Università degli studi di Genova



Blog a cura di Marina Milan, con la partecipazione di studenti, laureandi e laureati dei corsi di Storia del giornalismo e Giornalismo internazionale dell'Università degli studi di Genova (corso di laurea magistrale interdipartimentale in Informazione ed Editoria).

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28 aprile 2015

Genova in libreria

Donatella Alfonso, Federico Croci, Fabrizio Loreto
Il Sindaco Tranviere
Ediesse, Roma, 2015, 304 pp.

Descrizione

Il libro ricostruisce la biografia di Fulvio Cerofolini, autorevole politico e sindacalista genovese. Di origine operaia, militante antifascista e socialista, nel dopoguerra egli diventa un importante dirigente della Camera del Lavoro di Genova, di cui è Segretario generale dal 1967 al 1969; nei primi anni ‘60, per breve tempo, ricopre anche l’incarico di vicesegretario nazionale della CGIL. Consigliere comunale dal 1960, Cerofolini è sindaco del capoluogo ligure dal 1975 al 1985. Nel 1987 viene eletto Deputato del PSI, mentre negli ultimi anni della sua vita ricopre importanti incarichi istituzionali e politici a livello regionale e comunale. I saggi che compongono il volume ripercorrono l’intera parabola biografica di Cerofolini, utilizzando un ricco materiale documentario, composto da fonti a stampa, carte d’archivio e testimonianze orali. Il primo saggio, di Fabrizio Loreto, analizza l’attività sindacale di Cerofolini; il secondo, di Federico Croci, esamina il suo ruolo di Amministratore locale; il terzo, di Donatella Alfonso, approfondisce gli ultimi anni del suo impegno politico-istituzionale. Dalla ricerca storica emerge la statura del personaggio, per oltre mezzo secolo rappresentante influente del mondo politico e sindacale sia ligure che nazionale. Inoltre, attraverso la sua figura e il suo pensiero, è possibile leggere la complessa evoluzione storica della realtà genovese e italiana, dalla Resistenza alla crisi della “Prima Repubblica”, dagli anni del boom all’attuale crisi economica.

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24 aprile 2015

25 Aprile

"Il fascismo non è una tegola cadutaci per caso sulla testa; è un effetto della apoliticità e quindi della immoralità civile del popolo italiano. Se non ci facciamo una coscienza politica non sapremo governarci, e un popolo che non sa governarsi cade necessariamente sotto il dominio straniero, o sotto la dittatura di uno dei suoi”.
Emanuele Artom
Ebreo partigiano 1915-1944.

Diversamente liberi


Viviamo in un regime di libertà controllata.
La parola “genocidio” provoca sconcerto a molti. La parola “differenza” risulta sempre più incompatibile con le attuali polemiche politiche.
Il genocidio di massa che si sta perpetuando ogni giorno nei nostri mari, non basta a far scuotere le teste dei potenti. E nemmeno quelle dell’opinione pubblica.
A migrare verso terre ignote non sono solo i milioni di profughi in fuga dalle guerre, dalle violenze, dalla fame. Migra anche la nostra capacità di discernere cosa sta capitando intorno a noi. In poche parole, migra la nostra coscienza di esseri umani.
Esiste la libertà di essere “diversamente” liberi?
Se il vertice straordinario di Bruxelles fosse stato convocato su un vecchio gommone al largo della Libia, forse, le decisioni sul come affrontare la tragedia umanitaria che ci sta coinvolgendo sarebbero state molto diverse. Probabilmente qualcuno degli insigni partecipanti al vertice, impeccabile nella sua giacca e cravatta, si sarebbe reso conto che in mezzo al mare fa parecchio freddo e si fanno sentire pure la fame e la sete. Sarebbe stato più facile per loro signori intuire che chi affronta un viaggio del genere non lo fa per turismo, ma per estrema necessità. Anzi, per disperazione. Così come sarebbe parso ovvio che le innumerevoli peripezie affrontate dai migranti nei giorni o mesi precedenti sono il frutto di lunghe fatiche, violenze subite, soprusi perpetuati. Si scappa. Si scappa e basta.
Si scappa da tutto l’orrore che porta con se la guerra. Si scappa anche dalla stessa idea di disperazione. Si rincorre il sogno di una dignità perduta. Si brama un futuro per i propri figli. Ma scappano anche i governi dalle proprie responsabilità.
Sicuramente sul “gommone della speranza” ci sarebbe il tempo di fare tutte queste considerazioni, mentre loro signori attendono con ansia lo stimolo giusto per trovare una soluzione al problema. Nel frattempo, poco importa a tali distinti signori se, in mare, in centinaia naufragano e muoiono. Vite inutili, per loro. Vite senza memoria, schiavi in balia di mercanti privi di scrupoli. 
Forse, basterebbe un viaggio nel buio, di notte, in mezzo a quel mare e la luce dell’accoglienza avrebbe un altro significato. Passerebbero freddo e stanchezza. Su quel gommone potrebbe nascere l’Europa, la grande comunità internazionale capace di cooperare per offrire solidarietà e integrazione. Ma per nostra sfortuna il vertice straordinario di Bruxelles si è tenuto in un grande e modernissimo palazzo, con tutti i comfort possibili, in un clima tranquillo e rilassato.
Una riunione quasi conviviale fra vecchi amici dove certamente nessuno rischiava la pelle.
Così si sono decise misure definite “straordinarie” per affrontare l’emergenza, come il blocco navale, i bombardamenti dei barconi, la lotta agli scafisti, ecc…
Ma di straordinario in questo vertice c’è stata solo la totale indifferenza per chi in questo momento sta morendo. Laggiù, nel mare, su uno sgangherato gommone. “Uomini come noi” ha detto Papa Francesco. Donne e bambini come i tuoi. Semplicemente, persone.
Ecco che, mai come in questo momento, essere cittadini della comunità europea vuole dire essere “diversamente liberi” dalle decisioni dei vertici ordinari o straordinari. Diversamente capaci di cogliere questo momento storico come una grande opportunità di crescita sociale e culturale. Diversamente abili nel comprendere la differenza delle culture di questa gente per  esaltarne le peculiarità come un valore. Per costruire una libertà diversa. Mentre per distruggerla basta continuare con l’ipocrisia del minuto di silenzio in ricordo delle vittime.
 Anna Scavuzzo   


