Università degli studi di Genova



Blog a cura di Marina Milan, con la partecipazione di studenti, laureandi e laureati dei corsi di Storia del giornalismo e Giornalismo internazionale dell'Università degli studi di Genova (corso di laurea magistrale interdipartimentale in Informazione ed Editoria).

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03 luglio 2011

David nella Valle di Elah

Tre mila anni fa Davide. Oggi la storia si ripete contro il gigante a stelle e strisce
Segreti, omertà e una bandiera a stelle e strisce capovolta, preambolo di una triste verità, segnano i momenti cruciali di un dramma, di una storia vera resa al cinema in una pellicola prodotta nel 2007 dalla Blackfriar’s Bridge: Nella Valle di Elah. È un giorno apparentemente tranquillo, quando all’improvviso, Hank Deerfield riceve una telefonata. Una strana sensazione lo pervade. È l’inizio di una drammatica escalation che lascia senza fiato.
Paul Haggis, sceneggiatore e regista, realizza con abile maestria un film denuncia capace di toccare il cuore. L’impatto e l’intensità della narrazione, la brutalità e le barbarie che la guerra porta con sé, stravolgono l’anima di chi crede fermamente nei valori e nell’ideologia della propria nazione. Allora pensi è solo finzione, purtroppo no, è realtà. Un’amara realtà. Ecco materializzarsi davanti alle nostre coscienze l’ipocrisia di uno Stato che, vuoi per interessi, per quella smania di grandezza spedisce allo “sbaraglio” uomini e donne, come se fossero delle pedine abilmente manovrate, a combattere una guerra, lacerante. C’è dunque, una guerra da combattere ma il campo di battaglia non è l’unico “teatro” a vederla protagonista, si assiste ad un conflitto interiore e a farne le spese sono anche i sopravvissuti. Si, proprio loro. Quei giovani che tornano nelle loro terre profondamente cambiati perché la guerra corrode gli animi, li mette a nudo in tutta la loro aggressività, ferocia quasi animalesca per cosa poi? Una causa nobile? Niente di tutto ciò.
Uno straordinario Tommy Lee Jones interpreta il vecchio Hank, un uomo gelido quasi marmoreo ma con una irrefrenabile voglia di giustizia. È caparbio, non si arrende, indaga sulla misteriosa scomparsa del figlio di ritorno dal fronte iracheno, settantadue ore di licenza, tutti rientrati, eccetto Mike, dissolto nel nulla, non era da lui e questo getta nella disperazione i genitori già segnati dalla morte del loro primogenito in una delle tante missioni che solo l’America riesce a mettere in piedi. Parte alla volta di Fort Rudd nel New Mexico, ma l’inconsistenza e la superficialità della polizia locale spingono l’ex agente a dare corso ad indagini personali.
Film che non ha nulla da invidiare ad un thriller, la tensione è destinata a crescere e trova uno dei suoi momenti più alti nel recupero del cellulare appartenuto allo scomparso. Le analisi della memoria del telefono fanno emergere riprese atroci, inquietanti. Si cambia “frame” e la scena si fa’ cruda, in un campo incolto di proprietà dell’esercito viene recuperato un corpo smembrato, bruciato, lasciato in pasto agli animali notturni che ne hanno spolpato le ossa. È lui, è Mike. Come si fa a descrivere una simile efferatezza? Le parole non possono bastare ciò che parla è il cuore, le emozioni che ciascun essere umano prova nella sua interiorità. L’imperturbabile espressione di Jones racchiude al meglio il dolore di un padre, non una lacrima solca il suo viso ma l’orgoglio e una fiera determinazione lo spingono a scandagliare, come un sonar, ogni singolo momento della vita del figlio. Al fianco di Hank il detective Emily Sanders, interpretata magistralmente da Charlize Theron, donna vittima di mobbing, in un ambiente professionale fin troppo maschilista. I due scopriranno una triste realtà, una verità scomoda che farà crollare quel sistema di valori forti, quel patriottismo tanto sbandierato che hanno stroncato, ad Hank e alla moglie Joan, una commovente e toccante Susan Sarandon, due giovani vite.
La Valle di Elah è quel brandello di deserto israeliano in cui, cita la Bibbia, il Re Saul mandò il figlio David, armato di sole cinque pietre, a combattere contro Golia. La trasposizione alla pellicola è evidente: chi manderebbe un giovane a sfidare un gigante? Chi ha ucciso Mike, uno sviscerato patriottismo paterno o federale? Nessun singolo colpevole, la responsabilità è unanime. Anche la nostra. In fondo gli elettori siamo noi.
Lucy Giovanna Principato

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