Vanni Codeluppi, professore di Sociologia dei consumi e Comunicazione Pubblicitaria, traccia il percorso della televisione dalle origini ai giorni nostri, per mostrarne un declino inesorabile e cercare le cause di un tracollo tanto evidente. Con uno stile semplice e asciutto, offre al lettore una panoramica della storia della televisione che permette di rendersi conto di quanto le aspettative iniziali che sembrava donare il mondo televisivo, siano meramente decadute.
Codeluppi suddivide il libro in tre parti che lo rendono ancora più agile nella lettura ed evidenziano schematicamente le altrettante fasi che la tv ha passato, sino a ridursi a quella che l’autore stesso definisce come “la televisione degli ignoranti”.
Oltre allo stile facilmente apprezzabile, l’autore mostra una forte capacità comunicativa che sembra palesarsi sin dalle prime righe del libro.
Codeluppi apre, infatti, la sua esposizione partendo dal ricordo di una giornata che possa avvicinarlo al lettore: si tratta del 12 settembre 2009, data della celebrazione dei funerali di Mike Bongiorno.
Iniziare la sua analisi partendo da questo momento significativo della storia della televisione italiana, fa sì che l’autore venga percepito da chi legge non tanto come un esperto ma come uno spettatore di pari livello che esprime il suo parere su quanto sta accadendo ai mezzi di informazione.
La narrazione non assume un tono saccente, rivelandosi più che altro una riflessione, che con garbo ci viene offerta da chi può darci maggiori elementi per compiere una nostra personale valutazione della crisi televisiva.
Una crisi che Codeluppi attribuisce, senza mezzi termini, alla politica che a dire dell’autore sfrutterebbe la tv esclusivamente per manipolare le coscienze e portarle all’impoverimento, verrebbe da dire: con orwelliano rimando.
Codeluppi si avvicina ad una fascia di persone molto vasta, il rimando a programmi come Carosello, Rischiatutto e Drive-in, permette di toccare il nervo scoperto del lettore che prova nostalgia per la buona televisione; la riflessione su quello che l’autore definisce come Vetrinizzazione sociale, richiama l’attenzione dello spettatore di oggi, circondato da reality e tv commerciale che, grazie alla sintetica esposizione di Codeluppi, può scoprire una televisione del passato, che rischia di rimanere per lui ignota.
Nel continuo parallelo tra ciò che era e ciò che è la tv, l’autore stuzzica la curiosità del lettore con l’obiettivo di trasformarlo da spettatore passivo a osservatore pensante.
Codeluppi insiste, infatti, sull’influenza sociale del mezzo televisivo che lobotomizza lo spettatore tramite la capacità di far prevalere l’immagine sulla parola.
Una lettura scorrevole che ricorrendo all’uso di ricordi e aneddoti popolari, rende il lettore partecipe della narrazione, perdendo l’aspetto saggistico che avrebbe potuto mostrare.
La strumentalizzazione politica è un messaggio forte che rischierebbe a sua volta di far apparire il libro come un mezzo in grado di manipolare la coscienza del lettore, non più dello spettatore, al fine di indirizzarlo in una precisa corrente di pensiero.
L’autore riesce a prendere le distanze da questo rischio alternando i suoi giudizi sulla tv attuale, con rimandi alla tv delle origini.
Ricordi carichi di un calore famigliare che travolge il lettore, memore di quando la tv si guardava tutti assieme, fuori da casa, preparandosi come per una festa.
Il lettore/spettatore tramite l’esposizione fluida e non sentenziosa di Codeluppi, assume la medicina con un po’ di miele ad addolcirla.
La televisione è in mano alla politica, tutti ne siamo cosapevoli, l’autore non fa altro che mostrarci cosa, a causa di questo fattore, sia andato perso.
Sara Azza
Vanni Codeluppi
Stanno uccidendo la tv
Torino, Bollati Boringheri, 2011, pp.110
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