Università degli studi di Genova



Blog a cura di Marina Milan, con la partecipazione di studenti, laureandi e laureati dei corsi di Storia del giornalismo e Giornalismo internazionale dell'Università degli studi di Genova (corso di laurea magistrale interdipartimentale in Informazione ed Editoria).

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30 novembre 2017

Facebook: vetrina, media o curriculum vitae?

Tutti pazzi per Facebook: i numeri del social network ideato nel 2004 da Mark Zuckerberg sono da capogiro. Con i suoi 30 milioni di utenti attivi al mese (24 milioni al giorno), è il social più usato degli ultimi anni, subito seguito dall’altrettanto popolare Youtube.
Trenta milioni: ovvero il 50% della popolazione fisica e il 97% di quella connessa, secondo i dati raccolti da Wired.it.
Ma cosa è cambiato negli ultimi anni grazie all’utilizzo massiccio di questo social network? E’ quanto si è dibattuto nella sede di Confindustria di Genova oggi, 30 novembre 2017, con la dottoressa Daniela Boccadoro Ameri e alcuni professionisti che hanno fatto del mondo social un trampolino di lancio e uno strumento di sviluppo per il proprio mestiere. Facebook ha rivoluzionato il mondo del mercato: lo ha privato dei confini fisici cui era legato e ha fatto nascere nuove esigenze tanto in ambito commerciale quanto in ambito di comunicazione. Un canale così utilizzato può essere una vetrina insostituibile, oppure una spada di Damocle oscillante sulla testa: la reputazione online diventa vincolante, nonostante sia intangibile, e saper sfruttare questo mezzo è necessario per non diventare vittime di quegli algoritmi che lo regolano e che mostrano all’utenza solo il 16% degli aggiornamenti che vengono postati.
Usato come alleato e non come nemico, Facebook può essere una macchina comunicativa senza pari: tanto per la pubblicità quanto per la politica, per il raggiungimento di fini commerciali oppure per l’acquisizione di voti elettorali, come ben si è visto con le ultime presidenziali USA (ma anche con il referendum costituzionale dello scorso dicembre in Italia).
Saper mettere in atto una strategia su Facebook apre le porte in qualunque campo: grazie a quei numeri già citati, il fenomeno-social non può più essere privato di attenzione. E così, Facebook diventa una vetrina per il commercio, ma anche un media, per il dilagare sempre più rapido di notizie postate non da giornalisti, ma da persone comuni, che tramite foto, video, storytelling (le “dirette” di cui si fa un uso forse spropositato oggi) condividono ciò che accade intorno a loro, arrivando inevitabilmente prima di qualunque giornalista professionista.
D’altra parte, come sostiene Antonio Savà, esperto di social management, “il passaparola è uno strumento millenario: funziona dall’eternità”. Non è cambiato il concetto, insomma, ma il mezzo che si utilizza: le persone fanno ancora quello che facevano prima di internet, solo che adesso hanno strumenti nuovi per farlo, e spesso sono i “grandi”, quelli legati alla “old economy” se vogliamo usare un termine colto, che rimangono indietro mostrando una reticenza a tratti ottusa ad accettare i nuovi mezzi.
Facebook è, insomma, una vetrina, ma anche un mezzo di comunicazione e una sorta di diario personale: spesso così aggiornato da essere molto più attendibile di un banale curriculum vitae cartaceo consegnato durante la ricerca di lavoro. Per questo, i datori stessi, sempre più smart, non si astengono dal cercare coloro che sottopongono a colloquio conoscitivo sulla rete del social network. Perciò attenzione: Facebook è un mezzo eccezionale, ma bisogna imparare a utilizzarlo e a prendersene cura, perché altrimenti potrebbe rivelarsi un’arma a doppio taglio piuttosto affilata.
 Micaela Ferraro
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25 novembre 2017

Ricordi del cronista


"Da cronista ho capito che nel mare di notizie mi interessava afferrare per i capelli uno di questi eventi per impedirne la rapida dissolvenza, scavarlo per fermarlo nella memoria. Questa per me è la funzione dello scrittore. Ma c'è sempre anche un rapporto molto forte con la vita: l'invenzione semmai
arriva in coda alla cronaca".
Ermanno Rea, 2011
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24 novembre 2017

