Lo scadere dei diritti d’autore e di conseguenza la libera circolazione del testo è in realtà un finto problema, infatti, già da anni, in diversi paesi, Italia compresa, è possibile acquistare il libro. In Germania è stata preparata un’edizione critica del Mein Kampf e per Christian Hartmann, curatore, è giusto che venga pubblicato per cercare di distruggere il mito del nazismo.
Domenico Quirico in un articolo pubblicato il 23 dicembre 2015 sul settimanale Origami de La Stampa spiega che il Mein Kampf è un best seller in molti paesi. Il giornalista racconta un piccolo episodio che gli è capitato nel 2011 che invita a riflettere. Quirico si trovava per lavoro al Cairo quando, al centro della vetrina di una piccola libreria, vede esposta l’edizione araba del Mein Kampf; chieste spiegazioni al titolare del negozio, scopre che il libro è molto richiesto e venduto. Due anni dopo torna nella stessa libreria e vede che ancora continuano a vendere copie del libro, che è molto venduto non solo in Egitto, ma anche in paesi come l’Iran e la Turchia, dove nel 2005 ha venduto migliaia di copie. Viene naturale chiedersi che senso abbia vietare o discutere riguardo la possibilità di limitare le pubblicazioni del libro, quando è in circolazione da anni, in Europa come in altri paesi.
Due giorni fa l’annuncio dell’Ansa: «le copie saranno solo 4000, al prezzo non proprio economico di 59 euro, corredate da 3500 note preparate da un pool di illustri storici che serviranno a contestualizzare le tesi contenute nel volume».
31 dicembre 2015 tempo di bilanci non solo per la Germania, ma per tutti noi, soprattutto alla luce degli avvenimenti degli ultimi mesi. Non è questione di numeri: la diffusione e le reazioni che creerà una più libera circolazione del testo non dipende dal numero di copie o dal prezzo. Sarebbe auspicabile un intervento volto a demitizzare lo stile propagandistico del Mein Kampf, che se pur obsoleto per certi aspetti, potrebbe ancora affascinare ed attrarre. Parlare di più dei lager, di Hitler, della guerra, del razzismo e della discriminazione sarebbe una grande vittoria nei confronti del nazismo. La condanna più grande per un regime, di qualsiasi tipo, è la parola, se le persone trovano il coraggio di parlare, di raccontare, di ricordare e di tramandare ciò che è stato, indubbiamente si riuscirà a sconfiggere la falsa idea che esista una “guerra giusta”. C’è un minimo comun denominatore per tutti i conflitti ed è la paura. Allora, tra i buoni propositi per il nuovo anno dovrebbe esserci quello di provare a non dimenticare, perché spesso solo la storia passata può aiutarci a salvare il presente. Per difendersi è necessario conoscere e allora ben venga l’edizione critica del Mein Kampf, purché se ne parli.
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