gli stessi nei momenti di maggior "intensità" (vedi l'elenco dei morti di piazza Della Loggia); i pannelli stessi, mobili , per l'ingresso degli ospiti; i molti microfoni old style nel mezzo della scena. Ieri sera i due balletti o danze del corpo sul tema della rumenta napoletana sono stati estremamante espressivi e "teatrali".
L'audio. Elenco delle cose belle dell'audio:
le canzoni dei cantanti ospiti; la colonna sonora; le variazioni e riarrangiamenti della canzone di Paolo Conte It's wonderful; il motivetto che accompagna gli elenchi degli ospiti.
Gli elenchi. Elenco delle cose belle degli elenchi:
sono il nuovo (bel) format della trasmissione (anzi costituiscono un vero e proprio format televisivo); sono un ottimo "metro oratorio" e consentono altrettanto ottime performance; sono un ottimo metro cui tutti gli oratori devono sottoporsi; sono una regola cui si deve sottostare.
La sostanza delle parole. Elenco delle cose belle della sostanza delle parole:
è una novità per la televisione; nessuno l'aveva mai portata con tanto studio e zelo in televisione; è materia di tutti, è civile; è -nei discorsi di Saviano e in quasi tutti gli elenchi - un enorme problema per tutti i cittadini dell'Italia; corrisponde alla verità, alla realtà.
Ai miei occhi questa trasmissione è stata fatta per essere bella, estremamente bella e ben costruita, prima ancora che di successo. Inoltre questa trasmissione ha voluto essere nuova e seria. Nuova nella misura in cui ha studiato per essere una trasmissione di impegno civile e lo ha fatto con un linguaggio nuovo e raffinato.
Alberto Cavallo
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21 novembre 2010
In libreria
Frédéric Martel
Mainstream. Come si costruisce un successo planetario e si vince la guerra mondiale dei media
Milano, Feltrinelli, 2010, 448 pp.
Scheda
Mainstream. Come si costruisce un successo planetario e si vince la guerra mondiale dei media
Milano, Feltrinelli, 2010, 448 pp.
Scheda
Come si fabbrica un bestseller o un prodotto che vada a ruba sotto ogni latitudine? Perché il popcorn e la Coca-Cola rivestono ormai un ruolo centrale nell'industria cinematografica? Perché trionfa il modello americano di intrattenimento mentre al contempo declina sempre più velocemente quello europeo? Come fa l'industria indiana del cinema, Bollywood, a sedurre così facilmente il mercato africano? E infine, perché i valori difesi dalla propaganda cinese e dai media musulmani ricordano così da vicino quelli della Disney? Per rispondere a questi interrogativi, il ricercatore e giornalista Frédéric Martel ha condotto una lunga inchiesta che lo ha portato in oltre trenta paesi, da Hollywood all'India, dal Giappone all'Africa subsahariana, dal quartier generale di Al Jazeera nel Qatar fino alla sede del gigante messicano Televisa. Il risultato che emerge dalle oltre 1200 persone intervistate è inquietante: è cominciata la nuova guerra mondiale per il controllo dei contenuti. E al cuore di questo nuovo conflitto si situa proprio la cultura mainstream, la cultura che piace a tutti in tutto il mondo. Martel ci racconta questa storia con uno stile frizzante e coinvolgente, in cui finalmente compaiono i volti e i retropensieri dei protagonisti di questa vera e propria nuova guerra mondiale, il cui esito andrà a disegnare il futuro dei grandi conglomerati dei media e l'immaginazione e le modalità progettuali non solo nostre, ma anche dei nostri figli.
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20 novembre 2010
In libreria
Maria Luisa Busi
Brutte notizie. Come l'Italia vera è scomparsa dalla TV
Milano, Rizzoli, 2010, pp. 267
Descrizione
Brutte notizie. Come l'Italia vera è scomparsa dalla TV
Milano, Rizzoli, 2010, pp. 267
Descrizione
C'è quella da cartolina, dove si mangia bene e i problemi non esistono o, alla peggio, si risolvono da soli. E c'è poi un'altra Italia fatta di povertà emergenti o consolidate, di disoccupazione e precariato, di mercificazione delle donne, di conflitti d'interesse, di uso politico dei media. In un Paese normale, un giornalista del servizio pubblico dovrebbe avere il diritto (e il dovere) di raccontare tutto questo. Ma da noi non funziona più così. Lo dimostra Maria Luisa Busi, volto di punta del Tg1 delle 20 che, dopo anni di carriera, nel maggio 2010 ha lasciato la conduzione, perché non condivideva la linea editoriale del nuovo direttore. "Brutte notizie" spiega come il telegiornale più seguito, quello che per vocazione dovrebbe dare spazio a tutte le voci e le idee, è venuto meno al suo compito. Facile ottimismo, montaggio delle notizie spesso tendenzioso, informazione che si snatura in intrattenimento: così, quello che dovrebbe essere lo specchio fedele di un Paese deforma la realtà quotidiana di un'Italia stretta nella morsa della crisi economica e sociale. Un libro che è un atto d'accusa dei meccanismi di manipolazione, ma diventa anche denuncia delle notizie oscurate - dalle condizioni dei terremotati dell'Aquila alla propaganda mediatica sull'immigrazione, dall'affaire Alitalia alle vite scritte a matita di milioni di precari e senza lavoro - e restituisce finalmente voce agli invisibili di cui alcuni non vogliono sentire parlare.
