Nella quarta parte si distingue in particolar modo il contributo di Cesare Scurati, Professore ordinario di Pedagogia generale all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, intitolato Didattica “tecnologica”: riflessioni fra nuovo e vecchio; con un elenco (e le relative spiegazioni) di diversi approcci al momento teorico-pratico della didattica, l’autore si accosta alla “sfida antropologica” connessa all’affermarsi dell’odierna cultura della virtualità, che diventa quasi una seconda realtà, parallela a quella reale. Il problema che ne deriva è la confusione, e il rischio è la scomparsa della vera relazionalità. Tuttavia lo sviluppo delle nuove tecnologie può essere un ottimo strumento didattico se utilizzato correttamente, anche in ambito pedagogico, (ad esempio nelle scienze cognitive) e la grande conseguenza è la valorizzazione di quelle attività proprie dell’intelletto umano, come elasticità e creatività, in un aristotelico contrasto tra “logica” e “psicologia”. Nella quinta sezione si distinguono svariati interventi: il primo è quello di Bruno A. Bellerate, Professore emerito di Storia della Pedagogia all’Università Roma Tre, su Comenio e la pace, del quale viene sottolineato l’interesse teologico ripercorrendo le sue opere in ordine cronologico e nel loro contesto, sullo sfondo della Guerra dei Trent’anni. Segue Mario Gennari, Professore ordinario di Pedagogia generale all’Università di Genova, con uno scritto circa La Svizzera di Pestalozzi nella pittura di Albert Anker; nell’ottica di Pestalozzi, i motivi pedagogici e didattici si schierano a favore delle masse povere, e specialmente dei loro figli, pur non intaccando l’integrità economica, sociale e ideologica del sistema politico vigente. Il filosofo promuove il culto della famiglia, dell’educazione, della piccola comunità e delle tradizioni. Attraverso le splendide immagini a colori riportate nel volume, possiamo notare come la Gemeinschaft pestalozziana, si proietti anche nell’arte di Albert Anker, dove sono sempre presenti la sua vita, la sua famiglia e la piccola comunità dove è cresciuto; è una “poetica del sentimento del mondo”, in un’ottica romantica ma priva di titanismo, attenta alle piccole cose. Da qui il punto di partenza per scene davanti a un camino, dove si riuniscono le varie generazioni di una famiglia, o immagini di piccoli scolari, o poetici paesaggi innevati. Interessante anche lo scritto di Luciano Malusa, Antonio Rosmini-Serbati “educatore” della nazione italiana: si può notare una certa unità di intenti tra il filosofo roveretano e Gasparini, basato sull’educazione alla consapevolezza e alla cittadinanza da parte degli italiani. Le principali opere di Rosmini, La Costituzione secondo la giustizia sociale e Sull’Unità d’Italia, ne sono una chiara testimonianza, in un’ottica sociale e giuridico-politica (fornendo un concreto modello di costituzione per lo Stato Italiano), ma anche cristiana e scolastica (per il binomio tra lo spirito di unificazione nazionale e lo spirito cattolico del popolo italiano, proposto attraverso opere scritte e insegnamento nelle scuole ai più giovani). Pietro Zovatto, Professore ordinario di Storia del Cristianesimo all’Università di Trieste, nel suo saggio intitolato Mons. Ugo Mioni, la scuola, il tempo e i fondamenti cristiani dell’educazione, rivaluta la figura di questo scrittore per l’infanzia; fortemente criticato da Gramsci, Mioni analizza l’uomo come composto di anima e corpo, sovrastato dall’anima e dall’intelletto, ciò che lo rende superiore alle altre creature. L’educazione diventa il fine ultimo della famiglia e delle istituzioni scolastiche, in un’ottica di etica cristiana. La pedagogia deve sempre essere accompagnata dall’elemento trascendentale della religione, poiché solo questo binomio può formare un individuo dotato di una propria volontà e di un proprio carattere; per questo motivo l’insegnante assume anche il ruolo di maestro di vita.
