Grazie alla costruzione simbolica del nemico islamico, il diverso da “noi” è diventato capro espiatorio, colpevole di una resistenza al progresso offerto dalla modernizzazione. Con minuzia e sagacia, Said ripercorre la cronaca e i dibattiti che hanno trattato i momenti salienti della storia dell’Iran e gli episodi che hanno segnato la memoria dei cittadini americani. Come nel caso della “crisi degli ostaggi” in Iran del 1981, che mette in luce gli ingranaggi mediatici attivati per orientare l’opinione pubblica, lungo le pagine scopriamo come il governo americano abbia gestito notizie e immagini a favore di una visione frammentata della fede musulmana e della situazione politica interna agli stati islamici. Così, attraverso l’attenta rilettura delle affermazioni generali e pressapochiste di accademici e intellettuali intervenuti nel dibattito, il quadro che si compone mostra come gli attacchi tendenziosi all’Islam siano stati sempre più considerati legittimi e legittimati. L’ideologia della modernizzazione, come accusa Said, ha prodotto giudizi ampiamenti contestabili ma rafforzati dalla visione canonica del discorso orientalista e da quella eurocentrica, assunti che, a distanza di più di un ventennio dalla pubblicazione del testo, rimangono attuali e si sono ulteriormente radicati. La più diffusa conoscenza dell’Occidente viene dunque ricondotta dall’autore a una produzione ad hoc, incentrata su una logica di dominio e conquista che ha riscosso enorme successo in particolare negli Stati Uniti, dove per via di una mancata storia coloniale e a causa dei forti interessi petroliferi, la diffidenza nei confronti di una cultura distante migliaia di chilometri si è dimostrata un ottimo deterrente. Ciò che del testo rimane interessante e utile al pubblico contemporaneo, è il tentativo che l’autore fa di aprire una finestra di comprensione e tolleranza sul dialogo tra i due mondi ormai contrapposti, accompagnando il lettore verso un ideale approccio non coercitivo e situazionale, capace di interpretare la conoscenza di una cultura diversa in maniera relativa e non assoluta.
Chiara Rodino
Edward W. Said
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