Oggi non abbiamo alcuna difficoltà a definire la figura del giornalista, riusciamo con facilità a mettere a fuoco il suo ruolo all’interno del processo di nascita, vita e morte di una notizia. Tutto questo se consideriamo la società in cui viviamo o al massimo i paesi occidentali. Che cosa succederebbe se provassimo a spingerci un po’ oltre? Sapremmo parlare con la stessa sicurezza dei giornalisti cinesi e del tipo di lavoro da loro svolto? Se la risposta è no, la lettura di Zhongguo Jizhe. Giornalisti cinesi: linguaggio e identità professionale dissiperà ogni nostro dubbio. Emma Lupano inserisce in questo volume il frutto di otto anni (2008-2015) di ricerca diretta nel campo dei media cinesi, intrapresa nell’ambito del XXIII ciclo di dottorato in Civiltà, Culture e Società dell’Asia e dell’Africa all’Università La Sapienza di Roma.
Il materiale raccolto dall’autrice è di considerevole portata, ma è stato organizzato in maniera tale da permettere una lettura scorrevole anche a chi si approccia per la prima volta al mondo dell’informazione cinese. È presente una contestualizzazione costante, dove è spiegato innanzitutto che, dalla fine degli anni Novanta del secolo scorso, in Cina è avvenuta una riforma nel sistema dei media e i giornalisti hanno potuto avvicinarsi a tematiche nuove. I freelance, chiamati in cinese “liberi collaboratori editoriali”, hanno avuto un ruolo fondamentale durante questo passaggio ed è proprio su di loro che si concentrano gli studi racchiusi nel volume.
I testi sulla figura del giornalista freelance scarseggiano in Cina e per questo motivo l’autrice ha dovuto intervistare alcune persone appartenenti al mondo dell’informazione per realizzare la sua ricerca. Le interviste si sono svolte in due momenti diversi, tra il 2008 e il 2009 e tra il 2014 e il 2015 e gli intervistati sono una ventina di giornalisti di nazionalità cinese (indicati solo con le loro iniziali, per motivi di privacy). Sono persone che hanno un’esperienza lavorativa di almeno tre anni, o come freelance o presso una testata e sono stati scelti cercando di rappresentare la più ampia varietà possibile rispetto a genere, età, posizione geografica, livello di carriera. Il corpus delle interviste è costituito da più di quaranta ore di dialoghi registrati ed è stato trascritto e suddiviso in brani. Stralci di questi sono stati poi inseriti nei sei capitoli, in ordine cronologico e in base alla tematica.
Ogni capitolo è aperto da un saggio introduttivo, per permettere di comprendere il contesto di riferimento relativo all’argomento trattato. Il primo capitolo parla della divisione interna dei media cinesi, esistono infatti testate istituzionali e testate commerciali; il secondo mostra come i giornalisti cinesi stiano fronteggiando la crisi della carta stampata e il conseguente passaggio al digitale. Nel terzo e nel quarto capitolo si analizzano gli aspetti pratici della professione e le idee che guidano chi lavora nell’ambiente. Il quinto fa invece luce sul sistema di propaganda che controlla i media, argomento ripreso anche nel sesto e ultimo capitolo, dove gli intervistati parlano della loro effettiva possibilità di esprimersi liberamente e delle loro ambizioni professionali.
Scorrendo le dichiarazioni rilasciate dai giornalisti cinesi, si ritrovano alcuni Leitmotiv: l’avvento dei social media, la volontà di migliorare il paese, l’importanza di sapersi autocensurare e di esprimersi in modo tale da poter trasmettere le proprie idee senza essere ostacolati dal governo.
L’intero testo si presta inoltre a un livello di lettura più approfondito, adatto a colore che conoscono la lingua cinese. Infatti, ogni intervista è riportata anche nella sua trascrizione in ideogrammi e l’autrice realizza una puntuale analisi linguistica, evidenziando all’inizio di ogni capitolo quali sono le espressioni ricorrenti utilizzate dagli intervistati, non solo quando scrivono i lori pezzi ma anche quando parlano del loro lavoro.
Senza dubbio la ricerca di Emma Lupano suggerisce implicitamente al lettore numerosi spunti di confronto con la situazione occidentale. I nostri media spesso dimenticano il grande valore della libertà di espressione e arrivano ad abusarne, pubblicando anche articoli e notizie non del tutto veritieri, con l’unico scopo di attirare click, visualizzazioni e guadagni.
Zhongguo Jizhe. Giornalisti cinesi: linguaggio e identità professionale
Unicopli, Milano, 2016, pp. 140.
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