Università degli studi di Genova



Blog a cura di Marina Milan, con la partecipazione di studenti, laureandi e laureati dei corsi di Storia del giornalismo e Giornalismo internazionale dell'Università degli studi di Genova (corso di laurea magistrale interdipartimentale in Informazione ed Editoria).

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18 aprile 2022

Enrico Serventi Longhi
Il dramma di un’epoca
L’affaire Dreyfus e il giornalismo italiano di fine Ottocento
Viella Editore, Roma, 2022 , pp.308.
Descrizione
Il volume ritorna sulla straordinaria vicenda di Alfred Dreyfus, accusato nel 1894 di spionaggio nei confronti della Germania, condannato all’esilio perpetuo e alla degradazione e infine “graziato” dopo un’imponente campagna internazionale in suo favore. Una folta schiera di giornalisti italiani ne seguì le alterne vicissitudini, scrivendo su organi di stampa di orientamento politico e culturale differenti e persino opposti: dal «Corriere della Sera» alla «Stampa», dalla «Tribuna» al «Secolo», fino ai giornali militanti di varia natura. Gli interventi di letterati e scienziati, esperti di affari militari e giudiziari, uomini politici e diplomatici, rivoluzionari e sacerdoti in esilio compongono un mosaico che restituisce la dimensione polifonica e internazionale di un evento capace di mettere in discussione consolidate convinzioni morali e politiche e di caratterizzare un’epoca densa di tensioni e di contraddizioni, di speranze e di illusioni. 

Indice  
Introduzione «L’assalto del dialettico nasconde delle collere profonde» 
1. La stampa crispina e la crisi della repubblica 
2. La stampa conservatrice e la difesa delle istituzioni 
3. La stampa progressista e il primato della notizia 
4. La stampa radicale e il trionfo della democrazia 
5. La stampa non-liberale e la critica alla borghesia 
6. Le questioni fondamentali: antisemitismo e militarismo 
Indice dei nomi 
Indice delle testate
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09 aprile 2022

Scoppiò la guerra e

 "In guerra, ogni parte in campo deve vendere alla opinione pubblica la legittimazione della propria partecipazione. Gli Stati, gli eserciti regolari, tendono a ottenere questo risultato attraverso il carattere istituzionale che li identifica (oltre che con la propaganda, ovviamente). Dall'altra parte, le forze irregolari debbono raggiungere altrove questo obiettivo; l'evoluzione tecnologica della comunicazione gli offre un terreno molto efficace."
Mimmo Càndito

*M. Càndto, Il consumo della guerra, "La Stampa", 18.7.2014 (Blog Il Villaggio quasi globale).

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08 aprile 2022

Il giornalista perplesso

"Beati i perplessi"
Guido Ceronetti

Il perplesso si pone domande, cerca di capire "l'oltre" l'apparente evidenza, procede con cautela, cerca altre fonti meno scontate, studia il "prima" per collocare nel giusto contesto quel "durante" che e' il fatto che ha sotto gli occhi e si pone domande sul "dopo". Perchè è successo proprio questo? / Quali obiettivi/cui prodest? Ecc. E quando il perplesso raggiunge una ragionevole certezza su quel fatto finalmente quel fatto diventa NOTIZIA, o si lancia nel commento riflessivo, fondato su una pluralita' di dati accertati (da lui stesso) con criteri verificabili. Per questo "Beati i perplessi", capaci dell'umiltà (e della fatica) della ricerca. I perplessi non sono i rassegnati, si prendono il giusto tempo per capire e far capire al lettore che la complessità del mondo impone la regola della cautela, anche se tutte le sollecitazioni spingono verso la velocità e l'accelerazione della "consegna" della NOTIZIA, già interpretata da spedire al talk di turno, dove gli ospiti di turno si lanceranno all'attacco per avvalorare, smentire, reinterpretare nel quadro di parametri propri o della parte che rappresentano, di ignorare e passare oltre, di aizzare l'audience maciullando la notizia passata sotto il rullo lento del buon giornalista perplesso.
mmilan
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07 aprile 2022

