Cati passa, poi, ad un’attenta disamina del rapporto tra memoria individuale e collettiva e i vari media, che non sono solo i più "innovativi" e "tecnologici", ma anche quelli fondamentali come la scrittura, la stampa, la televisione, la fotografia, la radio. In particolare concentra il suo studio su tre casi particolari, che analizza nell’ultimo capitolo del libro: il rapporto tra ricordo e fotografia, esplicato dalla monumentale opera fotografica The Brown Sisters di Nicholas Nixon, che ogni anno per quarant’anni fotografa la moglie e le sue tre sorelle, fermando attimi che, letti progressivamente, mostrano lo scorrere della vita, ed elevando la fotografia amatoriale di famiglia ad arte; Ancients, un video in time-lapse (velocizzando l’immagine fissa su un cielo stellato visto dal deserto di Atacama in Perù) che rappresenta la "memoria cosmica", che trascende il singolo e il punto di vista umano; infine il rapporto tra memoria e malattia, nel fumetto di Paco Roca, Rughe, che racconta la terribile impotenza di chi perde, giorno dopo giorno, i suoi ricordi per colpa dell’Alzheimer.
Oggi ci troviamo davanti ad un nuovo tipo di memoria, la "connective memory", che mescola tanto l’individuale che il collettivo, il privato e il pubblico, il passato e il futuro in un flusso continuamente presente nel tempo. Lo studioso Fredric Jameson ritiene che ciò abbia indebolito la nozione di storicità, creando un quadro temporale retto da un "presente continuo", dove il passato è sempre a portata di mano, perciò gli oggetti del ricordo possono essere ripescati a piacimento dentro un serbatoio potenzialmente infinito. Ci sembra di poter racchiudere tutta la nostra vita dentro ad un software, dentro ad un computer, pensando di conservare i ricordi per sempre. Ma la nostra memoria non è un "archivio morto" di ricordi, conoscenze, immagini, ma un costante processo di rielaborazione e traduzione del passato nel presente, è un qualcosa di profondamente diverso da tutti quei mezzi informatici di cui ci serviamo. "Viviamo in un’epoca avida di ricordi" scrive Cati, ma le tecnologie digitali, le custodie inesauribili di dati e ricordi della nostra epoca, sono davvero dei "dispositivi della memoria" o piuttosto dispositivi che favoriscono oblio e rimozione? Questa è la domanda centrale che si pone l’autrice e che pone anche alla coscienza di ciascun lettore.
Elena Arata
Alice Cati
Gli strumenti del ricordo. I media e la memoria
La Scuola Brescia, 2016.
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