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01 febbraio 2012
Omaggio alla memoria dello studioso Duilio Gasparini
Duilio Gasparini. Un percorso di studi, un percorso di vita.
Al termine dell’anno appena trascorso è stato pubblicato il volume Le dimensioni dell’educare e il gusto della scoperta nella ricerca. Studi in memoria di Duilio Gasparini, a cura di Luciano Malusa e Olga Rossi Cassottana (Armando Editore, Roma 2011), poi presentato nell’omonimo convegno tenutosi il 2 dicembre 2011 presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Genova. Un libro, anzi un ricordo e un omaggio sentito alla memoria di Duilio Gasparini, pedagogista triestino nonché Professore di Pedagogia all’Università degli Studi di Genova, offerto dai colleghi e amici che vi hanno collaborato. È un’opera importante, che si apre con una biografia della ricca esperienza di vita e di studi del Prof. Gasparini, ed un’approfondita bibliografia cronologica dei suoi scritti. L’opera si snoda come un lungo percorso, concentrandosi inizialmente sulla situazione delle scuole e, più in generale, dell’istruzione a Trieste, città natale di Gasparini, dalla grande cultura mitteleuropea, il quale si distinse anche qui per i suoi metodi di insegnamento innovativi e vicini agli studenti anche in un periodo difficile come la Seconda Guerra Mondiale, quando la libertà era fortemente condizionata dai tedeschi anche in ambito scolastico. Fondamentali le riflessioni di Gasparini sui concetti di cultura, di uomo come struttura dinamica e “officina humanitatis”, di educazione e pedagogia stesse, tutte volte al raggiungimento di “un vero e proprio gusto della ricerca storica e della scoperta”. Un altro importante ambito di studio e ricerca per Gasparini è stato il linguaggio, in relazione agli studi di glottodidattica, disciplina fondamentale nello studio delle relazioni in società, e ai nuovi sviluppi tecnologici nel campo della comunicazione. Sempre in onore del Professore viene tratteggiato un excursus sulla figura del maestro elementare dall’Unità al 1919, mestiere attraverso il quale era iniziata l’attività di Gasparini, ma anche un elogio alla bellezza del suo amato paesaggio istriano, e una ripresa del suo principio (derivato dalla filosofia di Locke) secondo il quale il bambino non deve mai subire costrizioni, né nel gioco, né nella lettura. Il suo scopo primario era quello di rivalutare gli apporti anche minori degli studiosi, nei vari ambiti della sua ricerca professionale. Vicino ai giovani, assecondava il loro “anelito utopico”, introducendoli in una società che doveva essere dominata da una pedagogia cristiana aperta al principio di speranza che deve contraddistinguere le nuove generazioni; nei suoi studi, portati avanti con rigore e metodo scientifico, si passa dalla pedagogia alla filosofia, soprattutto all’etica, fino a giungere alle scienze sociali. Passando a un’analisi più specifica, l’opera si divide in varie parti, che seguono il ringraziamento di Giovanna Imperatori, la prefazione di Michele Marsonet, direttore del Dipartimento di Filosofia dell’Università di Genova, e le introduzioni di Olga Rossi Cassottana e Luciano Malusa, rispettivamente Professore associato di Pedagogia generale e Professore ordinario di Storia del Cristianesimo all’Università di Genova; Biografia e bibliografia di Duilio Gasparini; La personalità e l’attività educativa negli scritti di Duilio Gasparini; Testimonianze su Duilio Gasparini; La didattica tra la teoria e la pratica; La ricerca storico-antropologica e la storia delle istituzioni scolastiche ed educative; La letteratura per ragazzi e l’educazione infantile; La teoresi educativa tra esperienzialità e interpretazione. Nella prima parte troviamo gli interventi di Giovanna Imperatori Gasparini e della Prof. Cassottana; nella seconda Claudio Desinan, Professore ordinario di Pedagogia generale all’Università di Trieste, e Olga Rossi Cassottana ci accompagnano in un percorso da Trieste all’approdo a Genova, pretesto per un’analisi in loco della situazione scolastica e universitaria, mentre Sira Serenella Macchietti, Professore ordinario di Pedagogia generale all’Università di Siena, e Gianfranco Spiazzi, Professore di Storia della Pedagogia e di Storia della Scuola all’Università di Trieste, approfondiscono il concetto di educazione e il rapporto con i giovani nell’opera di Gasparini. Per quanto riguarda la terza parte, vi sono svariate testimonianze sull’amabilità del Professore e sulla sua professionalità, oltre a un interessante elaborato di Giovanna Imperatori sulla “passione educativa” e sul “gusto della scoperta” sempre presenti nell’attività del marito, come anche il rispetto della dignità della persona umana e l’attenzione al mondo della scuola.
