È la domanda che, in varie forme, si sono posti probabilmente in molti quest'anno, quando si è deciso di consegnare il Nobel per la Letteratura al musicista americano Bob Dylan. In molti hanno infatti criticato l'assegnazione della commissione sostenendo che i testi scritti dal cantautore non posseggano la stessa valenza delle poesie normalmente intese; ovvero stampate su carta o qualsiasi altro supporto e fatte per essere lette o declamate. Di conseguenza, sarebbe stato meglio premiare altri autori, poeti “tradizionali”. Ma c'è davvero un motivo, al di là della consuetudine, per cui i testi di un cantautore popolare come Dylan non possano essere considerati poesia?
Della poesia condividono la forma: i versi. In numerosissimi casi si basano su figure retoriche, in particolare metafore: espedienti tipici di qualsiasi genere di poesia. E se ancora permanesse qualche dubbio sicuramente Francesco Ciabattoni, docente di Letteratura Italiana Medievale all'Università di Georgetown, potrebbe ben dissolverlo col suo ultimo libro: La citazione è sintomo d'amore. In quest'opera, che analizza i testi più o meno famosi di alcuni noti cantautori italiani – da De André a Guccini -, il professor Ciabattoni dimostra con un'attenta analisi come non soltanto tali composizioni possano essere considerate poesia esse stesse, ma come siano spesso ispirate ad altri testi letterari. E poesie che contengono riferimenti ad altre poesie « diventano più poesia della poesia stessa ». Ed anche Bob Dylan è stato influenzato da molti poeti e scrittori da lui conosciuti ed amati, facendo rivivere frammenti del loro spirito attraverso la propria musica, donandogli una nuova personalità: la propria. E tra tutti i poeti, da secoli, vi sono frequenti giochi di riprese e citazioni.
Ma l'elemento della musica, come entra in tutto questo? Ciabattoni afferma che si tratta di un ulteriore arricchimento della dimensione poetica, capace di accompagnare o distorcere con una minima variazione il messaggio trasmesso dalle parole. Intrecciandosi alla lettura piana ed alla lettura metaforica può divenire, quindi, un terzo livello d'interpretazione. E dopotutto, la grande poesia europea difficilmente avrebbe potuto svilupparsi per come la conosciamo oggi se i trovatori provenzali non avessero cantato, girovagando per le strade, le loro romanze al suono del liuto. A seguito delle influenze che ha avuto la sua poesia sui posteri, se fosse vivo, non meriterebbe forse un Nobel anche Arnaut Daniel?
Francesco Ciabattoni
La citazione è sintomo d'amore.
Cantautori italiani e memoria letteraria
Carocci, Roma, 2016
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