La radio ha subito grandi mutamenti nel corso del ventesimo secolo e sempre di più ha assunto importanza, divenendo uno strumento di comunicazione di massa. Negli anni ’20 italiani, questo strumento divenne fulcro dell’EIAR, fondamentale per la propaganda fascista. Solo dopo la Seconda Guerra Mondiale, però, la radio giunse alla sua età dell’oro. Nel 1951 la prima edizione del Festival di Sanremo venne riprodotta tramite radio. Da lì in poi, per la radio, fu un vero e proprio successo. L’arrivo delle televisioni non scalfì il grande utilizzo che gli italiani fecero di questo strumento e, anzi, a fine degli anni ’90 sarà proprio l’arrivo delle web radio a rendere queste un punto fermo dell’intrattenimento. Questo portò la radio a sbarcare anche sulle televisioni, sia come semplice modo di ascoltare la musica, sia come alternativa ai programmi televisivi.
Simone di Biasio, nato a Fondi nel 1988, laureato in Editoria e Giornalismo all’Università “La Sapienza” di Roma, con il libro Guardare la radio. Prima storia della radiovisione italiana discute del successo di questo mezzo di comunicazione. Guardare la radio assume una duplice valenza. Da un lato la possibilità di osservare gli speaker al lavoro, prima erano solo delle voci fuoriuscite da uno strumento. Dall’altro osservare come la musica prende forma, i video dietro le canzoni di successo.
Il libro è una storia, racconta l’evoluzione di questo mezzo di comunicazione di massa. La radiovisione che, come dice Maurizio Costanzo, «È una radio che studia la televisione». La nascita di un nuovo medium, un nuovo strumento di comunicazione che non soppianta l’altro ma che lo integra. La radio che si fa radiotelevisione. «Che un giorno non tanto lontano noi potremo radiovedere non è in alcun modo dubbio», così scriveva "Il Corriere della sera" nel 1931. In fondo, ogni mezzo di comunicazione di massa ha subito un’evoluzione. La radio lo dimostra.
Mimesis, Milano, 2016
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