Nella quarta parte si distingue in particolar modo il contributo di Cesare Scurati, Professore ordinario di Pedagogia generale all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, intitolato Didattica “tecnologica”: riflessioni fra nuovo e vecchio; con un elenco (e le relative spiegazioni) di diversi approcci al momento teorico-pratico della didattica, l’autore si accosta alla “sfida antropologica” connessa all’affermarsi dell’odierna cultura della virtualità, che diventa quasi una seconda realtà, parallela a quella reale. Il problema che ne deriva è la confusione, e il rischio è la scomparsa della vera relazionalità. Tuttavia lo sviluppo delle nuove tecnologie può essere un ottimo strumento didattico se utilizzato correttamente, anche in ambito pedagogico, (ad esempio nelle scienze cognitive) e la grande conseguenza è la valorizzazione di quelle attività proprie dell’intelletto umano, come elasticità e creatività, in un aristotelico contrasto tra “logica” e “psicologia”. Nella quinta sezione si distinguono svariati interventi: il primo è quello di Bruno A. Bellerate, Professore emerito di Storia della Pedagogia all’Università Roma Tre, su Comenio e la pace, del quale viene sottolineato l’interesse teologico ripercorrendo le sue opere in ordine cronologico e nel loro contesto, sullo sfondo della Guerra dei Trent’anni. Segue Mario Gennari, Professore ordinario di Pedagogia generale all’Università di Genova, con uno scritto circa La Svizzera di Pestalozzi nella pittura di Albert Anker; nell’ottica di Pestalozzi, i motivi pedagogici e didattici si schierano a favore delle masse povere, e specialmente dei loro figli, pur non intaccando l’integrità economica, sociale e ideologica del sistema politico vigente. Il filosofo promuove il culto della famiglia, dell’educazione, della piccola comunità e delle tradizioni. Attraverso le splendide immagini a colori riportate nel volume, possiamo notare come la Gemeinschaft pestalozziana, si proietti anche nell’arte di Albert Anker, dove sono sempre presenti la sua vita, la sua famiglia e la piccola comunità dove è cresciuto; è una “poetica del sentimento del mondo”, in un’ottica romantica ma priva di titanismo, attenta alle piccole cose. Da qui il punto di partenza per scene davanti a un camino, dove si riuniscono le varie generazioni di una famiglia, o immagini di piccoli scolari, o poetici paesaggi innevati. Interessante anche lo scritto di Luciano Malusa, Antonio Rosmini-Serbati “educatore” della nazione italiana: si può notare una certa unità di intenti tra il filosofo roveretano e Gasparini, basato sull’educazione alla consapevolezza e alla cittadinanza da parte degli italiani. Le principali opere di Rosmini, La Costituzione secondo la giustizia sociale e Sull’Unità d’Italia, ne sono una chiara testimonianza, in un’ottica sociale e giuridico-politica (fornendo un concreto modello di costituzione per lo Stato Italiano), ma anche cristiana e scolastica (per il binomio tra lo spirito di unificazione nazionale e lo spirito cattolico del popolo italiano, proposto attraverso opere scritte e insegnamento nelle scuole ai più giovani). Pietro Zovatto, Professore ordinario di Storia del Cristianesimo all’Università di Trieste, nel suo saggio intitolato Mons. Ugo Mioni, la scuola, il tempo e i fondamenti cristiani dell’educazione, rivaluta la figura di questo scrittore per l’infanzia; fortemente criticato da Gramsci, Mioni analizza l’uomo come composto di anima e corpo, sovrastato dall’anima e dall’intelletto, ciò che lo rende superiore alle altre creature. L’educazione diventa il fine ultimo della famiglia e delle istituzioni scolastiche, in un’ottica di etica cristiana. La pedagogia deve sempre essere accompagnata dall’elemento trascendentale della religione, poiché solo questo binomio può formare un individuo dotato di una propria volontà e di un proprio carattere; per questo motivo l’insegnante assume anche il ruolo di maestro di vita.
