Il volume Eserciti di carta è, a mio
parere, un lavoro esaustivo ed equilibrato, qualità, quest’ultima, assai
difficilmente praticabile quando si entra nel merito di tematiche divisive
quanto quelle delle quali si occupano gli autori di questo saggio.
Eserciti di carta tratta, infatti, uno
degli argomenti più dibattuti - e più propensi a scaldare gli animi - emersi
negli ultimi vent’anni di storia italiana: l’anomalia del panorama
giornalistico-mediatico italiano dopo l’entrata in politica di Silvio
Berlusconi.
Informazione e politica in Italia sono
sempre state molto vicine (tesate apertamente militanti, lottizzazione della
televisione pubblica, sovraesposizione di leader ed esponenti politici e via
discorrendo sono fenomeni ben noti), ma non per questo, secondo gli autori,
l’Italia ha costituito un’anomalia. Non
esistono, in alcuna parte del mondo, mezzi d’informazione che non subiscano
pressioni da parte di editori, poteri economici o altri gruppi di pressione.
Prima della “discesa in campo” in Italia questa tendenza era soltanto più
accentuata che nel resto dei paesi democratici.
L’entrata in politica di Silvio
Berlusconi è un momento cruciale per il mondo della stampa e dei media nel
nostro Paese, da allora le cose cambiano radicalmente e si può parlare di
“anomalia italiana”.
L’anomalia, anzi, è duplice.
In primo luogo vi è un caso di conflitto
di interessi macroscopico: il proprietario del più importante network
televisivo commerciale (e nei fatti l’unico concorrente del servizio pubblico)
è anche il leader di una delle due coalizioni che periodicamente si contendono
il governo del paese. Inutile precisare che la gravità del conflitto di
interessi è centuplicata quando la coalizione guidata da Berlusconi vince le
elezioni ed egli assume il ruolo di Presidente del Consiglio. In tale
posizione, infatti, Berlusconi si trova a poter disporre, in pratica, di cinque
tra le sei reti televisive che costituiscono il duopolio italiano.
Benché questo aspetto dell’”anomalia
italiana” sia analizzato con dovizia di particolari nel volume, Lloyd e
Giugliano si concentrano però su un’altra caratteristica che contraddistingue
il mondo dell’informazione del nostro Paese fin dalla discesa in campo: la
divisione del mondo della stampa in due “eserciti”, come appunto recita il
titolo, l’uno filoberlusconiano, l’altro a lui avverso.
Una certa dose di conflittualità politica
all’interno del mondo della stampa in Italia è sempre esistita ed è stata anche
forte: prendendo in esame il periodo a cui il libro fa brevi cenni nei primi
capitoli tracciando un quadro storico, dal dopoguerra alla fine della Prima
Repubblica gli esempi sono molteplici (i molti giornali di partito, la
contrapposizione durante gli anni più duri della guerra fredda, i giornali
militanti anche se non prettamente di partito come Repubblica e “Il Giornale”
etc.); dal 1994, però, assistiamo ad una vera e propria ripartizione in due
schieramenti. Questi due “eserciti” hanno come oggetto di contesa non
un’ideologia o un programma, bensì una singola persona.
Ma come può un solo uomo attirare tanta
venerazione e tanta avversione? Le ragioni sono molte.
Sicuramente molto ha contato il fatto che
Berlusconi sia il proprietario di Mediaset, Mondadori e abbia influenza su più
di un quotidiano, quindi il conflitto di interessi di cui si parlava in
precedenza, palese affronto al pluralismo che dovrebbe essere pilastro di ogni
democrazia. Come se non bastasse, anche il personaggio Berlusconi porta con sé
più di un tratto della personalità e della biografia capaci di suscitare
ammirazione ed indignazione.
Per quanto riguarda i suoi estimatori,
essi sottolineano che il Cavaliere (oramai ex ma questo esula dal libro in
oggetto!) è un self made man, un imprenditore, un uomo del fare, che ha portato
la modernità della tv commerciale, non legato alla vecchia politica screditata
(quest’ultima caratteristica - per altro non del tutto veritiera - ha fatto
molto presa nei primi anni del suo percorso politico, iniziato quando ancora
erano fumanti le macerie del sistema partitico della Prima Repubblica). L’elenco
potrebbe continuare a lungo.
I suoi detrattori pongono l’accento sui
molti punti oscuri della sua biografia (presunti rapporti con la mafia, molti
guai giudiziari, contiguità al PSI di Craxi, appartenenza alla P2) e indignano
non poco molte sue uscite alquanto infelici (Mussolini che mandava la gente “in
vacanza”, l’europarlamentare Schultz paragonato ad un kapò nazista, gli
attacchi contro istituzioni come la Magistratura e la Corte Costituzionale).
Anche in questo caso, gli esempi si sprecano.
Questo panorama caratterizzato da
un’altissima conflittualità conosce un’ulteriore radicalizzazione dello scontro
a partire dal 2009.
Il 2009 è l’anno dei primi scandali
sessuali che investono Berlusconi, allora Presidente del Consiglio (Noemi
Letizia, le ragazze di Tarantini). I giornali dello schieramento
antiberlusconiano (in particolare “Repubblica”) chiedono spiegazioni in merito
a queste vicende, i giornali vicini al premier (“Il Giornale” in prima fila)
creano nuovi scandali per infangare chi critica la sua disinvolta condotta
sessuale. E’ un copione che si ripeterà negli anni successivi: il primo a
pagare le critiche a Berlusconi è il direttore dell’”Avvenire” Boffo, poi tocca
all’ex alleato Fini, al magistrato Ilda Boccassini, al leader di Sel Nichi Vendola.
Questa fase dello scontro segna anche
un’altra novità quasi assoluta nel giornalismo italiano: la vita privata degli
esponenti politici entra di prepotenza a far parte della battaglia politica (e
di opinioni).
Riassunta a grandi linee la parabola
del giornalismo italiano durante l’era
berlusconiana, merita ancora una volta sottolineare che il libro di Lloyd e
Giugliano tratta questi argomenti altamente passibili di partigianeria con un
equilibrio ammirabile!
A ciò si aggiungono un linguaggio
scorrevole, ricchezza di fonti molto diverse ed interessanti - tra cui molte
interviste condotte dagli autori a svariati esponenti del giornalismo italiano
- e una trattazione esaustiva che non lascia nessun aspetto della tematica presa
in esame poco approfondito o appena sorvolato.
“Eserciti di carta” è un libro di 300
pagine denso ma leggibilissimo, che riesce a dare una panoramica d’insieme da
una prospettiva non pregiudiziale di una lunga stagione che sicuramente ha
mutato a fondo il giornalismo e più in generale il sistema dei media e il campo
dell’opinione pubblica in italia.
Sara Piccardo
Ferdinando Giugliano - John Lloyd
Eserciti di carta. Come si fa informazione in Italia
Feltrinelli Editore, Milano, 2013, 283 pp.
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