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Giornalismo televisivo,
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Politica italiana,
TV
17 novembre 2010
Eterogenesi della comunicazione
Università degli studi di Genova
Facoltà di Scienze Politiche
Eterogenesi della comunicazione
I Media, l’Editore, l’Istituzione
Seminario creditizzato (1 CFU)
18 novembre 2010, h. 15 Enrico Caniglia Docente di Comunicazione politica - Università di Perugia
25 novembre 2010, h. 15 Anna Desimio Funzionario editoriale - Franco Angeli Editore
2 dicembre 2010, h. 15 Barbara Fiorio Portavoce del Presidente della Provincia di Genova
Gli incontri si svolgeranno presso la Facoltà di Scienze Politiche
Via Balbi 5, terzo piano – Aula VI.
Docente responsabile Prof. Andrea Pirni
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*Genova,
Comunicazione politica,
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Editoria,
Eventi,
Università
15 novembre 2010
In libreria
Gerardo Adinolfi
Dentro l’inchiesta. L’Italia nelle indagini dei reporter
Roma, Edizioni della sera, 2010, 244 pp.
Scheda di presentazione
*link al blog sul libro Dentro l'inchiesta
Dentro l’inchiesta. L’Italia nelle indagini dei reporter
Roma, Edizioni della sera, 2010, 244 pp.
Scheda di presentazione
Dentro l’inchiesta è un viaggio nel giornalismo investigativo italiano. Dall’indagine sulla morte del bandito Giuliano, alle inchieste di Report. Passando per il periodo della controinformazione, delle stragi, di Ustica, degli scandali Lockheed, Gladio, P2 e Tangentopoli. Fino alle inchieste sull’immigrazione di Fabrizio Gatti, su “L’Espresso”, e di Stefano Liberti, su “il manifesto”. Ai documentari sulle mafie che trovano poco spazio in televisione, alle nuove forme di inchieste de “Le Iene” e “Striscia la Notizia” fino al citizen journalism che si sta sviluppando sul web. Ma cosa è un’inchiesta? Quali sono i rischi, le tecniche? “Dentro l’inchiesta” racconta cosa è, e quali sono stati gli esempi di giornalismo investigativo che più hanno scosso l’opinione pubblica italiana. Attraverso le testimonianze dei reporter che hanno raccontato misteri e scandali del nostro Paese, e che con le loro indagini contribuiscono a soddisfare il bisogno di informazione dei cittadini.
Per altra documentazione v. la scheda del libro sul sito dell'editore.*link al blog sul libro Dentro l'inchiesta
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14 novembre 2010
Da Pasolini ai blogger, piccoli critici letterari crescono
Poliedricità. Marketing. Eternità. Collettività. Immaterialità. Queste le parole chiave della letteratura – e della critica letteraria - nel XXI secolo.
La terza pagina scompare, relegata a metà o in fondo al quotidiano sotto la dicitura “Cultura e spettacoli”. Gli elzeviri e le firme illustri si eclissano di fronte a interviste, spazi pubblicitari, tamburini e anonime mini-recensioni, in cui cinema, musica, televisione, arte e letteratura sempre più spesso si fondono come parti di un'unica entità.
L'informazione letteraria diventa informazione libraria: l'eredità di letterati socialmente e politicamente impegnati (un nome su tutti, Pier Paolo Pasolini) è raccolta da macinatori di best seller atti a riempire le scalette dei talk show, intervistati talvolta da chi - del loro ultimo libro (per quale altra ragione li si inviterebbe?) - ha letto solo titolo e quarta di copertina.
La Repubblica delle lettere si piega di fronte al mercato dei consumi, controllato dai grandi gruppi editoriali che già possiedono quotidiani, riviste e canali radiotelevisivi (in cui ospitare i loro autori) e si spartiscono la vittoria ai premi letterari. L'intellettualismo perde il suo primato di fronte alla cultura di massa, che a sua volta si parcellizza nell'individualismo dei blogger, nella micro-comunicazione che avviene nello spazio di un tweet.
