Università degli studi di Genova



Blog a cura di Marina Milan, con la partecipazione di studenti, laureandi e laureati dei corsi di Storia del giornalismo e Giornalismo internazionale dell'Università degli studi di Genova (corso di laurea magistrale interdipartimentale in Informazione ed Editoria).

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29 luglio 2014

Saper scegliere, conoscere e commentare

"[...] Dopo le invenzioni della scrittura e della stampa la comunicazione digitale rappresenta la terza grande innovazione sul piano dei media. Con la loro introduzione, questi tre media hanno consentito a un sempre maggior numero di persone di accedere, sempre più facilmente, a una massa sempre più grande di informazioni rese sempre più durevoli. Con l’ultimo passo rappresentato da internet abbiamo anche una sorta di “attivazione“: gli stessi lettori diventano autori. Ma questo, di per sé, non crea automaticamente progresso sul piano della sfera pubblica. Nel corso dell’Ottocento – con l’aiuto dei libri e dei giornali di massa – abbiamo visto nascere delle sfere pubbliche nazionali dove l’attenzione di un numero indefinito di persone poteva applicarsi simultaneamente sugli stessi identici problemi. Questo però non dipendeva dal livello tecnico con cui i dati erano moltiplicati, distribuiti, accelerati, resi durevoli. Si tratta, in fondo, degli stessi movimenti centrifughi che avvengono anche oggi nel web. Piuttosto, la sfera pubblica classica nasceva dal fatto che l’attenzione di un anonimo pubblico di cittadini veniva “concentrata“ su poche questioni politicamente importanti che si trattava di regolare. Questo è ciò che la rete non sa produrre: anzi la rete, al contrario, distrae e disperde. Pensi per esempio ai mille portali che nascono ogni giorno: per i collezionisti di francobolli, per gli studiosi di diritto costituzionale europeo, per i gruppi di coscienza degli ex-alcolizzati. Nel mare magnum dei rumori digitali queste comunità comunicative sono come arcipelaghi dispersi: ce ne saranno miliardi. Ciò che manca a questi spazi comunicativi (chiusi in se stessi) è il collante inclusivo, la forza inclusoria di una sfera pubblica che evidenzi quali cose sono davvero importanti. Per creare questa “concentrazione” occorre prima saper scegliere – conoscere e commentare – i temi, i contributi e le informazioni che sono pertinenti. Insomma, anche nel mare magnum dei rumori digitali non dovrebbero andare perse quelle competenze del buon vecchio giornalismo che sono oggi non meno indispensabili di ieri."
Jurgen Habermas
"Reset", 25.7.2014


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28 luglio 2014

In libreria

Juri Meda
 La stampa periodica socialista e comunista per l'infanzia 
Firenze, Nerbini, 2013, 160 pp.

Descrizione
Questo volume nasce dall’esigenza di ricostruire la storia dei numerosi numeri unici e periodici per l’infanzia prodotti su scala locale e nazionale tra età giolittiana e fascismo da insegnanti, editori e istituzioni legati a vario  titolo al movimento operaio italiano, al cui organico approfondimento ancora alcuno studio era stato ad oggi dedicato. Colmando questa lacuna, il presente volume ne offre allora un profilo esaustivo che, partendo dai numeri unici primonovecenteschi (“I Maggio dei Fanciulli” e “Alba di Maggio”) e passando per i primi periodici pre-fascisti (“Figli del Popolo”, “Verso la Vita”, “Primavera” e “Il Germoglio”), giunge fino ai periodici stampati negli anni in cui il regime fascista andava ancora consolidando il proprio potere (“Cuore”, “L’Amico dei Fanciulli” e il clandestino “Il Fanciullo Proletario”).
*Link all'Indice
*Link ad estratto del primo capitolo

Dello stesso autore
Juri Meda (a cura di) Falce e fumetto. Storia della stampa periodica socialista tra eta' giolittiana e fascismo (1902-1930) e comunista per l'infanzia in Italia (1893-1965), Firenze, Nerbini, 2013, 336 pp.


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22 luglio 2014

In libreria

Rosanna Bianco
Il diritto nell'editoria digitale
Genova, Red@zione, 2014, 184 pp.