In libreria

Vanni Codeluppi
Il divismo. Cinema, televisione, web
Carocci, 2017, pp. 132.
Descrizione
Nelle società contemporanee, il divismo gode di uno straordinario successo e sembra essere presente ovunque. In Italia sinora è stato poco considerato e questo libro è il primo che cerca di metterlo a fuoco in maniera sistematica. In particolare, l’autore affronta il divismo dal punto di vista della sua evoluzione, analizzando le importanti relazioni che ha avuto con il cinema, la televisione e il web. Esamina inoltre dieci personaggi emblematici delle diverse caratteristiche che il divismo ha assunto negli anni: Rodolfo Valentino, Marilyn Monroe, Elvis Presley, Michael Jordan, Kate Moss, Angelina Jolie, Maurizio Cattelan, Lady Gaga, Carlo Cracco, David Bowie.
Indice
Introduzione
 1. Il divismo nel cinema
 Le origini: Hollywood / I primi divi /Anni Cinquanta: tra James Dean e i paparazzi/I divi della Nuova Hollywood/ Il ritorno del divismo
 2. La televisione cambia il divismo
 Vecchi e nuovi presentatori/ I divi dei reality show/ Musica e divismo/ I divi dello sport/Moda e modelle
 3. Il nuovo divismo del web
 Divi e social media/ Il divo è sempre il divo/ I divi della porta accanto/ Le star del web
 4. Divi esemplari
 Rodolfo Valentino/Marilyn Monroe/Elvis Presley/Michael Jordan/Kate Moss /Angelina Jolie/ Maurizio Cattelan/ Lady Gaga / Carlo Cracco / David Bowie
 5. Le interpretazioni del divismo
 Le prime teorie/ La visione di Edgar Morin/ Jean Baudrillard: divismo e seduzione / Divi e miti/ Il rapporto tra il divo e i fan / La trasformazione dei fan in divi /Il divismo e la politica
 Bibliografia
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23 novembre 2017

E la storia continua

"En faisant converger l’écrit, le son et l’image, la révolution numérique a facilité la vie quotidienne des utilisateurs d’un ordinateur et d’une liaison Internet, mais elle a accru la puissance des maîtres du réseau. Depuis Johannes Gutenberg, aucune technologie n’a remplacé l’action collective pour faire advenir et garantir la démocratie. Cette histoire-là continue, en somme." 
Serge Halimi  (Le Monde diplòmatique, sett. 2014).




*23.11.2017 fine del corso di Storia del giornalismo.
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18 novembre 2017

Cos’è il giornalismo, oggi?




È questa la domanda a cui i professionisti intervenuti al Glocal di Varese 2017 hanno cercato di dare una risposta, quest’anno. E di ritorno da una delle più importanti iniziative giornalistiche italiane, proviamo a fare un riassunto delle tematiche che sono state affrontate.

Che il settore del giornalismo sia cambiato è indubbio: che ci si sia allontanati dal giornalismo classico, anche. Si ha l’impressione che ci sia stata un’accelerazione improvvisa che nessuno si aspettava. Il problema del tempo è fondamentale: la rapidità e la facilità della condivisione hanno provocato una modifica importante nel rapporto tra giornalismo e lettori, perché al di là della fortuita casualità, è pressochè impossibile che un reporter si trovi sul luogo della notizia prima della persona che vive lì, ad esempio, o che lavora nel palazzo di fronte, o che passa per quella strada ogni giorno, e che ha a disposizione uno smartphone con cui fare un video. Nell’arco di pochi secondi, la notizia è online: spesso, la notizia è online in diretta. E il giornalismo rimane indietro. Ma il tempo influisce sull’attività giornalistica anche in un altro modo: le persone oggi digitano le proprie domande, e Google ha abituato il suo pubblico ad una risposta immediata. Nessuno attende i giornali del mattino, nessuno attende più nemmeno i telegiornali della sera: e così i giornalisti per rimanere sul “pezzo”, hanno smesso di approfondire gli argomenti, e invece di portare a sé il progresso, e dunque i lettori, gli sono andati incontro, senza modificare il mezzo, ma spostandolo così com’era sulla piattaforma online.

