Università degli studi di Genova



Blog a cura di Marina Milan, con la partecipazione di studenti, laureandi e laureati dei corsi di Storia del giornalismo e Giornalismo internazionale dell'Università degli studi di Genova (corso di laurea magistrale interdipartimentale in Informazione ed Editoria).

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12 giugno 2016

A passo di gambero con Umberto Eco

Anche ai migliori capita di guardare avanti, provare paura e desiderare di tornare sui propri passi. L’uomo occidentale ama ritenersi tale, con quel pizzico di presunzione che lo contraddistingue, sentendosi forte di secoli di storia fatta, a suo dire, di soli progressi.
Oggi il progresso sta nel cogliere una sfida senza precedenti: dopo oltre 2000 anni di conflitti e passi in avanti lenti e faticosi, col fiato ancora corto, siamo tutti chiamati a compiere un ultimo balzo in avanti e proiettarci definitivamente nel futuro. Il futuro, quello vero, dove gli errori del passato non sono ammessi.E sono questi che Umberto Eco condanna nel suo libro A Passo di Gambero, in tutte le librerie dal 4 marzo 2016. Il libro, già uscito presso Bompiani nel lontano 2006, è stato rilanciato dalla neonata casa editrice, La Nave di Teseo, voluta fortemente da Eco stesso. Il testo ha l’importante compito di inaugurare una nuova scia di pubblicazioni, si spera prolifera, e di rendere omaggio al grande scrittore, in occasione della sua scomparsa. Lo scopo delle casa sembra quello di porsi come ultima roccaforte in un panorama editoriale, quello italiano, che tende alla desolazione. È paradosso contro paradosso. Il paradosso delle nave, contro il paradosso di una società che affonda le sue radici nella cultura che rinnega sé stessa.
E allora non è un caso che sia stato scelto questo libro, che si ripresenta al grande pubblico con una nuova veste grafica, degna delle migliori prove di Calvino editore. Gli sarebbe piaciuta, ad Eco, che sicuramente aveva bene in mente il tema della leggerezza mentre scriveva i testi che lo compongono. Nel libro, infatti, sono presenti una raccolta di scritti comparsi tra il 2001 e il 2005. Nello specifico si tratta di interventi fatti per diversi giornali. È l’alba di un nuovo secolo e di un nuovo millennio, che lo scrittore racconta di aver atteso con ansia. I testi appartengono dunque ad un periodo molto circoscritto, ma i temi proposti vengono affrontati scavando nel loro passato e non manca di fornire una prospettiva per il futuro, ove possibile. I temi sono di quelli che dividono: la guerra, la politica, la storia, la religione ei mass media. Tutto ciò che più ci circonda e pervade le nostre vite. Tutto ciò che muta velocemente e, mutando, muta anche noi.
Con lo stile che lo contraddistingue, Eco riflette con lucidità su un presente che rischia di avere il sapore amaro del passato, fatto di scelte troppo spesso sbagliate. Pur scrivendo in una società così vicina, ma allo stesso tempo lontana, dai grandi cambiamenti che l’hanno stravolta di recente. Non manca di conferire ai suoi scritti un risvolto sempre attuale che permette loro di travalicare ogni confine imposto dalla nostra natura fragile. Ed è quello che fanno i saggi: volano alto sopra le cose come noi le conosciamo e osservano la realtà con sguardo disincantato. Oggi, più che mai, è richiesto un atto di fede nei valori in cui professiamo di credere o nulla avremo imparato dalla lezione del secolo breve.
Sembra che siamo cascati di nuovo nel giogo della propaganda, dove c’è chi pecca di ignoranza e chi di disfattismo. Ci siamo ritrovati in mezzo a guerre narrate in modo troppo superficiale per essere comprese a fondo, tanto da non capire la ragione della massa di disperati che si riversa sulle nostre coste. A proposito dei migranti, stiamo rispolverando la retorica di settant’anni fa, addolcita per ipocrisia, per giustificarne un rimpatrio, senza che ne vengano specificate le modalità. È il ritorno del disprezzo dell’altro, dello straniero, di ciò che non conosciamo. Oggi rischia di venirci negato il diritto al dissenso. Quel diritto che gli Americani sostengono di averci insegnato, dopo essere sbarcati in Normandia e ritrovandosi delusi di fronte alle risposte di chi ha voluto negargli un aiuto in Iraq. Mancanza di gratitudine? No, semplice buonsenso: il terrorismo non si sconfigge esacerbando un odio che più volte si è palesato sotto i nostri sguardi. E con ottimi risultati, per i terroristi, che banchettano sui fallimenti delle nostre prove morali. Oggi il mondo si divide tra chi inneggia all’odio e chi fa spostare un pianoforte e inizia a intonare Imagine di John Lennon, invitando i presenti a scavare nel profondo e dare solo il meglio di sé in questa assurda lotta. E forse Eco ha ragione quando ricorda che noi Europei in questo senso siamo più forti: sappiamo cosa vuol dire essere attaccati in casa nostra. Sappiamo cosa vuol dire rinunciare per sempre a luoghi preziosi per colpa dei bombardamenti. Forse, senza rendercene conto, lo sappiamo anche noi della nuova generazione, che non abbiamo conosciuto da vicino l’assurdità della guerra. Farebbe ormai parte di una memoria comune che ci rende parte di qualcosa di più grande.E infatti dei risultati sono stati ottenuti, ma questi rischiano di essere spazzati via per delle minuzie. È straordinario che inglesi e francesi non vogliano più farsi la guerra e sentano di appartenere ad una realtà nuova che va difesa, in nome dell’interesse comune, ma la vera unità dell’Europa sembra lontana. Ciò che rende un italiano un italiano, uno spagnolo uno spagnolo sembra pesare di più di ciò che rende un uomo o una donna cittadini europei. La prospettiva per il vecchio continente sarà più ingloriosa di qualunque guerra, se non saprà trovare quella coesione di cui ha bisogno, finendo nel dimenticatoio dopo essere stato faro di civiltà lungo i secoli.
Tutto questo trova il posto in un sogno di Eco, con i connotati dei peggiori incubi. Il mondo come oggi lo conosciamo, travolto da una guerra senza precedenti, viene spazzato via. Si salvano alcune zone dove gli essere umani riscoprono vecchie abitudini: dalle passeggiate in campagna, alla lettura di un libro, ai racconti intorno ad un fuoco. Ma, fortunatamente per noi, non è necessaria una nuova guerra globale per tornare ad apprezzare le piccole cose. Basterebbe spegnere il computer, consumare di meno, ma non solo. Serve, soprattutto, volerlo per davvero. Ogni altro passo indietro ci farebbe inciampare su errori di vecchia data e ci trascinerebbe in una catastrofe senza fine. Oggi l’abisso ci osserva, dobbiamo solo decidere se fare l’ultimo, definitivo, balzo in avanti o tornare indietro, a passo di gambero.
Federica Coretto

Umberto Eco
A Passo di Gambero
La Nave di Teseo, Milano, 2016 (prima edizione Bompiani, 2006).

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