«Linus»
è stato, fin dalla sua prima pubblicazione, un corpo alieno trapiantato in
mezzo alle innumerevoli carte esposte nelle edicole italiane. La rivista può
essere vista come la rappresentazione cartacea di quello che la Olivetti
Programma 101 simboleggiò per l’informatica: un segnale di straordinaria
innovazione sociale ancor prima che editoriale. Proprio come il primo personal
computer della storia, nato anch’esso in quegli anni di intenso mutamento
sociale e culturale, anche «Linus» annuncia l’avvento sulla scena di una figura
sociale fino ad allora sconosciuta nel panorama italiano: quella di un ceto
urbano individualizzato ed emancipato, in prima linea nel processo di globalizzazione
e pronto a dialogare con omologhe figure dei centri urbani europei e americani.
Il linguaggio utilizzato dai Peanuts riuscì a congiungere giovani e adulti di
tutto il mondo in maniera assolutamente pionieristica, preparando la società a
quel tipo di scenario che oggi ci ha condotto alla rete e ai social network e
anticipando, nel suo piccolo, quella necessità di relazioni morbose che
cinquant’anni più tardi ritroveremo sulle bacheche di Facebook e Twitter.
Nella
sua opera Paola Maria Farina ci racconta la storia di questa prestigiosa
rivista, arrivata quest’anno al suo cinquantesimo compleanno, partendo dalla
storia del fumetto negli Stati Uniti, dal successo delle sundaystrips al più recente boom delle graphic novel, per poi passare all’impatto che i balloons hanno avuto nel Bel Paese dai
primi del ‘900 ad oggi. Il mensile, pensato per un’utenza adulta e colta,
contrariamente a ciò che si potrebbe pensare di una rivista a fumetti, portò in
quegli anni una ventata di novità, incidendo fortemente sul costume e la
cultura. L’intento fu quello di riconoscere al fumetto l’indubbio spessore
culturale che essi meritavano, cercando di arrivare a quella fetta di lettori
che fino a quel momento non ne avevano percepito il reale valore
artistico. L’esplosione delle contestazioni portò a significativi cambiamenti e
di conseguenza condusse «Linus» a scelte editoriali e commenti politicamente
schierati. La rivista divenne in qualche modo militante e diventò un chiaro
esempio di come, a prescindere dal tipo di pubblicazione, un buon utilizzo del
mezzo possa condizionare il pubblico, indirizzandolo. Con il fallimento dei
movimenti di quel periodo e il conseguente abbandono della militanza da parte
della rivista, «Linus» vide chiudersi il suo periodo di maggior successo e i
toni della rivista si ridimensionarono visibilmente. Successivamente
all’affievolimento di questa sua anima battagliera, ebbe inizio una stagione di
maggior pacatezza e autocritica, mantenuta anche nei decenni successivi.
Il
percorso compiuto da Paola Maria Farina ha così permesso di mettere in luce
quella serie di caratteristiche che hanno contribuito a rendere «Linus» un caso
editoriale di indubbio successo, oltre che un punto di riferimento sul piano
culturale e politico, evidenziando come fumetto e cultura possano
tranquillamente andare a braccetto, riconoscendo ai balloons il meritato titolo di prodotto intellettuale.
Fabrizio Paolino
Paola Maria Farina
La rivista «Linus». Un caso editoriale lungo quasi mezzo secolo.
Cargeghe, Documenta, 2013, 149 pp.+ VIII
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