Alberto Marchi
L'ostinazione laica. L'esperienza giornalistica di Arrigo Benedetti
Civitavecchia, Prospettiva 2010, 100 p.
Scheda
La moralità della cronaca, il senso della laicità e il sogno di un'Italia veramente europea. Si potrebbe sintetizzare intorno a questi tre fondamentali aspetti tutta la ricca e complessa esperienza giornalistica di Arrigo Benedetti (1910-1976), fondatore tra gli altri dell'Europeo e dell'Espresso e uno dei massimi giornalisti italiani del Novecento. Anche lo studio di un segmento specifico della sua straordinaria carriera, quale fu la collaborazione con Panorama, che iniziò nel luglio 1967 e terminò nel settembre del 1969, e che è l'oggetto di studio del libro di Alberto Marchi L'ostinazione laica, edito da Prospettiva Editrice, consente di mettere bene a fuoco le caratteristiche principali del suo straordinario modo di fare giornalismo. Il suo sguardo di direttore era sempre rivolto alla realtà dei fatti, perché il lettore fosse messo in grado di farsi un'idea propria e, sulla base principalmente di questo assunto, anche come editorialista di punta di Panorama non mancò mai di far sentire la sua voce autorevole in un contesto di grandi sommovimenti sociali e politici come quelli della seconda parte degli anni Sessanta. Ma dalla rubrica "I Tempi", che tenne per soli due anni dopo la rottura con Scalfari avvenuta nel giugno del 1967 a seguito di un duro scontro di idee sugli esiti della Guerra dei sei giorni tra Israelian i e Palestinesi, emerge anche la solida cultura laica, liberale e di impronta radicale, di Arrigo Benedetti, che può essere annoverato senz'altro nella cerchia di coloro che Gaetano Salvemini definiva i "pazzi malinconici", quella schiera di grandi spiriti illuminati che appunto si contraddistinguevano, nell'Italia di volta in volta clericale o comunista, per essere i riferimenti forti di tutti i democratici e i liberali d'Italia. E Benedetti fu appunto ostinatamente laico, fino in fondo. E infine, non ultimo, una sottolineatura merita il suo forte richiamo all'Europa, che mai lo abbandonò, e che non deve essere letto in contrasto con il grande attaccamento che sempre manifestò per Lucca, che spesso fa capolino anche negli articoli scritti per Panorama e che anzi sembra divenire quasi una chiave di lettura per comprendere il mondo, come si intuisce dai suoi numerosi romanzi in cui Lucca (con la sua storia, con la sua bellezza ma anche con i suoi misteri) ritorna sempre come presenza imprescindibile.
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