Università degli studi di Genova



Blog a cura di Marina Milan, con la partecipazione di studenti, laureandi e laureati dei corsi di Storia del giornalismo e Giornalismo internazionale dell'Università degli studi di Genova (corso di laurea magistrale interdipartimentale in Informazione ed Editoria).

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11 agosto 2013

" Il giornalismo ha bisogno di voi e non ve lo dice"

"Come saranno i giornalisti di domani? Mi riferisco a quelle vaste schiere di giovani che in questo momento frequentano scuole di giornalismo pubbliche o private, vanno a caccia di stages presso quotidiani, settimanali, agenzie, testate radiofoniche e televisive, inseguono speranze e invocano quasi sempre invano promesse di una qualsiasi sistemazione redazionale. Chi esercita questo nostro mestiere da lungo tempo, e non è professionalmente ignoto, conosce l' ampiezza del fenomeno. Basta poi insegnare o avere insegnato in una di quelle scuole di giornalismo per diventare bersaglio consueto di una serie di sollecitazioni, suppliche, richieste di presentazione. A volte si cerca di aiutare qualcuno, perché tanti lo meritano. Molto più spesso l'esito che si dà è deludente, non certo per sadismo ma perché i poteri che il postulante attribuisce al suo interlocutore sono esorbitanti rispetto alla realtà. Ne conseguono lunghi discorsi rivolti al giovanotto o alla ragazza sull' affollamento delle redazioni, sullo spirito di difesa corporativo che gli occupati oppongono all' ingresso dei nuovi, sul timore, che le amministrazioni provano, di essere costrette ad assumere con contratto pieno qualcuno cui è stato ufficiosamente consentito di frequentare la redazione, di sedersi davanti a una scrivania. Ma poi sembrando crudele limitarsi a svogliare con un brusco non luogo a procedere una vocazione spontanea e in fondo legittima si fa un passo avanti. O meglio, di lato. Ci si impegna, cioè, a dimostrare che il giornalismo italiano è malato, pieno di difetti (fra i quali la difficoltà di entrarvi, per quanto atroce, non è il più grave). Si citano i misfatti più clamorosi che ha perpetrato, le congiure più turpi cui ha aderito, i buchi più ridicoli nei quali è caduto, le lottizzazioni più selvagge che ha promosso (e qui si parla a lungo della Rai), le transazioni equivoche che ha stipulato con i potentati economici più aggressivi. Si fanno frequenti cenni ai tre Pansa: quello dei comprati e venduti, quello dei giornalisti dimezzati e quello delle carte false. Infine, quando ci si accorge che questa forma di deterrente è inefficace (sarà pure un inferno fa capire l' aspirante ma mi ci butterei lo stesso con piacere), si passa ai consigli. Consigli relativi non tanto al modo di entrare nella corporazione, quanto sul come comportarvisi in un eventuale domani. Quanti consigli diamo ogni giorno a quelli che saranno i nostri posteri in questo mestiere! Chiunque, giornalista, parli di lavoro con una persona più giovane, diventa immediatamente un padre nobile, un pedagogo, un archivista di pericoli da evitare, di tentazioni cui resistere, di peccati da non commettere. Se proprio vuoi vivere quest'avventura ecco il tipo di approccio che si adotta, preparati a farlo in maniera da non dovertene vergognare. Tutti questi consigli che finora si tramandavano per tradizione orale sono oggi ordinati e catalogati in una sorta di breviario, vivace, utile e piacevole a leggersi. Ne è autore Sergio Turone. S'intitola Come diventare giornalisti (senza vendersi): Laterza, pagg. 307,  Ritorno qui, scusandomi per la digressione, alla domanda iniziale: come saranno i giornalisti di domani? Alla luce del libro di Turone la risposta è che i nostri successori (per poco che abbiano seguito i consigli di cui consta il breviario) dovrebbero costituire una falange di professionisti perfetti, muniti di una fiera coscienza deontologica e di un solido know how tecnico, incapaci di abbagli, corazzati contro le insidie del potere. Veri e propri sacerdoti della verità, si aggireranno per il mondo sempre pronti ad accorrere dove c'è qualche guasto da sanare, qualche scandalo da denunziare, qualche ribaldo da punire. Incorruttibili ma non provocatori, penetranti nelle loro indagini ma non inclini al clamore, pacati nelle opinioni ma non insensibili al fascino di leciti scoops: l'approssimativo, l'inesatto saranno i loro nemici capitali. Le nozioni che Turone fornisce nell' impartire i suoi consigli sono complete. Riguardano sia la struttura tecnica dei giornali che la genesi delle notizie. Si addentrano nei modi di scrivere, esplorano questioni di linguaggio, descrivono e distinguono i vari ruoli funzionali all' interno del lavoro, esaminano le tecniche che presiedono ai vari generi giornalistici: dalla cronaca all' intervista, dall' inchiesta economica al resoconto sportivo, dall'informazione televisiva alla divulgazione culturale. L'autore registra gli scontri fra i giornalisti lottizzati e i loro protettori politici. Si sofferma sulle vicende della concorrenza fra testate rivali. Elenca casi di giornalisti messi in castigo dalla proprietà, o di altri che, per coerenza, hanno subìto vicissitudini di carriera e pause di temporanea retrocessione professionale. Il panorama è dunque completo. Al giovane aspirante si rivolge un discorso del genere: ecco l'elenco delle insidie che certamente ti saranno tese. Se vuoi entrare in questa corporazione devi imparare a schivarle. Altrimenti, è meglio non farne nulla. Devi sapere, tra l'altro, che il potere politico, negli anni Ottanta, ha operato nella stampa una sistematica normalizzazione, promuovendo i giornalisti più mansueti ed espellendo o catturando i ribelli. Per te, insomma, educato da questi consigli, si prepara un futuro di dignitoso martirio. (Ma forse non sarà necessario: perché in un giornale difficilmente riuscirai ad entrare. E se ci entrerai vendendoti, tutto il discorso è inutile). A me queste pagine sono sembrate pessimistiche, ma non più di quanto il tema richieda. Non si tratta di un libro che induca alla speranza, che faccia troppe concessioni. Il lettore interessato desidererebbe, credo, qualche sforzo in più: se non un progetto, almeno un' indicazione, un disegno, un augurio che un giorno si possano adottare, in materia di arruolamento di nuovi giornalisti, criteri più obiettivi, più trasparenti, meno casuali e clientelari di quelli in uso oggi. Intanto, però, sembra che tutte questo fiorire di consigli all' aspirante giornalista qualche esito lo colga. Si sta stemperando intorno a questa professione, registra l' autore sulla base di un sondaggio fatto fra i laureandi dell'Ateneo milanese, l'alone di fascino che permaneva dai tempi degli avventurosi viaggi ai luoghi esotici. Man mano che declinerà la stantia leggenda, le vocazioni si faranno meno copiose ma in compenso più solide. Speriamo. Comunque, novizi del Duemila, preparatevi alla lotta! Il giornalismo ha bisogno di voi e non ve lo dice." 
Nello Ajello

*N.Ajello, I sacerdoti della verità, “la Repubblica”, 9 aprile 1987.

Libri di Nello Ajello (1930-2013):
- Lezioni di giornalismo. Com'è cambiata in 30 anni la stampa italiana, Milano, Garzanti, 1985.
- Italiani di fine regime, Milano, Garzanti, 1993.
- Il lungo addio. Intellettuali e PCI dal 1958 al 1991, Roma-Bari, Laterza, 1997.
- Illustrissimi. Galleria del Novecento, Roma-Bari, Laterza, 2006.

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