Descrizione
Una materia in buona parte ancora “fluida”: il diritto – e in particolare il diritto d’autore – nell’web sta  trasformando il tradizionale “copyright” soprattutto sulla base delle contrapposizioni di movimenti antagonisti. L’editoria digitale caratterizzata dalla  dematerializzazione del prodotto editoriale e dalla disintermediazione pone tutta una serie di nuovi problemi ai quali gli ordinamenti dei vari Stati cercano di rispondere. In questo volume, che per la prima volta tratta in modo organico un settore tanto delicato e in evoluzione, vengono analizzati il quadro normativo, le Convenzioni e gli accordi internazionali, con focus su alcuni Paesi e sull’Unione europea, e le norme sull’editoria digitale nell’ordinamento italiano.  Particolare attenzione viene data alla normativa internazionale sul diritto d’autore e sulla proprietà intellettuale e ai nuovi modi di concepire (e anche di negare, “pirateria” compresa) il diritto d'autore. E i nuovi problemi legati al file sharing, al free software, al copyleft, alle creative commons public licenses, agli user generated contents  e all'open source. Vengono anche analizzati, sia attraverso le norme sia attraverso le principali sentenze, le responsabilità penali nella stampa telematica, i ruoli di direttori responsabili e di blogger, il reato di diffamazione e l’applicabilità o meno degli altri reati di stampa all’web,  anche in relazione all’attività dell’Internet service provider (Isp).
Rosanna Bianco, iscritta all’Ordine degli avvocati di Genova dal 22 gennaio 1975,  giudice onorario presso la Pretura di Genova (1989-1997), insegna Diritto delle comunicazioni di massa  nel corso di laurea magistrale in Informazioni ed editoria dell'Università di Genova e Diritto processuale civile nel corso di Giurisprudenza. Ha pubblicato tra l’altro “Diritto delle comunicazioni di massa” (Laterza, 2007) e “Il diritto del giornalismo” (Cedam, 1997).



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06 luglio 2014

La bisaccia del giornalista

Fausto Pellegrini è un giornalista della RAI,  per molti versi è un idealista ,un visionario leggermente rivoluzionario, con il suo “libretto”, La bisaccia del giornalista, propone una visione del giornalista romantica, legata al giornalismo della  vecchia scuola. Per l’autore l’aspetto etico  morale è inscindibile, in questo libro  è preponderante la rivendicazione del giornalista al servizio della comunità, del giornalista al servizio   dei cittadini, del giornalista al servizio del popolo, del giornalista al servizio   di coloro che non possono difendersi, del giornalista al servizio   dei più deboli.
L’autore è un vero fautore dell’articolo 21 della Costituzione repubblicana, la libera manifestazione del pensiero. Tutti ricordano i tragici fatti del G8 di Genova, probabilmente ai più il nome di Fausto pellegrino non dirà niente, questo giornalista, con RAI News, ha partecipato alla divulgazione degli eventi di quel caldo luglio 2001, mentre il “potere del palazzo” forniva la “sua” versione dei fatti, contemporaneamente RAI News smentiva, sbugiardava senza tema di smentita, la “storia ufficiale degli avvenimenti”. Fotografie e video, provenienti da molti giornalisti professionisti e da molti “citizen journalist”, hanno contribuito a riscrivere la storia, una storia fatta di immagini emblematiche, crude e violente, immagini che hanno mostrato l’aspetto più becero dell’animalità degli esseri umani. Immagini di persone, uomini e donne, ragazzi e  ragazze, bambini minorenni,  inermi e isolati, picchiati selvaggiamente da  quattro, cinque, sei “individui”,  con la “divisa” e/o in “borghese”, con il manganello, con gli “anfibi”, “individui” che dovevano proteggere i cittadini, “individui” che hanno infangato la divisa. Grazie a tutti quei contributi à stato possibile ricostruire i fatti nella loro drammatica essenziale brutalità, dall’omicidio di Carlo Giuliani alla “macelleria messicana”, degna del peggiore governo dittatoriale cileno, della scuola Diaz.
Sicuramente non è un testo semplice, però è un libro che permette di squarciare il velo di alcuni fatti avvenuti nel corso di questi ultimi trent’anni; sono presenti molti riferimenti alla famosa loggia massonica Propaganda 2 del “venerabile” Licio Gelli, con alcuni retroscena della “Agenda” del “Maestro” muratore. Leggendo il libro traspare sicuramente l’aspetto “complottistico” dell’autore, anche se corroborato da informazioni reali e verificabili. Per esemplificare l’autore ricorda che molti degli avvenimenti italiani degli ultimi vent’anni, sembrano seguire quanto scritto nell’agenda di Licio Gelli, inclusa la flessibilità lavorativa, inquadrata da Pellegrini come eufemismo della meno attrattiva precarietà lavorativa, del lavoro in generale e del lavoro giornalistico in particolare, è un libro che denuncia, è un vero e proprio “J’ACCUSE” verso un sistema che sta smembrando i diritti dei cittadini, un sistema che sta svendendo i diritti dei giornalisti, troppo spesso  malpagati, spesso pagati “in nero”, talvolta “suicidi a 41 anni  per non riuscire più a vivere con 6 miseri euro al pezzo, quando pubblicato”.
È un libro forte, controcorrente, è un libro scritto da un “Giornalista” per i futuri “Giornalisti”, è un libro che apre la visuale su di un mondo che, ai non addetti ai lavori, è oscuro e indecifrabile. Non è solo un libro, è un supporto e, contemporaneamente, un monito ai giornalisti di domani, è un manuale di pronto utilizzo, è una cassetta degli attrezzi utile per sopravvivere nella “jungla”, pericolosa e disseminata di ostacoli, di chi vuol fare il Giornalista impegnato, per il Giornalista che vuole dare voce ai più deboli, per il Giornalista che preferisce una lenta e dissestata strada di campagna alla veloce autostrada, è un manuale pratico per il Giornalista che preferisce “godersi” il viaggio, il tragitto dal punto di partenza al punto di arrivo, con il ghiaccio e con la neve invernali, con la pioggia primaverile e autunnale, con il caldo sole estivo: insomma, per dirla brevemente, è un libro per chi vuole fare la differenza, per chi sceglie di fare davvero il “Giornalista”.
Jon Harald Bjornsen