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21 aprile 2015

In libreria

AA.VV.
The Gold Medals
Contrasto, Roma, 2015, 408 pp.

Descrizione
Il libro è strutturato in sei sezioni che corrispondono ai rispettivi decenni. Ogni decade è introdotta da un testo scritto da alcuni tra i più noti photo editor internazionali: Monica Allende, Elisabeth Biondi, Giovanna Calvenzi, Christian Caujolle, Aidan Sullivan e John Morris. In ogni sezione, anno dopo anno, si susseguono le immagini che hanno vinto i relativi premi, con un breve testo di descrizione per ogni fotografia e la biografia del fotografo. Negli ultimi 60 anni, i fotoreporter hanno testimoniato gli avvenimenti storici fornendo un’antologia visiva della nostra storia contemporanea che è quella che si è impressa, a volte in modo indelebile, nella nostra memoria. Questo libro nasce dal desiderio di offrire al pubblico una rassegna di molte tra queste immagini concentrando l’attenzione sui premi nati espressamente per il fotogiornalismo cercando di dare conto anche del lavoro che le giurie – sempre di livello internazionale – hanno svolto nel premiare una immagine, confermare il valore di una ricerca, riconoscere la forza di una nuova visione. Oggi che la fotografia ha raggiunto un alto livello di popolarità, il volume curato da Roberto Koch vuole essere un tributo alla figura dei fotoreporter, messa in crisi per la difficoltà dei media a finanziare il loro lavoro. The Gold Medals è un omaggio ai tanti che con il coraggio, il lavoro, la capacità di interpretazione, ci hanno raccontato il mondo.
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19 aprile 2015

