Università degli studi di Genova



Blog a cura di Marina Milan, con la partecipazione di studenti, laureandi e laureati dei corsi di Storia del giornalismo e Giornalismo internazionale dell'Università degli studi di Genova (corso di laurea magistrale interdipartimentale in Informazione ed Editoria).

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06 febbraio 2018

Da “quarto potere” a “quarta arma”: la propaganda oggi


“L’appello alle emozioni e alle convinzioni personali, il tutto condito da abili menzogne, è una pratica antica. Antica come la caccia al consenso. Antica come l’istinto propagandistico. […] Saper emozionare e suggestionare, è sempre stata la via maestra di chiunque abbia dovuto convincere una folla.”

C’è sempre stata una netta differenza tra la realtà politica e sociale dell’Italia, e l’immagine che del paese è stata data agli elettori: per questo si parla di Italia “immaginaria”, un paese artificioso, ricostruito, in qualche modo riletto secondo gli intenti e i voleri del politico di turno che nella sua caccia al consenso sceglie come vittime sacrificali talvolta quella rappresentazione del vero, talvolta quell’altra, a seconda del momento storico. E’ questo argomento, fatto di trame politiche e di manipolazione della realtà, che Fabio Martini affronta nel suo “La fabbrica delle verità. l’Italia immaginaria della propaganda da Mussolini a Grillo”, con il tono critico e il linguaggio chiaro del giornalista che vuole condannare e allontanarsi dai termini difficili e insidiosi del “politichese”, come egli stesso lo definisce.
Muovendosi con accurati passi nel passato più difficile del nostro paese, Martini torna all’epoca dell’instaurazione del fascismo, mettendo in luce il modo in cui Benito Mussolini -un giornalista militante, dunque un uomo ben consapevole dell’influenza che la stampa poteva avere sul popolo- abbia ben operato per far sì di avere la prima e anche l’ultima parola su ogni singola informazione che venisse pubblicata su qualunque giornale non solo italiano, ma spesso, per quanto possibile, anche estero. Usare la stampa come strumento di propaganda per creare il mito intorno alla propria persona era stato il primo obiettivo di Mussolini: consapevole che solo con il favore del popolo avrebbe potuto ultimare la sua opera di fascistizzazione dell’Italia. Propaganda, dunque, e non certo veritiera: ma efficace, perché gli esseri umani sono sensibili ai messaggi che ricevono, devono essere in grado di decodificarli per comprenderli, ma se gli unici strumenti che ricevono sono unidirezionali, chiaramente la folla viene portata a scegliere il Barabba del momento.
I nuovi media hanno esasperato e messo maggiormente in luce questo processo, che oggi viene definito con il termine post-truth, ovvero post-verità: quella propaganda, quei messaggi codificati, che mirano ad emozionare, a suggestionare, a “prendere di pancia” gli elettori per condizionarne le scelte, in un circolo che si ripete oggi come si è ripetuto in passato.
Nel suo libro che si pone come stile a metà strada tra un ricco approfondimento giornalistico e una critica illuminata alla società moderna, Martini mette in luce la tendenza dei governi a rispolverare antiche tendenze propagandistiche sfruttando i media maggiormente influenti nell’immaginario collettivo del momento: con il governo della DC dopo le elezioni del 1948, nel pieno del secondo dopoguerra segnato da un disfattismo eclatante e da un rigore morale incredibilmente condizionato dalla chiesa, alle veline di epoca mussoliniana erano stati sostituiti nuovi decreti con i quali i governi si riservavano di intervenire sulle pellicole cinematografiche che mostravano troppi lati “veri” e scomodi di un’Italia da rifare.
Ma l’avvento della televisione produce anche un altro effetto: durante gli anni del terrorismo dopo la strage di piazza Fontana a Milano, la realtà irrompe sulla televisione, e la nuova faccia della politica sarà determinata proprio da coloro che sapranno cogliere questa innovazione e non avranno timore di utilizzarla.
I talk show televisivi nel ventesimo secolo sono ciò che la radio e il cinema erano stati per Mussolini nel ventennio fascista: e Berlusconi cavalca l’onda delle televisioni private ottenendone un successo che richiama coloro che prima di lui avevano saputo sfruttare la tecnologia del momento.
I media subiscono un “circolo” che si ripropone sempre all’alba delle nuove “rivoluzioni” tecnologiche e l’avvento di Grillo e dei Cinque Stelle ai giorni nostri sono l’ennesima dimostrazione, ci dice Martini, della veridicità di questo processo. I sistemi di propaganda, la tentazione di puntare sull’indignazione, sui sentimenti più profondi del popolo, sono sempre gli stessi: cambiano i mezzi con cui questi stessi procedimenti si mettono in moto, ma le persone, e il sistema di informazione nel suo complesso, sono sempre egualmente condizionati da queste verità “costruite” macchinalmente, perché la propaganda più efficace, chiarisce l’autore, “agisce in modo occulto, e parla all’inconscio.
Micaela Ferraro

Fabio Martini
La fabbrica delle verità 
L’Italia immaginaria della propaganda da Mussolini a Grillo 
Marsilio editori, Venezia, 2017.
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