Fausto Pellegrini
La bisaccia del giornalista
Viareggio, editore Dissensi, 2012, 150 pp.


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04 luglio 2014

In libreria

 Jon Agar
Sempre in contatto
Storia sociale del telefono cellulare

Bari, Dedalo, 2014, 240 pp.

Descrizione
È innegabile: ormai il cellulare rappresenta un’estensione di chi lo possiede. Oltre a garantire un contatto costante con le persone che conosciamo, ci fa sentire partecipi del mondo, soprattutto da quando è diventato smartphone e ha fatto sue le caratteristiche un tempo esclusive dei computer. Grazie a uno stile fresco e scorrevole e a una spiccata capacità di analisi, Jon Agar ci conduce con disinvoltura attraverso le tappe della storia del telefonino, svelandoci i retroscena interessanti e curiosi della tecnologia dei dispositivi mobili. Dal telegrafo senza fili di Marconi alla svolta epocale del­l’iPhone, dal ruolo del telefono cellulare nella storia del cinema agli scandali delle intercettazioni, l’autore offre un’acuta riflessione su un fenomeno tecnologico e sociale che ci riguarda tutti da vicino.

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02 luglio 2014

Un reportage di Tiziano Terzani

Tiziano Terzani nasce a Firenze nel 1938, si laurea in Giurisprudenza e consegue un master sulla lingua cinese che lo porta a trasferirsi temporaneamente a New York; si avvicina lentamente al mondo del giornalismo. Collabora con il settimanale tedesco ‘Der Spiegel’ come corrispondente in Asia per ben trent’anni. Nel 1973 pubblica Pelle di Leopardo che narra le vicende della guerra in Vietnam. Nel 1976 si trasferisce  a Saigon, dove i comunisti hanno assunto il potere, dando così vita al libro Giai Phong! La liberazione di Saigon. Si sposta da Hong Kong a Pechino, dove scriverà Holocaust in Kambodsch. Nel 1984 venne espulso dalla Cina per attività controrivoluzionarie;  un anno dopo depositerà la sua avventura cinese tra le pagine del libro La porta proibita. E’ in questi anni che inizia a collaborare con alcuni dei più grandi giornali italiani: il "Corriere della Sera",  "Repubblica", "L'Espresso". 
Mentre si trova in Siberia nel 1991 viene colto da uno dei più grandi avvenimenti della storia contemporanea: il crollo del comunismo, il golpe anti-Gorbacev che porta lo scrittore a raggiungere Mosca e a raccontarne il viaggio in quello che nel 1992 diventerà un libro sotto il titolo Buonanotte, Signor Lenin. Nel 1997 gli viene conferito il "Premio Luigi Barzini all'inviato speciale". 
Nel marzo 2004 pubblica Un altro giro di giostra - Viaggio nel male e nel bene del nostro tempo, in cui parla di sé, della sua malattia e dei suoi viaggi per il mondo alla scoperta della medicina occidentale e delle altre medicine alternative; Terzani si ritira per trascorrere i suoi ultimi giorni ad Orsigna dove muore in quello stesso anno. Nel 2006 esce postumo La fine è il mio inizio, una raccolta delle confidenze che lo scrittore fa al figlio riguardanti la sua vita durante gli ultimi anni della sua malattia. 
Buonanotte Signor Lenin” (edito da Longanesi & C. nel 1992, nella collana Il Cammeo) è un reportage, una testimonianza diretta degli eventi accaduti nell’Unione Sovietica nel 1991. Terzani riferisce, in modo crudo ma veritiero, la realtà delle terre desolate e isolate dell’estremo asiatico. Si viaggia tramite la sua penna su quei treni, quei fatiscenti aerei della compagnia Aeroflot per osservare persone, luoghi, problemi, principi, e la famosa incapacità di reagire di popolazioni plasmate dall’ideologia comunista. Terzani incontra scrittori, intellettuali ma anche uomini comuni, dai quali si fa raccontare vita, aneddoti, usanze, pensieri, ma soprattutto storie, attraverso le quali ricostruisce gli orrori che hanno macchiato l’Urss con le sue epurazioni e i suoi crimini; ma racconta anche la storia della rinascita, dei problemi a essa legati e delle speranze riposte in un futuro tanto incerto.
