Università degli studi di Genova



Blog a cura di Marina Milan, con la partecipazione di studenti, laureandi e laureati dei corsi di Storia del giornalismo e Giornalismo internazionale dell'Università degli studi di Genova (corso di laurea magistrale interdipartimentale in Informazione ed Editoria).

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28 aprile 2013

In libreria

Sergio Maistrello
Fact checking. Dal giornalismo alla Rete
Milano, Apogeo, 2013 (formato e-book)

Descrizione
"Fact checking", letteramente "verifica dei fatti". Una pratica giornalistica tesa a garantire la qualità dell'informazione e la credibilità della testata che se ne fa portatrice. Una pratica, e una figura professionale, quella del fact checker, andata scomparendo a causa della crisi che negli ultimi vent'anni ha colpito l'editoria tradizionale. Questo ebook racconta la parabola del fact checking, dalla nascita negli Stati Uniti degli anni '20, fino all'espulsione dalle case editrici e all'incontro con la Rete, luogo per eccellenza dell'informazione "incontrollata". Ma è anche una storia di rinascita: perché è proprio grazie a Internet che il fact checking torna in gioco sotto forma di servizi indipendenti, esterni alle redazioni dei giornali. Sergio Maistrello, attraverso l'analisi di casi paradigmatici, soprattutto statunitensi, ma anche italiani e internazionali, offre una disanima degli strumenti e delle pratiche emerse finora e ricostruisce le conseguenze dell'impatto fra fact checking e nuove dinamiche sociali promosse dalla Rete. Perché "il fact checking non è tanto un prodotto editoriale o una pratica professionale, è una proposta di metodo".
*All'ebook è collegata un'area di discussione e confronto:
 
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25 aprile 2013

25 Aprile

"La Resistenza può oggi insegnare a resistere a questa rassegnazione, a questo cinismo; l'uomo nuovo non nasce, una volta per tutte, da cataclismi epocali, ma dal disincantato e appassionato buon combattimento d'ogni giorno."
Claudio Magris



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22 aprile 2013

In libreria

Ferdinando Giugliano - John, Lloyd
Eserciti di carta. Come si fa informazione in Italia
Milano, Feltrinelli, 2013, 288 pp.
Descrizione
Lo stato di salute del giornalismo italiano è una delle questioni più dibattute degli ultimi anni. Lo scontro intorno alla figura di Silvio Berlusconi ha portato la discussione su quale debba essere il ruolo della stampa a un tale livello di animosità e litigiosità da rendere pressoché impossibile qualsiasi tipo di analisi obiettiva e imparziale. Ferdinando Giugliano e John Lloyd, due giornalisti del “Financial Times”, hanno cercato di compiere l’operazione più difficile: esaminare con distacco, profondità e competenza il panorama del nostro giornalismo, tracciandone la cartografia e provando a individuarne i pregi, i problemi, le tare ereditarie e le prospettive di cambiamento. Vista dall’estero, l’informazione italiana sembra fondata sul presupposto che l’obiettività e l’equidistanza non siano possibili, che la neutralità rispetto a interessi e fazioni politiche sia irraggiungibile e che i giornalisti non possano evitare di assumere posizioni di parte. Ma è davvero così? Televisione, carta stampata e siti di informazione sfornano solo notizie condite con opinioni? Come funziona l’informazione in Italia? Unendo la loro esperienza da giornalisti, il distacco di chi osserva da lontano e un puntiglioso lavoro di ricerca, fatto di decine d’interviste ai protagonisti del nostro giornalismo (da Ezio Mauro a Vittorio Feltri, da Marco Travaglio ad Augusto Minzolini), Giugliano e Lloyd riescono a collocare la questione al di sopra dell’usurato dibattito sul regime berlusconiano e sull’informazione asservita, andando a illuminare le caratteristiche – e i vizi – di fondo del giornalismo italiano.
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16 aprile 2013

Giornalismo digitale


 
 