Poliedricità. Lo scrittore perde il suo status di intellettuale per diventare showman: la recensione del suo libro è delegata a lui stesso nello spazio di un'intervista sul giornale, un'ospitata in tv, una pagina pubblicitaria a spese dell'editore che sottintende un 'Prossimamente sui vostri scaffali''. I libri sono venduti all'autogrill e nei supermercati, disposti in ordine di best seller fra lo scaffale delle bibite e quello dei cosmetici.
Marketing. L'editore da intellettuale diventa imprenditore, la cui 'azienda' mette sotto contratto addetti alle pubbliche relazioni piuttosto che correttori di bozze. L'80% del fatturato deriva non dal talento o dalla qualità, ma dalla novità: un libro ha successo solo se ha un lancio efficace e balza i primi posti delle classifiche di vendita in pochi giorni.
Eternità. A fronte di riviste letterarie che nascono e muoiono nell'arco di poche settimane, pochi mesi, pochi anni, Internet regala l'immortalità alle parole e ai suoi autori. Condisce l'informazione statica e lineare del testo con link, immagini e video, la proietta nel mondo attraverso blog e social network.
Collettività. Lo sviluppo del web 2.0, che ha introdotto la definizione di prosumer (crasi fra producer e consumer, il consumatore che diventa produttore di contenuti), fa sì che ai Pirandello, Moravia, Montale e Malaparte – questi alcuni fra i nomi che hanno caratterizzato la critica letteraria del Novecento – possa sovrapporsi una Marta Traverso qualunque, che in meno di cinque minuti crea il proprio blog e recensisce i libri che ha letto, diventa collaboratrice di uno dei tanti blog collettivi letterari presenti in rete (nel caso specifico, Sul Romanzo), si iscrive ad Anobii e costruisce la propria libreria virtuale. La demarcazione fra il critico 'intellettuale' e il lettore 'da istruire' si tramuta in una rete di nodi paritari, in cui ognuno è al tempo stesso lettore e recensore, critico e spettatore, autore e pubblico.
Immaterialità. Strumenti come Kindle e l'Ipad (seppur non citati nel testo) rendono la letteratura un prodotto etereo, immateriale, misurato in kilobyte prima che in numeri di pagina, fruito su un monitor da 9,7'' che non si può nemmeno sfogliare. Il contenuto diventa nomade, un romanzo si traspone dalla carta al pdf, passando per la fiction tv e il booktrailer caricato su YouTube.
Marta Traverso
Storia dell'informazione letteraria in Italia dalla terza pagina a Internet 1925-2009
Milano, Feltrinelli, 2010, 451 pp.
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12 novembre 2010
In libreria
André Schiffrin
Il denaro e le parole a cura di Valentina Parlato
Roma, edizioni Voland, 2010, 120 pp.
Scheda
Il denaro e le parole a cura di Valentina Parlato
Roma, edizioni Voland, 2010, 120 pp.
Scheda
Lontano dal catastrofismo dominante e dall’ottimismo ebete, André Schiffrin traccia possibili strade per salvaguardare l’indipendenza dell’editoria, delle librerie, del cinema e della stampa, incitandoci a prendere coscienza del fatto che non siamo né impotenti né condannati al solo consumo di best seller, di giornali asserviti o di televisioni inette. Il denaro conquisterà le parole? La risposta, ci spiega l’autore, dipende da ognuno di noi.
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07 novembre 2010
Festival dell'eccellenza al femminile 2010
Dal 9 al 17 novembre 2010 Genova ospita la quinta edizione del Festival dell'Eccellenza al Femminile. Un ricco programma di appuntamenti, con ospiti di prestigio quali la scrittrice Dacia Maraini, la regista Francesca Comencini e Lorella Zanardo, autrice dell'illuminante saggio Il corpo delle donne.
In calendario anche un omaggio alle sceneggiature di Suso Cecchi D'Amico, con la proiezione al cinema Sivori delle pellicole L'onorevole Angelina e Nella città l'inferno.
Il Festival è dedicato ogni anno a una figura femminile che ha avuto un ruolo dominante nell'arte, nella scienza o nella vita sociale. Protagonista di questa edizione è Ipazia D'Alessandria, filosofa, matematica e astronoma vissuta nel IV secolo d.C., maestra della biblioteca di Alessandria e condannata a morte per ordine del vescovo Cirillo, considerato oggi uno dei dottori della Chiesa. La figura di Ipazia è stata approfondita in Agorà, film del 2009 di Alejandro Amenabar.
