Università degli studi di Genova



Blog a cura di Marina Milan, con la partecipazione di studenti, laureandi e laureati dei corsi di Storia del giornalismo e Giornalismo internazionale dell'Università degli studi di Genova (corso di laurea magistrale interdipartimentale in Informazione ed Editoria).

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03 settembre 2017

La stampa è morta?

"La stampa è morta"Negli anni '80 questa era una battuta del film fantascientifico Ghostbusters, oggi basta passeggiare per le città, tra le serrande delle edicole chiuse, per dare a quelle parole un significato molto più concreto. Julia Cagè, economista e autrice del saggio in esame, parte dal funerale del supporto cartaceo per dare nuova vita ai media. Media visti in senso lato, come un complesso gioco di specchi che può assumere forme diverse pur mantenendo lo stesso contenuto: le notizie. Radio, televisione, periodici, giornali, non sono più veicoli di sole parole, ma anche di suoni, immagini e video che portano le informazioni nella nuova veste di approfondimenti, Verso un modo di comunicare in continuo mutamento e lontano dall'immobilismo.
Fatta una premessa sulla situazione dei media, e della stampa quotidiana, dall'Europa agli Stati Uniti, ci si sofferma sulla situazione francese per vedere come i finanziamenti ai media siano stati ridotti, anche se la domanda di informazione è aumentata esponenzialmente.
Jeff Bezos, fondatore di Amazon, si è detto stupito che una tecnologia come la carta sia potuta sopravvivere più di mezzo millennio e come lui molti lettori che non si sentono vincolati al supporto; legati allo stampato − almeno tra queste pagine − rimangono i giornalisti che vedono, nella crisi del cartaceo, un drastico cambiamento della professione.
L'autrice si dice sicura che per mantenere la libertà di stampa, a tutti i professionisti debba essere data la possibilità di guadagnare, dalla propria professione, senza dover dipendere dalle scelte di uno o più soggetti finanziatori. La soluzione proposta è la riorganizzazione delle redazioni in organi direttivi democratici dotati di reale potere decisionale, per poter mantenere alta la qualità degli articoli e la fiducia dei lettori.
Come finanziare in maniera efficace i giornali e i media online? Come continuare a parlare di professione giornalistica quando chiunque è in grado di fare informazione in tempo reale grazie ai social network?
Queste domande compaiono con frequenza all'interno di questo saggio che analizza e tenta di dare soluzioni alle crisi dei media sin dal secondo dopoguerra.
Dalle società per azioni alle onlus sparse per tutto il mondo, l'autrice seziona alcuni degli esperimenti più infelici della storia editoriale, per arrivare ad un'esperienza associativa che, attraverso il crowdfounding− o finanziamento partecipativo − potrebbe portare i quotidiani verso un futuro fatto di profitti e inchieste libere dalle imposizioni degli editori. La brevità dell'opera rende impossibile uno studio capillare del fenomeno, ma offre una visione d'insieme e spunti di riflessione sull'intero fenomeno della crisi dei media. Al lettore più attento rimarrà il compito di cogliere riferimenti e indizi utili a individuare possibilità di successo in un mondo in cui i click sono la nuova moneta.
La prosa, pur essendo puntuale, non risulta pesante anche per chi si avvicini al mondo dell'informazione senza grandi conoscenze in ambito economico. Interessante il fatto che la prospettiva centrale sia quella francese che, a partire dalla Rivoluzione, è un'icona della libertà di espressione e di stampa che sopravvive oltre gli eventi del 1789.
Lara Marziale


Julia Cagé, 
Salvare i media. Capitalismo, crowdfunding e democrazia 
Bompiani, Milano, 2016, pp. 128.
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