È dunque internet il nemico del giornalismo? Internet ha introdotto mezzi nuovi, a cui i media hanno opposto resistenza, proprio come le grandi testate avevano opposto resistenza alla televisione negli anni cinquanta del novecento. Non conoscere internet e i suoi algoritmi significa divenirne vittime, certo: sono mezzi straordinari, che bisogna saper usare in relazione al proprio apporto personale, e non certo a discapito dello stesso. Istruendoli a lavorare per noi, non a sottometterci. Ma cos’è un algoritmo, nella pratica? Un codice, che ci permette di creare un BOT virtuale: in sostanza un’intelligenza artificiale che è in grado di operare al posto del redattore stesso, facendo più rapidamente lavori che abitualmente erano considerati manuali, per esempio una traduzione, o una ricerca dati. La rapidità di internet viene accusata di aver compromesso quello che definiamo slow journalism, il giornalismo lento, della ricerca e della qualità: ma in verità (e ne abbiamo numerosissimi esempi, a partire dal docu-film “Un unico destino” prodotto da L’Espresso, Repubblica e 42° parallelo) questo esiste ancora, e quel nuovo grande media che è internet può aiutarlo a migliorarsi, trasmettendo un messaggio alle persone con una nuova straordinaria modalità: il video, la diretta, la testimonianza visiva di coloro che erano presenti.

Quali sono, appurato questo, i due grossi problemi che permangono?

  1. La carta stampata mantiene la sua nomea di “informatore affidabile”, ma le persone sono meno disposte a pagare per avere una notizia, perché sanno di poterne disporre “gratis” sulla rete;
  2. La privacy diventa un lusso che nessuno si può permettere.
Le conseguenze sono la nascita del brand journalism ovvero di quel giornalismo che assume la funzione di “influencer” pagato, per cui in sostanza un giornalista diventa impiegato di un’azienda, per la quale fa comunicazione pubblicitaria; e l’assenza totale di intimità, nella vita di tutti i giorni: il discorso sulla privacy è spesso sottovalutato dal pubblico, banalmente perché non è a conoscenza di quanto effettivamente sia controllato. Non solo tramite il cellulare o il pc: le telecamere, gli elettrodomestici intelligenti, le carte di credito, le tessere fedeltà… il progresso ha reso più liberi ma la libertà, paradossalmente, rischia di rendere il mondo schiavo delle grandi compagnie, quelle che hanno accumulato così tanti “numeri” da fare ormai parte di ogni ambito della vita professionale e personale di ognuno, sconvolgendo così anche il mondo dei media. Primi fra tutti, naturalmente, Google e Facebook (ma anche Amazon e Netflix).
In conclusione: il giornalismo è cambiato, è in continua evoluzione, perché è una materia sociale che viaggia di pari passo con le persone, non solo con quelle che la fanno, ma anche con quelle che ne divengono parte. La figura del giornalista è nuova: si è giornalisti senza giornale, senza scrivania, è necessario tornare indietro, scendere per strada a parlare con la gente, ma farlo con gli strumenti del presente, imparando a governarli. Bisogna costruirsela, la “cassetta degli attrezzi”: sviluppare una propria attenta capacità critica e pensare, riflettere, senza rifiutare il progresso, ma imparando a interpretare questa nuova realtà senza tentare di farlo con griglie passate che non possono dare alcun buon risultato.
Micaela Ferraro

