«L’industria dei contenuti giornalistici del XX secolo si sta infrangendo sulle tecnologie del primo scorcio del XXI, lasciando a ogni risacca professionalità e sicurezze».
La tecnologia alza l’asticella di un salto (qualitativo e quantitativo) in alto sempre più da record, lo fa con rapidità disegnando una specie di ottovolante. La tecnologia è democratica (anche se l’utilizzo spesso non lo è) e Maistrello ce lo fa capire illustrando gli effetti di una rivoluzione che ha i connotati di una palinodia luterano-gutemberghiana in cui i “mediatori” tra noi e le informazioni non hanno più senso di essere come il clero temette per se stesso all’indomani degli eventi scatenanti la Riforma. Il millenarismo, il catastrofismo, lasciano il passo al vero merito rappresentato da questo libro, formato a suo tempo da dispense che il prof. Maistrello dedicò ai suoi studenti durante i corsi tenuti all’Università di Trieste dove tuttora insegna; la sorpresa è come l’autore riesca ad analizzare la situazione senza allarmismi o crisi di panico, ma con razionale distacco, un obbiettività che porta l'autore al risultato opposto: nel nostro libro si percepiscono conclusioni - mai invasive - velate di speranza: «Non è necessariamente la fine del giornalismo e dell’editoria. E’, più probabilmente, la fine di tutto ciò che non si nutre avidamente di qualità, che non alimenta empatia, che non fa battere il cuore. E’ la fine della pubblicità che non è capace di farsi servizio, dell’editoria che seleziona scientificamente il target per spremerlo meglio; del giornalismo che copre i fatti del mondo in modo distratto, superficiale, senz’anima…».
Uno dei lati più interessanti della discussione è proprio il provare a segnare i passi successivi della nostra società 2.0 attraverso i meccanismi comunicativi del giornalismo tanto che c’è spazio per un affresco molto più ampio: «dalla società verticale e basata sulle gerarchie alla società orizzontale e peer to peer». Una collettività in metamorfosi che partendo dalla propria (ormai disusa) dimensione locale, passando per quella globale,
raggiunge un concetto tutto nuovo, quello di glocal.
In sintesi, questo libro ritrae le vicissitudini di una materia spesso poco agevole, ma lo fa con maestria e abilità: il giornalismo si dimostra rafforzato nella sua nuova veste “civica” e le persone diventano perno della comunicazione stessa. Non era in fondo proprio McLuhan che diceva che «il medium è il messaggio».
Sergio Maistrello
Giornalismo e nuovi media.
L’informazione al tempo del citizen journalism
Milano, Apogeo, 2010, 228 pp.
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