Il libro di Agnese Vellar, docente di "Comunicazione e Social Media"
presso l'Università degli studi di Torino, ha come filo conduttore una parola: partecipazione.
E nell'era dell'abbondanza nella quale ci troviamo questa parola vuol dire
tutto per i giovani
L'autrice
nella prima parte del libro analizza i cambiamenti delle industrie culturali. Negli
anni settanta del '900 pochi detentori del sapere controllavano l'informazione
e i contenuti, distribuiti in maniera verticale al pubblico; oggi si è passati
alla già citata era dell'abbondanza in cui lo sviluppo di internet, i social media e il nuovo modello
"aperto" di conoscenza, hanno favorito lo sviluppo del movimento del free
software, che ha alimentato la cultura della comunicazione, della
condivisione e della produzione di contenuti in maniera libera. Questa
rivoluzione di internet, che da ambiente di calcolo è passato ad essere un ambiente sociale, ha contribuito allo
sviluppo di comunità online. in un primo momento questi "mondi
digitali" erano considerati distanti e diversi dall'ambiente offline,
oggi invece la rete è riconosciuta come un ambiente sociale vero e proprio con
le proprie regole, usi e costumi consolidati e rispettati.
Il titolo del saggio ci offre subito una riflessione: esiste una relazione tra le
industrie culturali e i pubblici partecipativi delle comunità online? Vellar
analizza la realtà online in cui questa interdipendenza appare più evidente: il
mondo fandom, ossia fan con una passione particolarmente intensa per
forme di intrattenimento massmediale, come gruppi musicali, serie tv o
particolari sport. Non si tratta di comuni spettatori, perchè stabiliscono una
particolare relazione emotiva con il prodotto mediale. Le industrie culturali
hanno capito che se vogliono sopravvivere in un'era in cui non sono più gli
unici creatori e dispensatori di contenuti devono giocare con questo legame
emotivo grazie alla nuova "cultura convergente", convergenza non solo
di tecnologie ma anche di new media, sistemi produttivi sempre
più globalizzati, culture e nuove forme di storytelling transmediale. Questa
nuova cultura ha portato a strategie di "co-creazione", ossia
l'utente non si accontenta più di essere solo uno spettatore e di subire passivamente contenuti dalle
corportation ma vuole lui stesso partecipare producendo contenuti e promuovendo
il brand, starà alle aziende creare il giusto engagement per fidelizzare il
cliente e creare un rapporto emotivo di lungo periodo. Il bello di internet però risiede nella libertà che ci concede e, di conseguenza, non tutti i fan scelgono di sottostare alle aziende nella creazione di contenuti.
Ci sono molte comunità alternative indipendenti e autogestite in cui i fan sono
liberi di creare prodotti multimediali o testi ispirati ad esempio al loro
libro, film o serie tv preferita con finali alternativi o storie parallele e
poi diffonderli in intenet. Questo fenomeno molte volte ha portato problemi
sopratutto per violazioni di copyright o contrasti con il pensiero dell'autore
originale, ma è stato altre volte incoraggiato dalle case produttrici per
alimentare la libertà di espressione e creazione. Ed
è proprio questa libertà che spinge l'utente a partecipare, dando il proprio
apporto sia per il "bene comune" della società, sia per acquistare
prestigio ed essere riconosciuti come esperti in materia, sia per convalidare
la propria appartenenza come membri di quella cultura di riferimento. La
partecipazione e la cultura dell'always-on hanno cambiato profondamente
i nostri modelli sociali, culturali e persino economici. Questo saggio ci porta
faccia a faccia con un mondo in continua evoluzione, che in soli 30 anni ha
cambiato più e più volte modelli e paradigmi a cui le industrie culturali
devono costantemente adeguarsi per ottenere profitti e visibilità, mentre gli
utenti continuano a evolversi, specializzarsi e professionalizzarsi molte volte
incuranti del contributo indiretto che, attraverso la produzione di contenuti
gratis, stanno dando a questi colossi dell'industria mediale.
Erika Repetto
Agnese Vellar
Le industrie culturali e i pubblici partecipativi:
dalle comunità dei fan ai social media
Aracne editrice, Roma, 2015, 156 pp.
*link al blog dell'autrice Agnese Vellar: A-SOCIAL-MEDIA-SOMETHING
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