Corso di Laurea magistrale  interdipartimentale in 
Informazione ed Editoria
Lettere e Filosofia – Scienze Politiche
 Giovedì  18 aprile 2013 - ore 10
Aula Mazzini
Via Balbi 5 (III piano) – Genova
Presentazione del libro di Davide Mazzocco
Giornalismo digitale.
Architettura, programmazione, ottimizzazione Roma, Edizioni della sera, 2012.
 Con la partecipazione dell’autore Davide Mazzocco 
e di Luca Rolandi, giornalista de “La Stampa”
e redattore del sito Vatican Insider.




13 aprile 2013

In libreria

Fausto Colombo
Il potere socievole. Storia e critica dei social media
Milano, Bruno Mondadori, 2013, 168 pp.

Descrizione
I social media sono diventati essenziali nelle nostre vite. Sono duttili: ci permettono di vendere, comprare, comunicare, esprimerci, cercare e diffondere informazioni senza staccare gli occhi da un semplice display. Sono utilizzabili sempre e ovunque: la diffusione dei terminali mobili(smartphone e tablet) ci garantisce uno stato di perenne connessione. Sono amichevoli: generano quella speciale euforia che ci dà la facilità del loro uso. Sono socievoli: permettono le relazioni, anche a distanza. Ma è davvero tutto qui? Il libro si interroga sulla seduzione di questi strumenti, sulla loro attraente efficienza, per provare a coglierne anche lati meno ovvi, e forse più oscuri. Per cominciare, da dove vengono? Dal lungo processo della digitalizzazione, certo, ma anche da alcune svolte economiche e di mercato, e da precise filosofie imprenditoriali, di cui sono più o meno consapevoli portatori. E poi, di chi sono i social media, a chi appartengono i loro contenuti? A chi rispondiamo noi, quando li usiamo, o ci esprimiamo attraverso di loro? Quali tipi di conflitti (politici, economici, e anche personali) trovano spazio dentro a questo universo socievole? E, soprattutto, quali poteri vi prendono forma, dietro la maschera della disponibilità e dell'uguaglianza?
 
Indice
Introduzione. Fra tecno-entusiasmo e net-delusion
1. Di cosa parliamo quando parliamo di social media
2. Si fa presto a dire blog. I paradossi della sincerità in rete
3. I social media salveranno le democrazie?
4. Controllo, identità, governo di sé. Un approccio foucaultiano ai social media
Bibliografia
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11 aprile 2013

Editoria digitale

Corso di Laurea magistrale  interdipartimentale in 
Informazione ed Editoria
Lettere e Filosofia - Scienze Politiche
Giovedì  11 aprile 2013 - ore 10
Aula Mazzini
Via Balbi 5 (III piano) - Genova

Le applicazioni dell'e-book nel giornalismo
 Incontro con
Maria Cecilia Averame
Responsabile editoriale della casa editrice digitale
Quintadicopertina
 
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10 aprile 2013

Chi era Margaret Thatcher?