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17 novembre 2017

Privacy, deontologia e fake news: fare giornalismo oggi

La storia racconta che sono stati innumerevoli i momenti di “passaggio” che il giornalismo ha dovuto affrontare: dalla parola scritta alla radio, dalla radio alla televisione, dalla televisione al web, l’informazione è costretta ad ogni passaggio a re-inventarsi, esplodere e ricominciare (quasi) dall’inizio. Ma che giornalismo stiamo vivendo, oggi? È questa la domanda che è stata oggetto del primo panel al Glocal news di Varese 2017. E per dare una risposta, sono intervenute varie personalità del mondo dell’informazione: Alessandro Galimberti, presidente dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia, Raffaele Fiengo, giornalista storico del Corriere della Sera,  Annalisa Monfreda, direttrice Donna Moderna, Luca Sofri, direttore IlPost.it e infine Michele Vitiello, ingegnere informatico forense. La grossa evoluzione del giornalismo moderno è che l’informazione è diventata pubblica: diffondere una notizia non è più prerogativa dei grandi quotidiani, chiunque può comunicare qualunque cosa desideri usando il web. La rete ha permesso la globalizzazione, e ha condizionato una sempre maggiore rapidità. L’avvento dei social network ha estremizzato questa realtà, fino al verificarsi delle due grosse conseguenze con le quali il giornalista deve oggi confrontarsi: il fenomeno delle “fake news” e la perdita della privacy. Le notizie false sono all’ordine del giorno, e sono sicuramente il risvolto della medaglia dell’informazione “pubblica”: in assenza di mediatori, e con la libertà che concede la rete, chiunque può scrivere e mettere in circolazione qualunque informazione, con il risultato che per vincere questa sfida contro la rapidità nasce il “giornalismo del sentito dire” ma soprattutto il cyber-terrorismo: sia esso posto in essere per campagne pericolose contro i vaccini per esempio, oppure per condizionare campagne elettorali come avvenuto negli USA con l’elezione di Donald Trump.
Per quanto riguarda la privacy, non è contemplata dal web: “Ciò che pubblichiamo non è più nostro, nel momento stesso in cui lo diffondiamo su Facebook”, spiega Vitiello, illustrando i modi in cui è possibile oggi tener traccia dei movimenti di una persona utilizzando la tecnologia di cui è circondata, dallo smartphone agli elettrodomestici intelligenti. Il paradosso, come sottolinea Galimberti, è che la privacy si difende nelle situazioni in cui non andrebbe difesa: e cioè quando si desiderino ottenere dei dati che determinati brand, per esempio Apple, non concedono nemmeno agli organi di stato maggiori. Ma in questa giungla di finta informazione e numeri che fanno da padroni a discapito della sicurezza, come deve muoversi, il giornalista, per uscire dalla crisi in cui il settore sembra vertere? “Occorre aumentare la comunicazione con più giornalismo di qualità. I singoli devono investire sulla propria dignità, aderendo al giornalismo deontologico, e le istituzioni devono tutelare i professionisti in quanto tali” dice Raffaele Fiengo. Allontanarsi dunque dalla moda del “brand journalism”, per non divenire “influencer a pagamento”, come sempre più spesso accade, e tornare alla qualità. Evitando di far diventare il pubblico “dittatore”: “I giornali dipendono troppo dai lettori, sono plagiati da ciò che il lettore vuole leggere”, spiega Luca Sofri, IlPost. “La tecnologia e internet non sono il nemico”. Rincara la dose la dottoressa Monfreda: “il giornalismo deve essere responsabile”. E per responsabilità si intende che deve essere approfondito, trasparente con il lettore: dare al pubblico ciò di cui ha bisogno, non ciò che “di pancia” pensa di desiderare. Bisogna tornare, insomma, al journalism first.  Ma senza fare del progresso il capro espiatorio di ogni male.
Micaela Ferraro
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16 novembre 2017

Seminari di pratica giornalistica

Venerdì 17.11.2017 l’intervento di Maksymilian Czuperski (direttore del Digital Forensic Research Lab) sarà su "Understanding Disinformation: strumenti e tecniche per il giornalismo".
 Parteciperà anche il dott. Luca Lottero laureato in Informazione ed Editoria
(Lezione in inglese con traduzione in aula)
Appuntamento al polo didattico dell'Albergo dei Poveri, aula 16.

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14 novembre 2017

Seminari di pratica giornalistica

Mercoledì 15.11.2017 ospiteremo il giornalista Gianfranco Sansalone (Agenzia di stampa AbaNews) che parlerà su "Fare il giornalista negli House Organ". Appuntamento al polo didattico dell'Albergo dei Poveri, aula 19 (h.16-18).

