Università degli studi di Genova



Blog a cura di Marina Milan, con la partecipazione di studenti, laureandi e laureati dei corsi di Storia del giornalismo e Giornalismo internazionale dell'Università degli studi di Genova (corso di laurea magistrale interdipartimentale in Informazione ed Editoria).

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01 maggio 2012

Nostalgia dei primati

  I giornali, cercando di difendersi dai morsi della crisi, vanno alla ricerca di notizie per attirare, come specchietti per allodole, un pubblico sempre più vasto. Un pubblico, sempre più numeroso, che spesso ricerca spasmodicamente la fonte della tragedia, del dramma, del sangue. Un pubblico che troviamo sullo scoglio, proprio là in riva al mare, in un paesaggio ameno dove la mente dovrebbe alleggerirsi rincorrendo le nuvole, ma che stai facendo? Fotografi la carcassa della Concordia! Non ti rendi conto che quella fotografia sarà il tuo biglietto per entrare nell’olimpo dei cimeli, da esporre alla prossima mostra del kitsch. Ma spostiamoci ancora, Avetrana, eccoli di nuovo lì, implacabili con le loro Canon, le Nikon o il Nokia. Si spingono pur di arrivare in prima fila, per avere la visuale migliore, per non lasciarsi scappare nulla. Sono ovunque, anche là, dove c’è una morte che non ha fatto notizia, pur di soddisfare quella sete che si contorce sotto i crampi della curiosità. L’incidente di Belen ed il nuovo fidanzato che vengono contesi in ogni trasmissione, da sacrificare all’altare dell’audience. Il delitto di via Poma, un nulla di fatto. Eccoli lì pronti a sentenziare, incuranti del significato delle parole. Incuranti del dolore delle persone, incuranti degli anni di vita rubati, della parola morte e di molte altre sul cui dorso sono state portate guerre o drammi. Così facendo però si sta perdendo il significato della vita in sé, del valore più prezioso che è stato donato a tutti noi, proprio a noi o molti di noi che neppure ne conosciamo il significato. E così magari si piange moneta, ma non ci si fa mancare l’Iphone 4S, si urla dalla disperazione ma non si è mai risparmiato un soldo nei momenti di vacche grasse. Eccola la tragedia dell’uomo che dovrebbe piangere sé stesso, chiedendo perdono per non avere capito il significato dell’unico bene prezioso: la vita. Ricordo una frase di Albert Camus: “…Quando uno, di mestiere o per vocazione, ha meditato a lungo sull'uomo, gli accade di provar nostalgia per i primati”.  
Fabrizio Pronzalino

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