All'età di tredici anni ho preso in mano l'ennesimo numero di Dylan Dog, il celebre fumetto ideato da Tiziano Sclavi ed edito dalla Bonelli Editore. “Finché morte non vi separi” vede protagonista una giovane attivista dell'Ira morire di fame in prigione. Era la prima volta che sentivo parlare di Bobby Sand. Era la prima volta che sentivo parlare di Margaret “Maggie” Thatcher. Sempre intorno a quell'anno ho ricollegato alla stessa donna la celebre scena del film Billy Elliot in cui alcuni minatori, tra cui il padre di Billy, stremati dallo sciopero e spinti dalla necessità di lavorare, prendono l'ascensore inseguiti dagli insulti dei colleghi traditi. E solo quest'anno, in seguito ad uno stage in Argentina, sempre alla stessa donna ho ricollegato i racconti di Inés, la signora presso la quale ho alloggiato, che con tristezza e amarezza ricordava lo sterminio di decine di giovani argentini per quelle che lei chiama le Malvinas, ma che per altri sono meglio note come le isole Falkland.
Quando ieri ho appreso della morte della “Lady di ferro”, credevo avrei letto critiche feroci nei confronti di quella che è stata il primo premier donna nella storia della Gran Bretagna e che ha guidato una delle maggiori potenze del pianeta per tre mandati, dal 1979 al 1990. Tuttavia, la ricerca si è prolungata più di quanto mi aspettassi.
Le Monde titola in maniera concisa e neutrale: “Margaret Thatcher est morte”. Di seguito la si definisce come colei che ha “remodelé le Royeume-Uni avec un libéralisme économique intrasigeant”, “l'un de grands acteurs politiques des années 1980”, dal “caractère implacable”. Non si fa alcuna menzione all'Ira e allo sciopero dei minatori. Inoltre, la guerra per le isole Malvine è definita una “reconquête”.
In Italia il Corriere della Sera apre con la dichiarazione rilasciata dal Primo Ministro britannico, David Cameron: «Abbiamo perso una grande leader». Lo stesso Cameron ha proseguito affermando che «Margaret Thatcher ha salvato il nostro Paese» e che «la sua eredità resterà non solo negli anni a venire, ma nei secoli». Sempre in relazione alla guerra in Argentina, si parla di reazione “all'invasione delle Falkland”, ma non si fa cenno alle dimissioni richieste dal suo partito nel 1990, così come sono nuovamente assenti i riferimenti al gruppo terroristico irlandese e alla questione sindacale.
BBC News riporta nuovamente le parole di stima di Cameron, così come quelle rilasciate dal Presidente degli Usa, Barack Obama, e dalla Regina Elisabetta. Solo più avanti è trascritta la dichiarazione dell'editorialista Nick Robinson, il quale ha definito la Thatcher un “controversial politician”, che pur ha infuso “passione” tra i suoi sostenitori e tra gli oppositori. Si citano inoltre lo sciopero dei minatori del 1984-85 e la privatizzazione di un numero imprecisato di industrie pubbliche. In più è presente una prima menzione all'attentato dell'Ira del 1984, al quale la Thatcher è scampata, senza però approfondire la questione. In seguito ad ulteriori elogi alla “Lady di ferro”, solo negli ultimi paragrafi dell'articolo si passa nuovamente alle critiche al suo governo: Neil Kinnock parla della “inequality” prodotta dalle politiche portate avanti dalla Thatcher, mentre Gerry Adams la accusa di aver “prolonged the war and caused great suffering” nell'Irlanda del Nord. Altre critiche arrivano dal National Union of Mineworkers per aver privilegiato gli interessi di pochi e per aver smantellato l'industria del carbone. In aggiunta, si fa menzione anche alle manifestazioni che hanno avuto luogo a Glasgow e Brixton per “festeggiare” il decesso dell'ex Primo Ministro, seppur rimarcando il numero esiguo di manifestanti: rispettivamente 250 e 100 persone.
Lo scenario si amplia con il più autorevole quotidiano argentino Clarín: la Thatcher si qualifica come “la controvertida ex primera ministra británica”, “mandataria durante la guerra de Malvinas”, che “consiguió destruir el movimiento sindical en Gran Bretaña”. Sempre Clarín cita lo sciopero dei minatori, definendolo “brutal”, ed è l'unico a parlare dell'affondamento della nave Belgrano durante la guerra per le isole Malvine e dello sciopero della fame dei militanti dell'Ira durato 172 giorni. Tale sciopero ha portato alla morte di nove persone, tra cui il loro rappresentante, Bobby Sand. I militanti sono deceduti per stenti senza che gli sia stato concesso il diritto di essere ascoltati.