Marta Traverso
Ogni informazione sul Festival - programma e acquisto dei biglietti - si può trovare sul sito www.eccellenzalfemminile.it.
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03 novembre 2010
In libreria
Daniele Scaglione
Rwanda. Istruzioni per un genocidio
prefazione di Ascanio Celestini; introduzione di Mimmo Candito
Castel Gandolfo, Infinito edizioni, 2010, 208 pp.
Il volume ricostruisce, a partire dagli anni del colonialismo, il massacro avvenuto nel paese africano. Qui tra il 6 aprile 1994 ed il 19 luglio 1994 furono ammazzati più di 800 mila tra tutsi e hutu moderati. Il volume smentisce l'idea di uno scontro etnico dovuto all'odio tribale e spiega come si sia trattato di un'azione scientificamente e meticolosamente preparata.
Daniele Scaglione é responsabile per il campaigning di ActionAid, organizzazione non governativa che lotta contro la povertà. È stato presidente di Amnesty International dal 1997 al 2001. Laureato in fisica, ha prima lavorato in Fiat e poi nel mondo della cooperazione sociale. Ha scritto Baghdad, Kabul, Belgrado. La democrazia va alla guerra (AdnKronos Libri, 2003), Diritti in campo. Storie di calcio, libertà e diritti umani (Ega, 2004) e il romanzo Centro permanenza temporanea vista stadio (e/o, 2008).
Il libro sarà presentato a Torino venerdì 5 novembre 2010, ore 17.00 presso la Sala conferenze del Museo Diffuso della Resistenza, della Deportazione, della Guerra, dei Diritti e della Libertà, Corso Valdocco 4/a Torino. Con l'autore interverranno Marco Buttino e Luca Rolandi.
*link all' Introduzione di Mimmo Candito nel sito di Infinito edizioni.
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02 novembre 2010
Per meglio ricordare
Percorsi di ri/lettura per meglio ricordare la persecuzione della comunità ebraica di Genova
Chiara Bricarelli, Una gioventù offesa: ebrei genovesi ricordano, Firenze, Giuntina, 1995Anna Colombo, Gli ebrei hanno sei dita: una vita lunga un secolo, Milano, Feltrinelli, 2005
Liana, Millu, Il fumo di Birkenau, Firenze, Giuntina, 1998
Emanuele Pacifici, Non ti voltare: autobiografia di un ebreo, Firenze, Giuntina, 1993
Piera Sonnino, Questo è stato. Una famiglia italiana nei Lager, Milano, Il Saggiatore, 2004,
Alexander Stille, Uno su mille: cinque famiglie ebraiche durante il fascismo, Milano, Mondadori, 1992, (le pp. 253-318 sono dedicate alla comunità ebraica di Genova).
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01 novembre 2010
In libreria
Mario Perniola
Miracoli e traumi della comunicazione
Torino, Einaudi, 2010, pp.153.
Scheda di presentazione
Miracoli e traumi della comunicazione
Torino, Einaudi, 2010, pp.153.
Scheda di presentazione
Come raccontare il periodo che va dalla fine degli anni Sessanta a oggi? Per comprendere quanto è avvenuto, le categorie tradizionali della cultura e della politica sembrano inadeguate. Ci si è trovati dinanzi a eventi, come il Maggio francese del '68, la Rivoluzione iraniana del 1979, la caduta del muro di Berlino del 1989 e l'attacco alle Torri gemelle di New York dell'11 settembre 2001, nei confronti dei quali tutti hanno esclamato: «Impossibile, eppure reale!» Questi fatti hanno avuto grandissime conseguenze su tutti gli aspetti della vita individuale e collettiva, destabilizzando radicalmente le istituzioni, i costumi sessuali e il modo di sentire di intere generazioni. È nato un nuovo regime di storicità, caratterizzato dall'esperienza di fenomeni che sono vissuti ora come miracoli e ora come traumi, perché sembrano inaccessibili a una spiegazione razionale e a una narrazione coerente. L'autore, che ha vissuto con partecipazione emozionale e con vigilanza intellettuale le vicende di questo periodo storico, prestando una continua attenzione ai mutamenti e interrogandosi sul loro significato, propone criteri di intelligibilità che aiutino a cogliere la sostanziale unità di questo quarantennio, nel quale la possibilità di una vera azione politica, sessuale e letteraria è venuta meno: in tutti questi ambiti il posto dell'azione è stato preso dalla comunicazione, con effetti insieme devastanti e comici.
*link all'Introduzione del libro sul sito dell'editore Einaudi [leggi tutto]
* segnalato da C.S.
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