I luoghi della memoria

In questa breve ma concisa relazione mi preme far emergere le riflessioni di carattere personale circa i luoghi della memoria.
Il mio viaggio inizia come quello di qualsiasi altro viaggiatore; la META e con essa tutte le affezioni, speranze ed asupici.
I miei luoghi della memoria sono in particolare 3, almeno sino ad oggi: Enna, Padova ed infine Genova.
Enna, una cittadina dell'entroterra siculo situata a sud-est. Raccolta ed intrisa di una tradizione squisitamente barocca che, incanta lo sguardo dell'attento passante. 
Enna, il primo anno di Scienze Politiche Internazionali, la mia prima materia di studio: Scienza Politica. Il pranzo alla Veranda (un ristorante che prestava il servizio mensa) e la sera, sempre allo stesso locale, condividevo la tavola con 15 o 20 commensali. Ognuno con i propri esami, pensieri,sentimenti e momenti. Ricordo come ero solita alle sere di maggio, mentre aspettavamo le pietanze ordinate, prendere il materiale di Lingua Araba e rivedere la lezione del giorno intrattenendomi con qualche esercizio.
Padova, città piccola anch'essa raccolta, a nord-est del Veneto. Una città recondita di usi e carica di vita quotidiana e universitaria.
Cos'è per me Padova? È un negozio di abbigliamento del quale conosco tutto il personale e per qualunque esigenza la responsabile è lieta di aiutarmi. É la crema di caffè al bar di via Altinate di fronte la Coin, è la pasticcieria appena dietro la via del primo bar dove mi salutano con calore ed affetto, dove il mio ingresso non è solo l'ingresso di una cliente, ma di Astrid.
E Genova? Arrivata in terra Ligure-Portuale il 7 gennaio 2015 e non mi sono mai sentita a casa così rapidamente. I miei colleghi di corso, le passioni condivise. Le mie coinquiline, la gioia nel cucinare una nuova pietanza; il supermercato davanti casa.
Vedete, potrei continuare all'infinito a "descrivere più o meno letteralmente o narrativamente" gli accadimenti di quei luoghi senza mai però toccare la memoria.
Allora, cos'è, come si chiama quell'aspetto che sappiamo indiscutibilmente essere memoria?
La memoria è quella sfera intangibile e non l'evento in se, nella quale riversiamo una certa "carica semantica" positiva o negativa che sia.
Ecco, sapere qualche strada è stata battuta dai miei passi ad Enna, Padova o Genova mi fà "ricordare" verso dove stavo andando, perchè ci stavo andando, se ero da sola o in compagnia.
Vedere un posto che ci ha "contenuti" per un dato perido ci fa riflettere sull'iter o sulle scelte che avevamo intrapreso.
I luoghi della memoria sono quei posti dove "ci possiamo andare a ritrovare" senza particolari saperi, senza permesso alcuno.
Se c'è memoria, c'è una dimensione nella quale ci si sentiva "al proprio posto" accolti, accettati, integrati, capiti (ovviamente riferendoci ad una memoria positiva).
Fino ad oggi mi sono sempre sentita a casa. Pertanto non mi resta che continuare a ringraziare quella terra, che novella e gioviale mi accoglie sparviera e mi lascia paesana.
Astrid Amodeo

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13 aprile 2015

In libreria

Associazione Carta di Roma
Europa media e diversità. Idee e proposte per lo scenario italiano 
a cura di Anna Meli
Franco Angeli, Milano, 2015, 134 pp.
Descrizione
La diversità nei media in Europa è un'occasione di sviluppo di nuova creatività oltre che una necessità di rispecchiare la società a cui si rivolgono. Pubblici sempre più differenziati per età, genere, ma anche per orientamento sessuale, origine nazionale e condizione di disabilità vengono considerati target interessanti per le emittenti tv e i media europei. Le segmentazioni dei pubblici di riferimento sono trattate come questioni sensibili dal punto di vista economico e per le indagini utili alla raccolta pubblicitaria e al gradimento di programmi e prodotti editoriali. La ricerca mette a confronto la realtà di 15 diversi media europei - pubblici e privati - con quella italiana, dove sono state raccolte informazioni e interviste con i maggiori gruppi editoriali italiani. Oltre al servizio pubblico, sono state realizzate interviste ad esponenti di Mediaset, gruppo RCS e gruppo l'Espresso. Non servono proiezioni demografiche e sguardi rivolti al futuro per comprendere l'ampiezza dei cambiamenti della realtà sociale anche in Italia, visto che molti di questi sono già in atto da tempo o sono strutturali, come nel caso della questione di genere. Attraverso questa indagine abbiamo voluto offrire una varietà di spunti, idee e approcci che possano fungere da stimolo per il contesto nazionale ed essere ripresi ed adattati alla cultura istituzionale dei media italiani. L'Associazione Carta di Roma è nata nel dicembre 2011 per dare piena attuazione al protocollo deontologico per una informazione corretta sui temi dell'immigrazione e dell'asilo siglato dal Consiglio Nazionale dell'Ordine dei Giornalisti (CNOG) e dalla Federazione Nazionale della Stampa Italiana (FNSI) nel giugno del 2008. L'associazione persegue le sue finalità promuovendo attività di formazione rivolte ai giornalisti e agli operatori dei media, attività di ricerca e di monitoraggio dell'informazione e lo sviluppo della cooperazione tra operatori dell'informazione, istituti universitari, organizzazioni della società civile ed editori al fine di promuovere il rispetto e la garanzia dei diritti dei richiedenti asilo, dei rifugiati, delle minoranze e dei migranti.
Indice
Giovanni Maria Bellu, Presentazione
Tana De Zulueta, La diversità come opportunità.
Prefazione
 Obiettivi e metodologia dell'indagine (Alle origini dell'indagine; I paesi indagati; Metodologia)
 Quale diversità? (Il concetto di diversità nei riferimenti normativi europei e internazionali; Il concetto di diversità nei media)
 Viaggio nella "diversità" dei media europei (Gran Bretagna: diversità come creatività e come specchio rigoroso della realtà sociale; Spagna: dalla Catalogna iniziative individuali e collettive che sfidano la crisi; Svezia: un gigante dai piedi d'argilla; Francia: la diversità come pari opportunità e i media come attori sociali; Uno sguardo all'Olanda e alla Croazia: la diversità trattata dai loro servizi pubblici radio televisivi; L'European Broadcasting Union e il Rapporto Vision 2020: i media di servizio pubblico devono investire in diversità; Gli strumenti per media inclusivi disegnati dal Consiglio d'Europa: il Progetto MEDIANE)
 La diversità nei media italiani: una questione di genere (La diversità in RAI nel groviglio di responsabilità, l'attivismo della Commissione Pari opportunità; Il gruppo RCS: le pari opportunità di genere al centro delle politiche per la diversità; Mediaset: la solidarietà di Mediafriends e l'utilizzo delle diversità nei programmi come richiami mediatici; Il codice etico del Gruppo L'Espresso-la Repubblica e le iniziative editoriali sperimentate; Giornalisti di origine straniera: le battaglie dell'ANSI)
 Osservazioni finali e raccomandazioni per l'Italia (Le azioni possibili in Italia; Raccomandazioni)
 Riferimenti bibliografici.