Nella quarta parte si distingue in particolar modo il contributo di Cesare Scurati, Professore ordinario di Pedagogia generale all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, intitolato Didattica “tecnologica”: riflessioni fra nuovo e vecchio; con un elenco (e le relative spiegazioni) di diversi approcci al momento teorico-pratico della didattica, l’autore si accosta alla “sfida antropologica” connessa all’affermarsi dell’odierna cultura della virtualità, che diventa quasi una seconda realtà, parallela a quella reale. Il problema che ne deriva è la confusione, e il rischio è la scomparsa della vera relazionalità. Tuttavia lo sviluppo delle nuove tecnologie può essere un ottimo strumento didattico se utilizzato correttamente, anche in ambito pedagogico, (ad esempio nelle scienze cognitive) e la grande conseguenza è la valorizzazione di quelle attività proprie dell’intelletto umano, come elasticità e creatività, in un aristotelico contrasto tra “logica” e “psicologia”. Nella quinta sezione si distinguono svariati interventi: il primo è quello di Bruno A. Bellerate, Professore emerito di Storia della Pedagogia all’Università Roma Tre, su Comenio e la pace, del quale viene sottolineato l’interesse teologico ripercorrendo le sue opere in ordine cronologico e nel loro contesto, sullo sfondo della Guerra dei Trent’anni. Segue Mario Gennari, Professore ordinario di Pedagogia generale all’Università di Genova, con uno scritto circa La Svizzera di Pestalozzi nella pittura di Albert Anker; nell’ottica di Pestalozzi, i motivi pedagogici e didattici si schierano a favore delle masse povere, e specialmente dei loro figli, pur non intaccando l’integrità economica, sociale e ideologica del sistema politico vigente. Il filosofo promuove il culto della famiglia, dell’educazione, della piccola comunità e delle tradizioni. Attraverso le splendide immagini a colori riportate nel volume, possiamo notare come la Gemeinschaft pestalozziana, si proietti anche nell’arte di Albert Anker, dove sono sempre presenti la sua vita, la sua famiglia e la piccola comunità dove è cresciuto; è una “poetica del sentimento del mondo”, in un’ottica romantica ma priva di titanismo, attenta alle piccole cose. Da qui il punto di partenza per scene davanti a un camino, dove si riuniscono le varie generazioni di una famiglia, o immagini di piccoli scolari, o poetici paesaggi innevati. Interessante anche lo scritto di Luciano Malusa, Antonio Rosmini-Serbati “educatore” della nazione italiana: si può notare una certa unità di intenti tra il filosofo roveretano e Gasparini, basato sull’educazione alla consapevolezza e alla cittadinanza da parte degli italiani. Le principali opere di Rosmini, La Costituzione secondo la giustizia sociale e Sull’Unità d’Italia, ne sono una chiara testimonianza, in un’ottica sociale e giuridico-politica (fornendo un concreto modello di costituzione per lo Stato Italiano), ma anche cristiana e scolastica (per il binomio tra lo spirito di unificazione nazionale e lo spirito cattolico del popolo italiano, proposto attraverso opere scritte e insegnamento nelle scuole ai più giovani). Pietro Zovatto, Professore ordinario di Storia del Cristianesimo all’Università di Trieste, nel suo saggio intitolato Mons. Ugo Mioni, la scuola, il tempo e i fondamenti cristiani dell’educazione, rivaluta la figura di questo scrittore per l’infanzia; fortemente criticato da Gramsci, Mioni analizza l’uomo come composto di anima e corpo, sovrastato dall’anima e dall’intelletto, ciò che lo rende superiore alle altre creature. L’educazione diventa il fine ultimo della famiglia e delle istituzioni scolastiche, in un’ottica di etica cristiana. La pedagogia deve sempre essere accompagnata dall’elemento trascendentale della religione, poiché solo questo binomio può formare un individuo dotato di una propria volontà e di un proprio carattere; per questo motivo l’insegnante assume anche il ruolo di maestro di vita.
