Università degli studi di Genova



Blog a cura di Marina Milan, con la partecipazione di studenti, laureandi e laureati dei corsi di Storia del giornalismo e Giornalismo internazionale dell'Università degli studi di Genova (corso di laurea magistrale interdipartimentale in Informazione ed Editoria).

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03 luglio 2008

Luci ed ombre del "quarto potere"

- Dunque Signor Carter, c'è un titolo di tre colonne in prima pagina del Chronicle. Perché l'Inquirer non ha un titolo su tre colonne? -
- La notizia non era importante...-
- Signor Carter, se il titolo è grande, la notizia diventa subito importante! -
(Dal film Quarto Potere: Orson Welles [Kane] al suo caporedattore)

Come è già stato sottolineato in un precedente post della prof.ssa Milan, il mondo della stampa da sempre affascina autori e registi. Sono stati citati numerosi esempi: qui intendo focalizzare l'attenzione su due pellicole che a distanza di pochi anni hanno delineato due immagini contrastanti del mestiere di giornalista, analizzando anche il rapporto psicologico fra il reporter e i suoi lettori.

Henry Hathaway firma nel 1948 il film dallo stile documentaristico Chiamate Nord 777 (Call Northside 777) nel quale James Stewart interpreta Jim McNeal, un cinico giornalista di Chicago che decide di aiutare una donna di origini polacche a dimostrare l'innocenza del figlio, accusato dell'omicidio di un poliziotto e rinchiuso in carcere da undici anni. In un primo tempo McNeal si concentra sullo scoop: la notizia "succosa" della povera Tillie Wiececk che lavora umilmente sperando di raccogliere abbastanza denaro per scagionare il figlio Frank si guadagna le prime pagine e la compassione dei lettori. Successivamente, spinto dal proprio direttore a raccogliere quanti più dati possibili circa la vicenda giudiziaria, ne scopre i lati oscuri e, trasformando completamente il proprio stile distaccato in un'appassionata difesa civile, si batte tenacemente per far tornare Frank, vittima di omissioni e false deposizioni, in libertà. Grazie a una serie di vibranti articoli e alle indagine condotte coraggiosamente, Jim riesce a far riaprire il caso e a ribaltare il verdetto.

Di tono opposto è L'asso nella manica (1951) di Billy Wilder, dove si denuncia l'atroce cinismo della stampa, ma anche la curiosità morbosa del pubblico. Charles "Chuck" Tatum (Kirk Douglas) è un giornalista privo di scrupoli che dopo essere stato cacciato da diverse testate per aver confezionato "casi" con mezzi ben lontani dalla deontologia professionale, approda in una piccola redazione del Nuovo Messico. Chuck non si rassegna e aspetta il momento in cui un nuovo scoop, un asso nella manica, lo riporterà alla ribalta. Quando un uomo, Leo Minosa, resta sepolto dopo un crollo in una miniera, comprende che il "grande momento" è arrivato. Con la complicità di un corrotto sceriffo e della superficiale moglie di Leo, riesce a far ritardare i soccorsi in modo da creare un "grande carnevale" (il film di Wilder è conosciuto anche come "The Big Carnival") attorno alla tragedia umana. Nelle vicinanze della cava, infatti, si riuniscono centinaia di persone e si aprono punti di ristoro e divertimento, mente Chuck tiene in pugno tutti gli altri colleghi sfruttando il suo "diritto di esclusiva". Solo la triste fine di Leo gli aprirà gli occhi: ma ormai è troppo tardi per entrambi.

Segnalo Il mito del giornalismo nel cinema da Webgol, il blog di Antonio Sofi.

4 commenti:

mmilan ha detto...

Ottimo post e ottima scheda dei film segnalati. Grazie
mmilan

Rear Window ha detto...

"Chiamate Nord 777" è sicuramente un ottimo film, diretto con maestria e mestiere da H.Hathaway ed interpretato con vigore da Stewart, che proprio grazie a questo film e a "Rope" di Hithcock dello stesso anno, inizia ad allontanarsi dal genere di ruolo che lo aveva reso celebre fino ad allora.
Ma è con "L'asso nella manica" che si può parlare di autentico capolavoro. Billy Wilder realizza, partendo da una storia particolare, un memorabile ritratto, ancora attualissimo, sul giornalismo e sui media in genere, e sulla capacità dei primi di cavalcare ed influenzare le opinioni della gente.
"Tu compri un giornale e leggi la morte di cento uomini o di duecento, o di cinquecento o d’un milione di morti, come nelle carestie in Cina. Tu leggi, ma resti indifferente. Un uomo solo è diverso: vuoi sapere tutto di lui, questa è la reazione del pubblico".

mmilan ha detto...

Si pone sempre l'accento sul cinico-giornalista e si dimentica che esiste anche il ... cinico-lettore (e l'ancor più cinico-telespettatore), come aveva ben capito Billy Wilder.
mmilan

s.calissano ha detto...

"L'asso nella manica" è ricco di citazioni memorabili!

Inoltre la descrizione del "circo mediatico" costruito attorno alla tragedia di Leo, l'uomo intrappolato nella miniera, è attualissima. Così come la morbosità del pubblico, lo sfruttamento e la spettacolarizzazione del dolore. Se pensiamo ai recenti casi di cronaca nera... ci rendiamo conto di quanto Wyler avesse visto giusto.

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