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17 ottobre 2011
Alta velocità, Bassa felicità
Nel nostro paese si è iniziato a parlare di trasporti ad alta velocità verso la fine degli anni '80. Nel 1991 si approda al progetto TAV, super tunnel sotto le Alpi di oltre 50 chilometri per treni ad alta velocità sulla tratta Torino-Lione. Il così detto "corridoio 5" ha messo d' accordo politici di destra e sinistra, francesi e italiani, all' unanimità, gli ultimi definendo l' opera "irrinunciabile". Le autorità, dagli esordi, hanno promosso il progetto come fondamentale per lo sviluppo dei trasporti italiani, un' ancora di salvezza per non restare tagliati fuori dall' Europa. Tuttavia l' idea si è rivelata ben più che ambiziosa e di complicata realizzazione, senz' altro troppo per un paese come il nostro. A tutto questo hanno assistito per anni gli abitanti della Val di Susa, in provincia di Torino, non certo senza reagire. Il paradosso è che l' opera è stata sostenuta dal governo come metodo contro l' inquinamento, poichè si ritiene che il trasporto su rotaie inquini meno di quello stradale. Ma di certo non è il caso della Val di Susa: l' insostenibilità del progetto, anni e anni di cantieri, tonnelate di materiali da smaltire, macchinari da far funzionare, infiniti viaggi di camion sono sufficienti ad aver determinato uno spreco di risorse ed energia così notevole da avere un impatto devastante, che perdurerà negli anni, sull' ambiente. La realtà è che, per ridurre l' inquinamento, si sarebbe dovuto rinnovare e migliorare la rete ferroviaria già esistente. Secondo le stime di Fulco Pratesi, fondatore del WWF Italia:" Il tratto di ferrovia in discussione, in gran parte in galleria, dovrebbe essere completato dopo il 2030 e sarà utilizzato, a regime, da 16 treni passeggeri al giorno, pur avendo una capacità di 250 treni. Secondo gli esperti, esso non influirà sullo spostamento delle merci dalle strade sovraffollate alla ferrovia e in più avrà un costo per l’ Italia, al netto del contributo dell’ UE, tra i 9 e i 12 miliardi di euro ad essere prudenti). Questo in un Paese che ha perso, dal 1939 a oggi, 7000 chilometri di ferrovie, (la Francia ne ha perse 4.225, la Gran Bretagna 2.403) e, solo dal 1970, più di 4000 km, portando la percentuale di merci trasportate per ferrovia tra le più basse d’Europa, con riflessi pesanti sui consumi di energia e di suolo, sugli inquinamenti e sul paesaggio."
I soldi che verranno impiegati per la Torino-Lione, secondo le ultime stime, ammontano tra i 15 e i 20 miliardi di euro, tre volte tanto il costo del Ponte di Messina, per il risparmio di circa un' ora di viaggio ne può valere la pena? L' opera oltre che costosa è completamente inutile, dal momento che già esiste la linea ferroviaria del traforo del Frejus, che collega Torino alla Francia passando dalla Valle, affiancata inoltre dal tunnel autostradale. Se i pro TAV esaltano la possibilità di nuovi posti di lavoro, la promessa viene subito smentita, come ha affermato recentemente a Firenze il Professor Ponti, ordinario di economia applicata al Politecnico di Milano: "L’ occupazione creata per ogni euro speso per l’alta velocità è bassa, si tratta di un’ opera ad alta intensità di capitale ma non di lavoro. Per creare occupazione nel sistema dei trasporti, dovremmo piuttosto pensare a fare lavori di manutenzione e sicurezza, a realizzare piccole opere. Solo così il lavoro sarà duraturo e il suo termine non coinciderà con il completamento dell’opera”. Tenendo poi conto che parte delle contestazioni degli abitanti sono connesse ai rischi legati alla presenza di uranio, amianto e radon nei tratti dove passeranno i tunnel, documentata da medici e geologi esperti, questa sarà solo l' occasione per erigere l' ennesimo "cantiere della morte", un vero inferno per la salute dei lavoratori e di chi abita in zone limitrofe. Invece di creare occasioni di impiego nella manutenzione e ristrutturazione di opere che già esistono, ma non funzionano o funzionano male come ospedali, scuole, ferrovie, acquedotti, energie rinnovabili, la classe dirigente si preoccupa di creare "grandi opere", che non saranno di nessun aiuto all' economia disastrata del paese. Anzi, Le Osservazioni ai progetti 2010 della Comunità Montana Valli Susa e Sangone, come molti altri studi compiuti, smentiscono i calcoli sull' utilità del progetto stimati dalla società francese LTF, Lyon Turin Ferroviaire, infatti:" Rispetto alla scala delle previsioni di crescita di LTF – un aumento di sei volte del traffico merci per ferrovia tra oggi e il 2030, nel corridoio della nuova linea – si ritiene che i flussi tra Italia e Francia rimarranno sostanzialmente stazionari nel prossimo decennio. Si potranno avere nei prossimi dieci anni variazioni di qualche decimo attorno ai valori attuali, forse un aumento del 50% se le condizioni politiche e normative saranno particolarmente favorevoli al trasporto su ferro, ma i 20 milioni di tonnellate immaginati da LTF, non saranno raggiunti, nemmeno nel caso del tutto improbabile che al 2020 sia in funzione la nuova linea ".
Questa è solo un' ennesima prova che il paese non potrà giovare in nessun modo della Torino-Lione. Proprio in questi giorni in cui si parla tanto di Black Bloc, vandali, delinquenti in rivolta vale la pena ricordare le proteste e i movimenti che da anni lottano pacificamente in Val di Susa. Gente comune, padri di famiglia, pensionati, agricoltori, donne, bambini, ambientalisti, giovani, in una parola i NO TAV, si battono con immensa dignità per la propria terra. Queste persone incarnano il diritto e la responsabilità di ogni cittadino di battersi per l' ambiente in cui si vive e che si spera di lasciare, un giorno, ai figli. Non si tratta di prendere posizione contro il progresso, ma si sceglie di stare dalla parte del futuro, dell' ambiente, l' unica terra a nostra disposizione. Siamo d' accordo che l' Italia necessiti un grosso cambiamento, ma può iniziare solo dal basso, dalle piccole cose di tutti i giorni, per questo un treno veloce non cambierà certo le nostre vite, ma tanti treni locali che partono in orario si! Come ha affermato lo scorso giugno l' associazione Pro Naturta Torino:" Se anche si rinunciasse a costruire il TAV non ci sarebbero penali di alcun genere, al contrario di quanto ha dichiarato il Ministro Maroni: gli esperti di diritto internazionale francesi che nel 2003 hanno esaminato il Trattato di Torino del 2001 per l’audit al parlamento commissionato dal governo hanno sentenziato che il Trattato italo-francese dice, al primo articolo, che la nuova linea “dovrà entrare in servizio alla data di saturazione delle opere esistenti”; questo significa che se non c’è prospettiva di saturazione non c’è impegno e quindi nessuna sanzione per chi abbandona."
Siamo acora in tempo a rimediare e soprattutto a toglierci dalla testa che la solita minoranza che guadagna a discapito dei più deboli abbia irrimediabilmente deciso per tutti quanti.
Ludovica Brunamonti
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