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11 aprile 2015

Genva in libreria

Genova 1943-1945. Occupazione tedesca, fascismo repubblicano, Resistenza, a cura di Elisabetta Tonizzi e Paolo Battifora, Rubettino, 2015, 342 pp.
Descrizione
Il volume presenta, in occasione del 70° anniversario della Liberazione, i risultati di una ricerca, promossa dell'Istituto ligure per la storia della Resistenza e dell'età contemporanea, relativa alla storia di Genova nel periodo che va dal settembre 1943 all'aprile 1945. A fronte di una storiografia sulla Resistenza, militare e politica, in Liguria e nell'entroterra genovese, ormai piuttosto ricca, è mancato invece fino ad ora uno studio concentrato esclusivamente sulla città e riguardante non soltanto la Resistenza urbana ma l'intero spettro delle forze sul campo. Il libro è composto da sette saggi divisi in due parti. Nella prima, intitolata Attori, sono raccolti cinque contributi dedicati all'occupazione tedesca e alla Repubblica sociale (Paolo Battifora); alla Resistenza politica (Guido Levi) e alle azioni di guerriglia urbana dei Gruppi di azione patriottica (Franco Gimelli); agli Alleati (Maurizio Fiorillo) e al ruolo svolto dalla Chiesa genovese (Giovanni B. Varnier). Nella seconda parte, intitolata Eventi, sono invece trattate la deportazione politica e di lavoro (Irene Guerrini e Marco Pluviano) e la deportazione razziale (Chiara Dogliotti). La ricognizione di una vasta gamma di fonti primarie scritte e orali, alcune precedentemente non utilizzate con sistematicità, ha permesso non soltanto una più approfondita e aggiornata messa a fuoco dei temi predetti, ma anche la ricostruzione fattuale e critica di aspetti non ancora oggetto di analisi storiografica.

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05 aprile 2015

In libreria

Luca De Biase
Homo Pluralis. Essere umani nell’era tecnologica
Edizioni codice, 2015, 210 pp.
disponibile anche in formato e-book

"C’è qualcosa che gli umani sanno fare meglio dei computer: porre domande. Se sono giuste, le domande aprono nuove prospettive, che a loro volta possono avviare nuove narrazioni: è forse di questo che abbiamo bisogno. Correggere le tendenze collettive, globali, è un’impresa titanica: se sono automatiche, come per esempio quelle imposte dalla logica dei cosiddetti mercati finanziari, il compito sembra impossibile. Eppure l’impossibile – almeno questo lo sappiamo – non è eterno. E tutti coloro che spostano i limiti del possibile hanno qualcosa in comune. Coltivano un approccio critico, una visione e una pratica della sperimentazione, all’insegna dell’idea suggerita dal tecnologo Alan Kay secondo cui il miglior modo di prevedere il futuro è inventarlo. [...]  Il compito è porre domande, comprendere le dinamiche nascoste nelle strutture che gli umani stessi hanno creato, sviluppare nuove narrative liberatorie, mettere l’accento sulla consapevolezza delle conseguenze. Distinguere tra ciò che è importante e ciò che è solo interessante. E fare l’ennesimo salto culturale. Ognuno, insieme. Con un approccio ecologico ai media. Perché, anche se i computer vanno più veloci, gli umani possono andare più lontano".
Luca De Biase

"L’orrore di chi teme la banalizzazione della rete come grande manipolatrice delle coscienze non è certo insensato. Ma questa conclusione non è ineluttabile. La bellezza sfavillante della rete sta proprio nella sua allusione incessante, irrinunciabile, alla realizzabilità di ciò che non si credeva possibile. L’opportunità si può cogliere coltivando una nuova immaginazione".
Luca De Biase


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