Università degli studi di Genova



Blog a cura di Marina Milan, con la partecipazione di studenti, laureandi e laureati dei corsi di Storia del giornalismo e Giornalismo internazionale dell'Università degli studi di Genova (corso di laurea magistrale interdipartimentale in Informazione ed Editoria).

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31 agosto 2013

I fondamenti del giornalismo

Il libro I fondamenti del giornalismo elaborato dai due giornalisti americani Bill Kovach e Tom Rosenstiel è un'attenta analisi del mondo dell'informazione che prende il via da uno studio sul settore iniziato nel 1997. Lo scopo di tale ricerca, compiuta attraverso numerosi sondaggi e interviste sia a giornalisti di professione sia a persone comuni che fruiscono varie tipologie di media, era quello di riuscire a elaborare una sorta di decalogo sulle leggi alla base del buon giornalismo. Il libro, benché pubblicato in Italia nel 2007, resta un vademecum utile a chi è chiamato a svolgere questa attività in maniera professionale, ma anche una guida per tutti i lettori, più o meno attenti, affinché sappiano orientarsi nel vasto mondo delle comunicazioni, così da poter discernere il buon giornalismo da quello meno buono.
I due autori presentano anzitutto il concetto del cosiddetto istinto di consapevolezza come quel bisogno, intrinseco a ogni essere umano, di avere informazioni al fine di poter vivere e convivere serenamente, con sé stessi e con gli altri. È per questo che la società moderna ha istituito il concetto di giornalismo come mezzo di diffusione di informazioni, perché proprio queste ultime sono in grado di determinare la qualità della nostra vita influenzandone idee, pensieri, cultura. In un mondo dove la “fame di conoscenza” e la necessità di informazioni sono sempre più presenti e diffuse nella società, l'informazione, invece, si trasforma in intrattenimento: ciò che in gergo viene identificato come infotainment (information and entertainment).  È come se a fronte di una richiesta di notizie di primo livello da parte della comunità, il giornalismo sapesse rispondere solo con del mero gossip. Ecco, dunque, che il sistema dell'informazione si mostra in tutto il suo paradosso; a dimostrazione che anche le notizie spesso sono chiamate a rispondere dei margini di profitto dell'azienda editoriale cui sono sottoposte.
È innegabile il fatto che ogni sistema editoriale, e conseguentemente anche quello dell'informazione, sia legato alle stessi leggi economiche che permeano qualsiasi altro mercato. Lo scopo primario del giornalismo però è, e rimane, quello di fornire ai cittadini notizie utili a creare le proprie libertà e ad accrescere la propria educazione affinché possano poi essere in grado di generare comunità democratiche. Parte proprio da questo aspetto centrale l'analisi critica che Kovach e Rosenstiel elaborano. La necessità di servire il più vasto e diversificato pubblico possibile, insieme alle leggi economiche che permeano il mondo dell'editoria e che hanno già spinto molti media a optare, appunto, per l'infotainment non rischiano di diventare una vera e propria minaccia all'autonomia dell'informazione che, invece, dovrebbe rappresentarne il punto di partenza? Ecco, dunque, che i due giornalisti si trovano a dover accuratamente riflettere sulla lenta, ma inesorabile, deriva che il giornalismo americano (e non solo) sta vivendo da qualche anno a questa parte. Una deriva che hanno cercato di arginare tracciando le linee guida dell'attività giornalistica; ovvero i suoi fondamenti.
La prima legge che i due autori menzionano come alla base di una corretta attività giornalistica è quella della verità. Essa è fondamentale per il cittadino che si serve della notizia per riflettere sulle proprie idee e crearsi una specifica idea del mondo. Verità che si lega a doppio filo con un altro principio centrale: la lealtà verso il cittadino. Il giornalista, dunque, è chiamato a svolgere il ruolo di garante della veridicità dei fatti nei confronti della comunità cui trasmette informazioni, e deve farlo  anzitutto perché si tratta di un obbligo sociale verso i fruitori e, in secondo luogo, per mantenere la propria credibilità di professionista, nonché quella della propria testata. Credibilità che deve essere mantenuta tale anche grazie alla responsabilità verso la propria coscienza, un obbligo, questo, di portare avanti la cultura dell'onestà, talvolta andando anche contro le direttive del direttore  della testata o, addirittura, dell'editore.
Il nuovo modello di giornalismo è permeato da fattori “pericolosi” come il continuo ciclo di informazioni in evoluzione, cui i giornalisti sono chiamati a rispondere con l'elaborazione di notizie sempre più in tempo reale  ̶  fattore tipico del mezzo di internet  ̶  e che portano a prediligere la velocità piuttosto che la qualità (il che va tutto a discapito del lettore). Così come il problema dell'aumento di potere delle fonti di informazioni su quello dei giornalisti stessi o la fine di un accurato gatekeeping (processo di filtraggio delle notizie) che lascia sempre più margine di avanzamento al puro gossip, che tra l'altro è in grado di ampliare il bacino dell'audience, rispetto a una buona e necessaria cultura della cronaca. Questi sono tutti fattori di cui Kovach e Rosenstiel sono perfettamente consci e a cui cercano di controbattere sottolineando i veri valori del giornalismo.
Ecco quindi che al rispetto della verità, alla lealtà verso il cittadino e alla responsabilità verso la propria coscienza, il giornalista deve garantire al pubblico: indipendenza dalle fonti di cui si serve e dal controllo di qualsiasi potere esterno, così come la possibilità di avere libero accesso alle notizie e ai documenti delle autorità tali da poter liberamente riferirne all'opinione pubblica. I due autori sostanzialmente puntano sul sottolineare che il giornalismo deve basarsi sulla sintesi, la verifica, e una fiera indipendenza che punti a soddisfare il pubblico interesse prima ancora del profitto privato.
A distanza di 16 anni le proposte deontologiche di questo libro restano valide e possono riconciliare molti lettori critici con il mondo dell'informazione. Kovach e Rosenstiel dimostrano, infatti, che il buon giornalismo non è morto, tutt'altro. Sta solo vivendo un periodo di crisi economica e di valori; questo però non significa che non possa rinnovarsi per mantenersi al passo con i tempi e contemporaneamente mantenere saldi i suoi principi. Questi, dunque, sono i Fondamenti del giornalismo, ovvero tutto ciò che i giornalisti dovrebbero sapere e il pubblico dovrebbe esigere.
Valentina Vettori
 
Bill Kovach, Tom Rosenstiel
I fondamenti del giornalismo.
Ciò che i giornalisti dovrebbero sapere e il pubblico dovrebbe esigere.
Torino, Lindau, 2007, 293 pp.
 

 

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