Per quanto riguarda la settima parte del volume, il primo intervento è quello Simone Eros Beduschi, dottorando di Ricerca all’Università di Genova, connesso a quello di Luciano Malusa, su La formazione di Antonio Rosmini: provvidenza ed educazione cristiana: Rosmini ha saputo coniugare armonicamente le sue tre vocazioni, sacerdotale, filosofica ed educativa. Dalle lettere scritte dal filosofo roveretano, si può comprendere come la sua etica cattolica fosse aperta anche a moderate influenze illuministe, e l’importanza data al cristianesimo nel suo ruolo civilizzatore. Costante è l’unione dei termini educazione e devozione, anche per quanto riguarda l’educazione del clero, e la fiducia nella provvidenza divina. Segue il saggio di Andrea Bobbio, Professore associato di Pedagogia generale all’Università della Valle d’Aosta, Il sapere pedagogico. Evento, storicità e progetto; l’autore ci ricorda come Gasparini abbia saputo coniugare ricerca didattica, storica, teoretica ed empirica in una sintesi sempre attenta al dettaglio. Uno dei temi fondamentale dell’epistemologia e della pedagogia è il rapporto tra teoria e prassi nella ricerca educativa; che oscilla tra l’”essere” e il “dover essere”, tra pedagogia e didattica. Da sottolineare poi lo scritto di Francesco Camera, Professore associato di Ermeneutica filosofica all’Università di Genova, intitolato L’educazione religiosa secondo Kant: viene ripercorso il ciclo di lezioni di Pedagogia tenuto da Kant presso la Facoltà Filosofica dell’Albertina, di carattere sia teorico che didattico, che mostra l’interesse per l’educazione dell’uomo, unico mezzo che può portarlo a distinguersi dagli animali e a una destinazione morale, ma solo in un’ottica filantropica. La religione diventa quindi completamento dell’esperienza morale. Vorrei infine evidenziare gli ultimi due saggi del volume: Quale identità per la pedagogia? di Giuseppe Serafini, Professore ordinario di Pedagogia generale all’Università di Siena, e La pedagogia dell’Umanesimo nell’interpretazione di Eugenio Garin di Stefania Zanardi, dottoranda di Ricerca all’Università di Genova. Per quanto riguarda il primo, Serafini fa un excursus dello sviluppo e dello studio in ambito pedagogico da Giovanni Gentile, che la lega indissolubilmente alla filosofia, all’opposta corrente non idealistica ottocentesca, dalle riflessioni epistemologiche di Rosmini alla pedagogia italiana del secondo dopoguerra come disciplina pratica, fino ad arrivare a Duilio Gasparini.
In quello della Zanardi, infine, viene trattata la vasta produzione di studi sull’educazione, sulla formazione dell’uomo, sulla nascita e trasformazione degli istituti scolastici e universitari, prodotti dal Prof. Eugenio Garin; fautore del cosiddetto concetto di “Umanesimo civile”, promosse lo sviluppo di uomo come essere completo, dalla solida formazione intellettuale ma anche politica e civile, possibile solo grazie agli studi umanistici per la formazione di una coscienza storica e critica e di una vita sociale e civile. Molti altri argomenti e spunti di riflessione sono presenti in questo ricco volume, vero e proprio viaggio metaforico attraverso l’esperienza biografica e professionale di un grande studioso, nel quale si possono trovare pedagogia, filosofia, ma anche arte, letteratura, e molto molto altro.
Arianna Borgoglio
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