Indubbiamente la Thatcher ha rimodellato il Regno Unito. Indubbiamente bisogna riconoscerle la forza, la longevità e l'importanza dimostrata e ottenuta in un mondo dominato da soli uomini. Tuttavia, non posso che chiedermi a quale prezzo ciò è stato raggiunto e fino a che punto sia lecito tollerarlo.
Enrica Orru
 
*Queste sono solo alcune delle testate che ho consultato.
 Link (clickare sul titolo):
 
Ex-Prime Minister Baroness Thatcher dies, aged 87”, BBC News, 8 aprile 2013.
 
Margaret Thatcher est morte”, Le Monde, 8 aprile 2013.
 
 
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09 aprile 2013

I danni dell'analfabetismo di ritorno

Sembrerebbe seriamente assurdo pensare che in un’ epoca in cui  la comunicazione scritta (articoli, slogan, SMS, e-mail, chat, post, hashtag) prevale su quella orale, vi siano persone incapaci di comprendere tali messaggi, e la situazione andrà peggiorando sempre più in quanto le innovazioni tecnologiche non sembrano voler pazientare per dar tempo a tutti di stare al passo. D’altro canto non si può neanche negare a coloro i quali si nutrono di tecnologia, di sperimentare e provare tecniche di comunicazione sempre più immediate, sempre più accurate. Il problema maggiore nasce quando a non essere compresi non sono solo i moderni modi di fare comunicazione scritta, ma la comunicazione in senso stretto, la “commuico” latina: mettere in comune, far partecipe.  Dall’articolo emerge benissimo la gravità della questione, emerge quanto sia pericoloso vivere in una società dove a causa dell’analfabetismo galoppante, l’opinione pubblica è impedita nel formarsi la sua “opinione”. Ecco quindi che non solo si avrà una società non formata, ma ancor peggio una società non informata.
Trovare la soluzione al problema non è semplice in quanto la piaga dell’analfabetismo riguarda un panorama eterogeneo, di conseguenza andrebbero adottati metodi differenziati. Uno però potrebbe essere il metodo per eccellenza: invertire il classico paradigma del genitore che ha qualcosa da insegnare al figlio, e prendere coscienza che la “i-generation”  ha molto da insegnare, ma cha a sua volta ha l’obbligo di maneggiare con cautela gli strumenti informativi che ha a disposizione, facendone un uso produttivo ed intelligente. 
Ilaria Vitiello

07 aprile 2013

In libreria

Gabriel Andrés (a cura di)
Proto-giornalismo e letteratura. Avvisi a stampa, relaciones de sucesos
Milano, Franco Angeli, 2013, pp. 190.
disponibile anche in formato e-book.

Descrizione
Avvisi a stampa, relaciones de sucesos e testi affini circolanti durante l'Ancien régime tra le sponde del Mediterraneo, come pure in ambito paneuropeo, configurano un orizzonte di fenomeni di carattere protogiornalistico, letterario o paraletterario spesso trascurato nelle ricerche storiografiche. L'intensa attività di studio relativa agli avisos e relaciones in ambito spagnolo non trova riscontro in altri paesi europei - soprattutto in Italia -, in cui pure si diede un vero e proprio "mercado de las noticias", una copiosa produzione e una rete di traduzione e di scambi di queste modalità di fogli volanti solo in minima parte analizzata. Studiosi e collaboratori della Sociedad Internacional para el estudio de las Relaciones de sucesos (SIERS) riflettono in queste pagine, da una prospettiva mediterranea, sull'emergere di questo primo moderno mercato della comunicazione e sulla duttilità di materiali che, dall'inizio dell'età moderna, attraversano diversi altri generi testuali. Una parte dei lavori è incentrata sull'ambiente culturale della Sardegna: rapporti tra relación festiva e rappresentazioni teatrali; inserimento di materiali narrativi in opere storiografiche; un pliego poetico incorporato nella narrativa secentesca e, infine, l'importanza del fondo Bonsoms quale serbatoio di materiali di particolare interesse per la storiografia isolana.

* Link all'Indice del libro.

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