Scoppiò la guerra e


Leggiamo le pagine del libro di Anna Politkovskaja La Russia di Putin (Adelphi editore) dedicate proprio all'addestramento dei giovanissimi soldati russi, ragazzini con facce da ragazzini, che da un giorno all'altro si ritrovano declassati alla condizione che nulla ha a che fare con l'umano, trasformati in schiavi sottoposti a sevizie di ogni tipo (che superano ogni idea di bullismo o nonnismo), inenarrabili, ragazzi che in gran massa dopo pochi giorni tentano il suicidio, che disertano finendo poi di fronte alla corte marziale, soldati che spariscono nel nulla, cercati soltanto dal testardo coraggio delle madri che vogliono sapere, che pretendono una risposta, che pretendono almeno il corpo ... e magari dopo mesi e mesi di domande, di porte a cui hanno bussato inutilmente, ricevono solo un cranio, appoggiato su un tavolo, null'altro che il cranio di tuo figlio, che avevi cercato in ogni modo di convincerlo a non andare militare perché tra le madri, tra i genitori troppe voci circolavano su quel che accadeva (o accade) nelle caserme di addestramento disperse nel vastissimo territorio della Russia, lontane da quel che non chiamiamo luoghi di civiltà. Certo, scriveva la Politkovskaja all'epoca delle guerre di Cecenia, non tutti i soldati, non tutti i sottoufficiali sparivano, c'erano quelli che riuscivano a superare le umiliazioni dei primi mesi, quelli che trovavano il modo venire a patti con i superiori torturatori, cedendo tutta la loro residua dignità. ... E tra questi, forgiati dalla ferocia, dovremmo cercare i giovani che in queste settimane hanno percorso le strade di Butcha e di altre località dell'Ucraina con la stessa ferocia che avevano incamerato in corpo e hanno torturato, stuprato madri e figlie, violentato ragazzini, ucciso a raffica cercando nel bersaglio chi camminava per strada, chi era nascosto da giorni nelle case e negli scantinati, così simili a quelle nelle quali avevano vissuto fino al giorno in cui a 18 anni erano convintamente partiti per il servizio militare. Per questo, per non limitarci alle immagini che dal 24 febbraio invadono giorno e notte talk e tg, dovremmo cercare nei resoconti di Anna Politkovskaja sul "nostro Medioevo" una qualche risposta al "Perché?" Perchè tutta questa ferocia? perchè quei soldati poco più che ragazzi hanno varcato la soglia del disumano scatenando questa sequela di atrocità, "macchine da guerra", soldati forse incapaci di capire le ragioni stesse di questo conflitto con i fratelli ucraini, ma "macchine" con l'on/off della brutalità, che non li giustificherà mai per tutti i giorni che vivranno per questi giorni, mesi (o anni) in cui saranno stati protagonisti e artefici di azioni bestiali.
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03 aprile 2022

La chiusura di "Novaja Gazeta"

In questi giorni dalla Russia è giunta la notizia che la redazione ha deciso di sospendere la pubblicazione di "Novaja Gazeta", il foglio diretto dal Premio Nobel per la pace Dmitri Muratov. e ancor più noto per le corrispondenze di Anna Politkovskaja dalla Cecenia, assassinata nel 2006. La vicenda è strettamente collegata con la guerra all'Ucraina iniziata il 24 febbraio 2022.
La chiusura di un giornale anche se volontaria, in un regime ha sempre valenza politica, che l'opinione pubblica deve saper decodificare per capire quel che accade nel proprio paese, non solo sotto il profilo dell'informazione. Infatti quando una testata chiude o decide di sospendere le pubblicazioni in un contesto di massima censura, proprio con quella scelta (obbligata) firma "l'editoriale" piu' politico, ben decifrabile dai lettori consolidati e da chi, pur non essendo lettore, puo' chiediersi "Perche? /che cosa sta succedendo in Russia? / forse quel che dicono a tamburo battente i media ufficiali non e' cosi' vero". E il dubbio si insinua nell'opinione pubblica attraverso il passaparola, proprio quello che a Parigi circolava all'ombra de "L'albero di Cracovia", luogo d'incontro e di scambio di notizie attendibili mentre fuori imperava la censura dell'Ancien Regime. (cfr. Robert Darnton, "L'età dell'informazione. Una guida non convrnzionale al Settecento", Adelphi, Milano, 2007).
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