Università degli studi di Genova



Blog a cura di Marina Milan, con la partecipazione di studenti, laureandi e laureati dei corsi di Storia del giornalismo e Giornalismo internazionale dell'Università degli studi di Genova (corso di laurea magistrale interdipartimentale in Informazione ed Editoria).

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26 maggio 2018

Lo spettacolo della cronaca nera


Nel libro La cronaca nera in Italia. I perché della sua spettacolarizzazione Davide Bagnoli cerca di riflettere sulle origini della spettacolarizzazione mediatica in Italia. L’autore analizza cinque casi eclatanti di cronaca nera: l’incidente di Vermicino del 1981, il caso Cogne del 2002, il rapimento di Tommaso Onofri nel 2006, l’omicidio di Meredith Kercher del 2007 e quello di Avetrana del 2010. Secondo l’autore questi snodi principali rappresentano altrettante tappe di uno sviluppo dell’interesse morboso dell’opinione pubblica verso i casi di cronaca. Parallelamente è aumentato anche l’interesse e la spettacolarizzazione messa in atto dai media per informare – e spesso per intrattenere – i propri utenti su questi avvenimenti. Questi meccanismi vengono favoriti grazie a un’empatia dovuta all’attenzione che gli esseri umani hanno verso le situazioni di pericolo, da cui vogliono sfuggire. Proprio in questo duplice rapporto nasce il paradosso delineato da Bagnoli: il pubblico è portato ad avvicinarsi a questi avvenimenti da cui non vorrebbe essere colpito. Si tratta di una scelta difficile ma resa necessaria dall’esigenza umana di restare al sicuro.

Dal lato del consumatore di notizie gli effetti di tale scelta sono tra i più vari: attrazione e assuefazione all’orrore, semplificazione della realtà con arbitrarie indicazioni dicotomiche (bene o male; colpevole o innocente) e interiorizzazione di fatti macabri. Contemporaneamente i media scoprono la possibilità di manipolare il pubblico tramite le emozioni, finendo – volontariamente o meno – per: favorire l’accanimento dell’opinione pubblica nei confronti delle persone coinvolte nei casi di cronaca nera; acuire sempre di più il fenomeno del turismo nei luoghi in cui questi fatti si sono consumati; rendere le persone pericolosamente abituate alla rappresentazione della violenza.

Il dolore privato assume una dimensione sociale e virale e in alcuni casi si fissa nella memoria collettiva; in altri si perde nell’oceano di informazioni quotidiane. Sebbene il confine tra informazione e spettacolarizzazione sia labile, la seconda ha iniziato a prevalere sulla prima a partire da giovedì 11 giugno 1981, con la trasmissione della voce di Alfredo Rampi nell’edizione delle 13 del Tg2. Da quel momento e in modo graduale il racconto di queste vicende si è trasformato in una prova di forza dei media, capaci di destare un interesse morboso delle persone verso la cronaca nera. Così media e pubblico si sono trovati all’interno di un ciclo focalizzato sulla crescita della spettacolarizzazione a discapito della prassi giudiziaria.

Negli anni il problema si è ulteriormente accentuato. L’emergere delle tecnologie e delle piattaforme digitali hanno moltiplicato il numero delle fonti e attribuito agli utenti una maggiore possibilità di partecipazione. L’immediatezza e la velocità di pubblicazione della notizia sono essenziali per il funzionamento di una redazione giornalistica nel nuovo ambiente online; d’altra parte passano in secondo piano la verifica delle fonti, la precisione e l’accuratezza della notizia. Con Internet i fenomeni analizzati prima producono infinite imprecisioni sui casi di cronaca nera. Il pubblico si trova inserito in questi processi di disinformazione; le redazioni sono costrette al difficile compito di mantenere un equilibrio tra velocità e correttezza dell’informazione. In questi contesti vi è una spettacolarizzazione superiore e aggiuntiva rispetto a quella esistente nei media tradizionali.

Solo abbandonando le logiche della rapidità in favore di quelle sull’approfondimento e sulla riflessione è possibile contrastare gli effetti aggiuntivi della spettacolarizzazione sul web.

Gabriele Altea

Davide Bagnoli

La cronaca nera in Italia.
I perché della sua spettacolarizzazione  
Temperino Rosso Edizioni, Brescia 2016.

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