Università degli studi di Genova



Blog a cura di Marina Milan, con la partecipazione di studenti, laureandi e laureati dei corsi di Storia del giornalismo e Giornalismo internazionale dell'Università degli studi di Genova (corso di laurea magistrale interdipartimentale in Informazione ed Editoria).

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01 gennaio 2012

La nuova geopolitica della comunicazione


“Non leggo i giornali, pubblicano solo quello che dico io”.
È citando Napoleone III che parte Rolando Belvedere per disegnare un quadro attento e preciso di un mondo tanto vasto quanto poco conosciuto, il Quarto Mondo, il mondo due volte Sud. Una citazione che riesce a dare l'unica chiave di lettura possibile nell'affrontare la nuova geopolitica della comunicazione analizzata dall'autore. Una grossa fetta del globo, popolata da 800 milioni di persone, che arriva a noi filtrata spesso da una rappresentazione per lo più esotica, mondana, banale, superficiale e che volutamente tralascia tutto ciò che concerne la vita reale del mondo in via di sviluppo, vittima di guerre, massacri, colpi di stato e corruzione.
Il quadro risulta assai interessante per molti aspetti.
Da ogni riga fuoriescono le tante contraddizioni che caratterizzano tutti i paesi dell'Africa e dell'Asia «per secoli ai margini della storia e che oggi - come si legge nella prefazione di Franco Siddi, segretario generale della Federazione nazionale della stampa italiana – si affacciano sul palcoscenico mondiale in maniera sempre più dirompente e determinante per la crescita impetuosa delle loro economie e per l'altrettanto impetuoso sviluppo dei loro livelli demografici».
Asia e Africa, dunque, al centro di uno studio che vede realtà distanti, molto distanti, da quella in cui siamo abituati a vivere o confrontarci. Zone in cui la limitata alfabetizzazione risulta ancora essere un problema determinante per la diffusione della Rete tra le popolazioni e tutto ciò che ne consegue. Paesi in cui manca totalmente un sistema pedagogico e dove la Rete surclassa l'editoria cartacea, spesso minima e trascurabile, ma fondamentale in quel dibattito delle idee che permette un confronto internazionale, un approfondimento sulle condizioni di crescita e sviluppo di una società. Il caso più eclatante è quello cinese. Al momento nelle loro attività economiche usano la lingua inglese e sembrano del tutto disinteressati a trasferire la loro cultura verso i loro partner commerciali, ma in un futuro non troppo lontano è prevista un'esplosione di siti creati senza l'utilizzo di alfabeti latini, andando a intaccare la secolare universalità della lingua inglese.
Un lavoro preciso e dettagliato che analizza i media del Quarto Mondo e, parallelamente, quello definibile Primo, dove l'editoria e il giornalismo in genere stanno vivendo una fase di profonda crisi, soprattutto economica. E se gli editori puri rappresentano una rarità nel Primo Mondo, lo sono ancora di più nel Quarto Mondo, tanto che i media applicano un metodo poco virtuoso tipico del primo: la fusione tra notizia e commento. La notizia è spesso soffocata dal commento, a volte il commento addirittura sostituisce la notizia, creando così una catena di pseudo-notizie il cui controllo per il lettore diventa impossibile prevalendo il modo in cui avviene la comunicazione.
Complessivamente al saggio di Belvedere non si può che dare un giudizio positivo vista la minuziosità e precisione con le quali ha curato il testo, corposo assemblaggio di dati, casi e numeri fondamentali per una riflessione d'insieme. Penalizza, come spesso accade per i lavori di saggistica, la poco accattivante grafica imposta al libro, tale da comprometterne la diffusione tra un pubblico non di settore.
Antonio Rodo


Rolando Belvedere
Dietro i media del Quarto Mondo.
Nuova geopolitica della comunicazione
Roma, Armando Editore, 2011, 128 p.

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