Il viaggio di Tiziano Terzani inizia nell’agosto del 1991 quando gli viene proposto di partecipare ad una spedizione lungo l’Amur, il lungo fiume che dalla Siberia segna il confine tra l’Unione Sovietica e la Cina; il viaggio sarebbe dovuto durare due settimane ma così non fu. Insieme ad altri giornalisti sovietici e cinesi parte, a bordo della nave ‘Propagandist’, per il suo viaggio sull’Amur; quella che stavano per attraversare era una regione dominata dalle installazioni militari, dove era proibito addirittura scattare fotografie. Soprattutto se eri uno ’straniero’.
La spedizione parte da Gialinda, uno dei villaggi della regione; o meglio, un campo di lavoro, una prigione, dove Pechino mandava tutti gli oppositori del regime. Gli insediamenti umani risultavano totalmente assenti e l’umanità presente consisteva in guardie e prigionieri e le costruzioni più diffuse erano le torri di osservazione per spiare l’altra parte del fiume.
Ciò che avvenne alle ore 13 e 42 di lunedì 19 Agosto segnò per sempre il viaggio di Terzani: arriva la notizia da Mosca che Gorbacev, per ragioni di salute, non poteva più svolgere le sue funzioni di presidente. Il governo, passa adesso nelle mani del Comitato Esecutivo guidato dai dirigenti golpisti che dichiarano lo stato di emergenza per sei mesi, la legge marziale in alcune regioni del paese e la censura della stampa. Il golpe fu la risposta totalitaria di un sistema repressivo alla sempre maggiore domanda di democraticità. Mentre a Mosca cambiava la storia, nella valle dell’Amur tutto rimaneva immutato, come se nulla fosse accaduto. Intanto Gorbacev da le dimissioni da segretario generale dal PCSU, scioglie il Comitato Centrale nazionalizzando la proprietà del partito e proibendo ogni sua attività. Il Partito Comunista veniva eliminato e con esso tramontava anche il comunismo. Ciò che lasciava la fine del comunismo era l’anarchia, con i soldati che spadroneggiavano nelle città e lo sviluppo della prostituzione; si diffondono così le iniziative di gruppi locali spregiudicati che garantiscono alla popolazione beni e servizi altrimenti inaccessibili, accumulando cosi grandi fortune in denaro. I vecchi segretari del partito, invece, rimangono disoccupati, così come gli ex ufficiali dell’Armata Rossa, gli ingegneri e i funzionari; i privilegi, che avevano durante il regime comunista, non contano più nulla e anzi, vengono addirittura ridicolizzati. Il viaggio di Terzani sull’Amur si interrompe a causa della sua decisione di andare a Mosca per vedere cosa stesse succedendo, soprattutto dopo il Colpo di Stato; il suo viaggio continua cosi attraverso le Repubbliche sovietiche che tentavano di ottenere l’indipendenza. In Kazakhstan come altrove la gente aveva una specie di rigetto per il mondo politico, visto come un qualcosa di negativo, di antiquato, di corrotto mentre tutto ciò che non fosse politica, era considerato buono e moderno.
Purtroppo la situazione in cui si trova il paese adesso è tragica: manca la benzina, il burro, lo zucchero e persino il riso. Il viaggio di Terzani si conclude a Mosca, dove giunge il 2 ottobre del 1991. La grande bandiera simbolo dell’Unione Sovietica sventola ancora dal Cremlino e la Piazza Rossa è completamente deserta; il Mausoleo di Lenin è ancora intatto, così come la grande statua vicino al palazzo del KGB. Col tempo il Padre della Rivoluzione, nemico di ogni religione da lui considerata come l’oppio dei popoli, ironia della sorte, era divenuto un’icona, un dio. La Rivoluzione da lui proclamata era pulita, quasi santa, ma fu oscurata e sporcata di sangue dai suoi successori. Il comunismo degli orrori era stato abbattuto così come il Lenin in bronzo posto sulla Piazza, con il braccio alzato, che continuava ad indicare un Radioso Avvenire che oggi sembra irrealizzabile.
“Le rivoluzioni costano carissime, richiedono immensi sacrifici e perlopiù finiscono in spaventose delusioni.”
Un libro da assaporare, una storia da vivere, un reportage da ricordare e da cui imparare
Simonetta Viola

Tiziano Terzani
Buonanotte Signor Lenin” 
Milano, Longanesi, 1992.

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