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07 novembre 2017

Seminari di pratica giornalistica


A.A. 2017-2018


A partire da mercoledì 8 novembre 2017 inizia un nuovo percorso di pratica giornalistica su specifici argomenti del settore ampio dell'informazione con la partecipazione di giornalisti ed esperti. Nel primo semestre gli incontri si svolgeranno al mercoledì h. 16-18 presso l'aula 19 dell'Albergo dei Poveri. Nel primo incontro ospiteremo  Antonella Spalluto  (Grafic  & Advertising) sul tema “Comunicare con la grafica”.
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05 novembre 2017

In libreria

Timoty Garton Ash
Libertà di parola. 10 principi per un mondo connesso
Garzanti, Milano, 2017, 540 pp.
Descrizione
Mai, nella storia, abbiamo avuto così tante possibilità di esprimere le nostre opinioni: con un semplice accesso a Internet, ognuno di noi può pubblicare ciò che desidera e raggiungere milioni di uomini e donne. Eppure mai come oggi siamo costretti a fare i conti anche con i mali e i difetti di una libertà di espressione senza limiti: violenze, intimidazioni, abusi, violazioni della privacy sono all’ordine del giorno. La rapidità delle comunicazioni permette esiti un tempo impensabili: un uomo brucia una copia del Corano in Florida, e in risposta un attentato fa strage di militari americani in Afghanistan. Dopo una vita di studi sulla dissidenza e le dittature, in questo libro Timothy Garton Ash afferma che nel mondo interconnesso di oggi per conciliare libertà e diversità, comunicazione e rispetto umano, è necessario non solo espandere i diritti – non certo censurarli – ma anche ridefinirli. Grazie a un progetto globale condotto insieme all’Università di Oxford e attraverso il racconto di casi esemplari che vanno dalla sua personale esperienza orwelliana con la censura in Cina alle controversie suscitate dalle vignette di Charlie Hebdo, Garton Ash propone un nuovo modello e un nuovo lessico per interpretare la realtà di oggi, e per far rientrare nei confini della civiltà i conflitti che stanno esplodendo attorno a noi.
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01 novembre 2017

In libreria

Riccardo Gualdo
L'italiano dei giornali
 Carocci, Roma, 2017, 144 pp.

Descrizione
I quotidiani sono ancora un modello di lingua scritta per gli italiani di oggi? Come è cambiata la scrittura dei giornali negli ultimi vent'anni? Come sono scritti e come vanno letti gli articoli di un giornale? Il volume risponde a queste domande ripercorrendo la storia linguistica dei giornali italiani dall'Ottocento a oggi, e offre ai lettori non specialisti un’agile guida alle tecniche della scrittura giornalistica, con esempi di analisi di testi. La nuova edizione aggiorna ampiamente i capitoli dedicati ai giornali in rete e presenta inoltre una riflessione sull'etica dell’italiano giornalistico al tempo della cosiddetta post-verità.
 Indice del libro
Introduzione. Lingua dei quotidiani e lingua quotidiana
 1. Breve storia della scrittura giornalistica
 Dalle origini al secondo dopoguerra/ Dal miracolo economico agli anni Ottanta/ Verso il 2000: giornali gratuiti e d’opinione, tv e Internet/Computer, tablet, telefono: la notizia su più piattaforme
 2. Com’è fatto il giornale
 Formato e impaginazione/Titoli/ Forme e tipi testuali/ Testo e immagine
 3. Notizie e realtà: l’etica del giornale
 Costruire la notizia/ Consumo e ciclo di vita delle notizie/ Le fonti e il loro uso/ Narrazione e punto di vista/ “Parlare civile”: l’uso non discriminatorio delle parole
 4. La scrittura giornalistica
 Dall’agenzia di stampa all’articolo/ La cronaca/Approfondimenti, riflessioni, polemiche/ L’intervista
 5. I giornali in rete
 Il giornalismo digitale/ Due canali diversi ma non troppo/ Nuovi paradigmi di scrittura e ipertestualità/ Sintassi e testualità della scrittura in rete/ Regole per la scrittura digitale?
 Bibliografia
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